«Il Servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ULSS Berica, in collaborazione con Oliviero Bruni dell’Università La Sapienza di Roma, esperto a livello internazionale sui disturbi del sonno, ha promosso un’indagine, chiedendo anche la collaborazione dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici), volta a valutare come l’isolamento di questi mesi abbia modificato il sonno dei bambini e adolescenti sia “a sviluppo tipico” che con disturbi del neurosviluppo. Il tutto tramite un semplice questionario, rivolto ai familiari di bambini e ragazzi da 0 ai 18 anni
«L’emergenza sanitaria che si sta trasformando in emergenza sociale ha messo in luce le tante criticità irrisolte del nostro welfare, che sconta una miopia cronica nei confronti delle categorie più fragili»: lo dichiara Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, struttura che svolge attività riabilitativa, psicoeducativa e assistenza socio-sanitaria per bambini e giovani adulti con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali. E aggiunge: «La lezione di questa pandemia è che non ci sarà progresso per nessuno, se non sapremo prenderci cura delle persone più vulnerabili!»
Si chiama “Una stanza tutta per noi”, la bella iniziativa promossa dal Gruppo Donne UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), consistente in un format di interviste settimanali a donne con disabilità che hanno storie ricche di avventure, arte, poesia, viaggi «e tanto altro da condividere con noi - come sottolineano le promotrici - per sentirci più vicine in questa difficile quarantena!». Chiunque potrà seguire le varie interviste in diretta Facebook, con la possibilità anche di fare domande sempre in diretta
Le buone notizie, soprattutto in questo periodo, meritano la maggior visibilità possibile e tale è quella riguardante la Sentenza prodotta dalla Corte d’Appello di Venezia, giunta dopo una lunga battaglia giudiziaria, che ha condannato il Comune di Belluno e la Società di gestione della scala mobile che porta al centro storico della città, per discriminazione nei confronti di quelle persone con disabilità visiva accompagnate dai loro cani guida, alle quali era stato vietato di accedere a quella stessa scala mobile
«A seguito dell’emergenza coronavirus - scrivono Paolo Franchi ed Elena Zorzi - abbiamo affrontato gravi difficoltà nella gestione di nostro figlio, tredicenne con disabilità psichica, che non è in grado di seguire la didattica a distanza. Per questo chiediamo che sia lui, sia gli altri studenti con disabilità in condizioni simili possano riprendere la frequenza scolastica “in presenza” ad orario ridotto e in rapporto individuale con gli insegnanti di sostegno e gli assistenti educatori. Pensiamo infatti che tale sistema possa consentire il rispetto delle norme di distanziamento sociale»
Un significativo incremento dei cosiddetti “comportamenti problema”, varie strategie di adattamento alla situazione, all’insegna della resilienza, ma anche la necessità di un maggiore sostegno, nel dopo pandemia, con un’azione combinata tra il settore pubblico e il terzo settore: sono le risultanze di un’ampia indagine specificamente condotta dalla Nostra Famiglia sulle famiglie di bambini con disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, deficit motori, disturbi dello spettro autistico o disabilità intellettiva, che fanno riferimento ai vari Centri della stessa Nostra Famiglia
Il Club Italiano del Braille, frutto della sinergia tra l’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e tutte le Istituzioni ad essa collegate, ha fatto il punto sul proprio lavoro degli ultimi cinque anni, concludendo che questo sistema di letto-scrittura gode di ottima salute e continua ad essere un fondamentale strumento per la libertà e per l’autonomia delle persone non vedenti. «Vivrà il Braille? - scrive Antonio Quatraro - Sì, se i nostri giovani, ciechi o ipovedenti gravi, lo impareranno, lo mostreranno senza pudori e lo ameranno»
«Insieme alle Associazioni e alle Famiglie da noi rappresentate, siamo contrari alla modifica dell’Ordinanza 90/01 del Ministero dell’Istruzione, ove prevede in qualunque momento del percorso della scuola secondaria di grado, su Delibera del Consiglio di Classe o su richiesta della famiglia, la possibilità del passaggio per lo studente con disabilità da un “PEI differenziato” a uno “semplificato”»: lo dichiarano dal CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), esprimendo anche la volontà di lanciare un’ampia consultazione sulla questione
«Come e quanto ha pesato la prima fase dell’emergenza Covid-19 sui lavoratori con disabilità, con esiti di oncologia, con immunodepressione o altri quadri patologici a rischio?»: punta ad ottenere risposte a tali quesiti il sondaggio basato su un agile questionario promosso da “JobLab - Laboratori, percorsi e comunità di pratica per l’occupabilità e l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità”, il progetto della Federazione FISH di cui già da tempo raccontiamo sulle nostre pagine le varie azioni di formazione, animazione, ricerca e indagine avviate
Sarà questo il tema del terzo seminario in rete proposto nell’àmbito di un miniciclo gratuito di incontri che partiranno domani, 12 maggio, a cura dell’Ufficio Scolastico Regionale della Toscana, insieme al Coordinamento Regionale Toscano dell’AID (Associazione Italiana Dislessia), iniziativa voluta con il principale obiettivo di supportare genitori e docenti in questo particolare momento, accompagnandoli nel difficile ruolo di educatori di figli e studenti, ma soprattutto di futuri adulti
Dopo che RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha accolto la proposta dell’Associazione Blindsight Project di rendere decisamente più agevole l’accesso e il viaggio in treno alle persone con disabilità visiva accompagnate da un cane guida, auspicando che ciò venga recepito da tutte le Sale Blu delle stazioni, la stessa Blindsight Project chiede che anche tutte le altre persone con disabilità visiva senza cane guida possano viaggiare in sicurezza e con dignità e che a questo si provveda rapidamente
Uno specifico Protocollo Operativo è stato approvato dalla Regione Toscana, per la gestione in sicurezza dell’intero percorso di riapertura dei centri diurni rivolti alle persone con disabilità, che riapriranno a partire dal 18 maggio e in ogni caso entro il 1° giugno. Nel dettaglio, il citato Protocollo definisce la frequenza dei centri da parte degli utenti, le modalità di trasporto, l’ingresso degli ospiti e la permanenza di operatori e utenti nelle strutture, gli screening sierologici, la formazione del personale, la comunicazione e l’assistenza per il coinvolgimento delle famiglie
«Io credo - scrive Daniele Regolo, soffermandosi sul passaggio dal modello sociale a quello bio-psico-sociale della disabilità - che in questi anni stiamo entrando nell’“era adulta” della disabilità: stiamo cioè iniziando a lasciarci alle spalle alcune caratteristiche “adolescenziali” di tutto il movimento per dirigerci verso un futuro dove la voce di una persona svantaggiata sarà sempre più ascoltata perché completamente riconosciuta (e quindi accolta) dalla società»
È stata approvata la Delibera che disciplina il Piano territoriale della Regione Lazio per la riattivazione delle attività socio assistenziali all’interno o da parte dei centri diurni e delle strutture semiresidenziali. «Pur con la consapevolezza che si dovrà agire con gradualità e prudenza - commenta Daniele Stavolo, presidente della Federazione FISH Lazio - la ripresa delle attività rappresenta una decisione fondamentale verso un possibile ritorno alla quotidianità per molte persone con disabilità, abituate alla frequentazione fino a due mesi fa»
«Si favorisca, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni»: lo si legge nel Protocollo fra Conferenza Episcopale Italiana e Governo italiano del 7 maggio sulla riapertura delle chiese per la celebrazione delle Messe. «Porre le Persone con disabilità in luoghi separati - scrive Salvatore Nocera - è una discriminazione ingiustificata, scientificamente non fondata e giuridicamente illegittima sotto il profilo costituzionale e internazionale. Quel Protocollo va dunque urgentemente modificato»
Essere mamma di un bambino o di un adulto con sindrome di Down, ai tempi del coronavirus: cosa significa? Quali cambiamenti, quali fatiche, quali speranze? Lo raccontano in due video Maria con Giupy, il suo bimbo di 8 anni, e Maria Teresa con Gianni, il figlio che di anni ne ha 45 e che dopo avere lavorato a lungo in un supermercato, da due anni è disoccupato. «Il più bel regalo per la Festa della Mamma del 10 maggio - dice Maria Teresa - sarebbe avere una società inclusiva a cui un domani lasciare mio figlio»
Saranno infatti proprio lo scultore cieco di fama internazionale e la nota ballerina, pittrice e scrittrice priva delle braccia, i protagonisti della diretta Facebook proposta per il pomeriggio di domani, 9 maggio, dall'Associazione NoisyVision, impegnata per l'inclusione delle persone con disabilità visiva. E le storie che racconteranno saranno anche accessibili a tutti, grazie alla sottotitolazione automatica e alla traduzione in LIS
Quelli del titolo sono due versi di una “poesia” molto particolare, elaborata in questo periodo pure particolare, a due giorni dalla Festa della Mamma. Più che una poesia, in realtà, è un collage di pensieri rivolti alle proprie mamme da ragazze e ragazzi che vivono varie condizioni di vita (tetraparesi, pluriminorazioni psicosensoriali, ritardo mentale, sindrome di Down, autismo, Asperger e e altre sindromi invalidanti). Il testo è dedicato alle Community “Sorelle di Cuore”, “Covid oltre noi”, “Noi la disabilità ai tempi del coronavirus” e a tutte le donne e mamme per il 10 maggio 2020
Presentiamo il documento prodotto dalla Federazione FAIP, le cui proposte «rispondono alla richiesta di “cittadinanza piena e integrale” delle persone con lesione al midollo spinale, delle loro famiglie e dei loro assistenti personali, offrendo suggerimenti e indicazioni per ripensare, in questa delicatissima fase del nostro Paese, a una società complessivamente più giusta, coesa e rispettosa delle tante diversità. Si parla infatti di migliaia di persone per le quali i livelli di protezione e di inclusione sociale non erano affatto adeguati nemmeno prima dell'odierna emergenza»
«L’immediato futuro che attende le persone cieche e ipovedenti - scrive Flavia Tozzi - è irto di ostacoli che appaiono spesso insormontabili e che rischiano di minarne l’autonomia e la dignità sociale. Infatti, le giuste restrizioni imposte dal Decreto che regolamenta la “fase 2” per la ripresa delle attività commerciali e lavorative ha inserito norme che rischiano di rendere quasi impossibile il ritorno ad un’esistenza quotidiana pressoché normale per chi ha problemi visivi»