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Il Natale secondo I Buffoni di Corte

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Il 9 dicembre l’Associazione dei Buffoni di Corte, attiva da quasi vent’anni a Torino, organizzerà una serata accessibile a tutti e tutte per celebrare il Natale all’insegna di una “Comunità culturale senza etichette” Componenti dell’Associazione torinese I Buffoni di Corte

Sarà una serata accessibile a tutti e a tutte per celebrare il Natale in arrivo, all’insegna di una “comunità culturale senza etichette”: il 9 dicembre, a partire dalle 19.30, presso il MILK Torino, si terrà l’evento Show Love by Dancing, promosso da I Buffoni di Corte, associazione attiva da quasi vent’anni sul territorio, per rispondere alle esigenze educative, formative e artistiche di giovani, adolescenti e persone con disabilità.
Per l’occasione I Buffoni di Corte si riuniranno insieme ad associati, famiglie, volontari e amici, unitamente a personalità di spicco del panorama torinese, tra le quali autorità e imprenditori. Obiettivo: condividere uno spazio senza etichette, nel quale ognuno ha il diritto di sentirsi libero, rappresentato e incluso.

«I Buffoni sono un luogo di incontro tra arti, intese come strumento di formazione, integrazione sociale e partecipazione tra gli individui – spiega Luca Nicolino, presidente dell’Associazione -, uno spazio dedicato alle persone in quanto tali, indipendentemente dalle loro caratteristiche distintive e dal backgroud».  Le attività e i laboratori proposti ogni giorno- coinvolgono infatti 150 famiglie di persone con disabilità e circa 80 adolescenti e giovani tra i quali numerosi volontari/e, scout, persone che svolgono lavori di pubblica utilità, servizio civilisti, tirocinanti dell’università e di scuole secondarie di secondo grado».

L’evento di Natale al Milk, che lo scorso anno ha visto la partecipazione di circa 400 persone, è anche finalizzata ad una raccolta fondi: attualmente I Buffoni di Corte sono concentrati sul completamento della ristrutturazione dell’ex sede della Scuola Materna Centro Europa di Via Rubino, 82 a Torino, dove presto sorgerà La Corte, nuova sede operativa dell’Associazione. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Associazione I Buffoni di Corte (info@ibuffonidicorte.it).

“Più di mille parole”: una mostra fotografica a Milano dall’archivio del Pio Istituto dei Sordi

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La mostra fotografica Più di mille parole. Dialogo tra Gianni Moretti e l’Archivio fotografico del Pio Istituto dei Sordi, inaugurata a Milano il 5 dicembre e aperta fino al 12 gennaio 2025, racconta la storia dell’Istituto, attraverso il linguaggio dell’arte e le nuove tecnologie, fondendo analogico e digitale Immagine a corredo della locandina della mostra

Ogni immagine esposta racchiude in sé più di mille parole: quelle che spesso non riusciamo a condividere con le persone che hanno fatto parte del nostro percorso di crescita. Stiamo parlando della mostra Più di mille parole. Dialogo tra Gianni Moretti e l’Archivio fotografico del Pio Istituto dei Sordi, inaugurata ieri, presso la Casa della Memoria di Milano.

In occasione del 170° anniversario dalla sua fondazione, il Pio Istituto dei Sordi di Milano, in collaborazione con il Comune del capoluogo lombardo, all’interno della nona edizione di Cantierememoria 2024-2025 – Pace è libertà, con il patrocinio dell’ANAI (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) e l’ulteriore contributo della Fondazione di Comunità Milano, ha presentato l’esposizione di cui si è detto, aperta ad accesso libero fino al 12 gennaio del nuovo anno.

Inaugurata alla presenza tra gli altri dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi, della dirigente dell’Unità Progetti Speciali e Fabbrica del Vapore Maria Fratelli, e del presidente del Pio Istituto dei Sordi Marco Petrillo,  la mostra racconta la storia dell’istituzione, assumendo, per la prima volta, un punto di osservazione il più possibile “ad altezza studente”, attraverso il linguaggio dell’arte e le nuove tecnologie, fondendo analogico e digitale.
Affidandosi infatti alle immagini e ai racconti di ex allievi, che prendono vita grazie alla realtà aumentata, l’esposizione guarda all’esperienza scolastica come ad uno spazio delle relazioni con l’altro e della crescita personale. «Ne nasce – sottolineano dal Pio Istituto dei Sordi – un percorso che riprende un pezzo di storia poco nota che però appartiene a tutte e tutti: quella di bambine e bambini sordi cresciuti al Pio Istituto dei Sordi di Milano. Gli scatti in bianco e nero, conservati nel nostro archivio fotografico, diventano la base per raccontare il lungo percorso d’inclusione delle diversità nel nostro Paese e, a un tempo, il materiale che l’artista Gianni Moretti utilizza e trasforma nella sua installazione volta a farci comprendere perché questa storia è anche la nostra storia. Partendo dunque da questa riflessione, l’intervento artistico è volto a indagare proprio la relazione con l’altro, creando un tappeto di immagini su cui muovere passi leggeri, togliendosi le scarpe e andando alla scoperta di quei frammenti di vita racchiusi negli album dell’Archivio».
Su questo “tappeto”, dove si intrecciano storie raccontate attraverso contenuti multimediali accessibili tramite la app ideata, progettata e realizzata dalla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti, con le docenti Silvia Marcante e Sara Meroni di Rataplan, sono depositate milleuna tessere in metallo che riportano la scritta “a te” preceduta da uno spazio vuoto. Al visitatore la facoltà di riempire quello spazio attraverso un gesto che vale “più di mille parole”, raccogliendo una tessera, a patto di donarla a qualcuno che è stato o è importante per la sua vita. (C.C.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Francesca Di Meo progetti@pioistitutodeisordi.org.

Progettare in modo inclusivo nella cooperazione internazionale

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In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani del 10 dicembre, vi sarà l’evento Manuale sul Marker Disabilità: strumento di progettazione inclusiva, presso la sede dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) Immagine tratta dalla pagina Facebook della Federazione delle Organizzazioni per la Disabilità del Ghana

In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani del prossimo 10 dicembre, vi sarà l’evento di lancio del Manuale sul Marker Disabilità: strumento di progettazione inclusiva, presso la sede romana dell’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo).
Il “Marker Disabilità”, strumento inserito nel sistema informativo dell’AICS, consente di raccogliere e analizzare i dati relativi sia ai progetti interamente dedicati alla disabilità (100% del finanziamento) che ai progetti mainstreamed con percentuali di finanziamento inferiori. L’inclusione e l’empowerment delle persone con disabilità sono una parte essenziale dell’impegno globale di “non lasciare nessuno indietro” e delle attività di cooperazione allo sviluppo e di emergenza a sostegno dell’Agenda ONU 2030.

L’evento si svolgerà dalle 9.30 alle 13, in formato ibrido, consentendo la partecipazione sia in presenza che da remoto.
Dopo i saluti introduttivi di Marco Riccardo Rusconi (direttore dell’AICS) e di Elena Centemero (CIDU-Comitato Interministeriale per i Diritti Umani), interverranno Leonardo Carmenati (vicedirettore tecnico dell’AICS), Riccardo Sirri (EducAid), Elena De Palma (WG/ISTAT), Chiara Anselmo (CBM), Francesca Ortali (AIFO), Giampiero Griffo (RIDS-Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), Marta Collu e Livia Canepa (AICS), Maura Viezzoli (CISP-Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli), Arianna Taddei (Università di Macerata). Le conclusioni saranno affidate a Leonardo Carmenati.

Le registrazioni per la partecipazione in presenza sono aperte fino ad esaurimento dei posti disponibili e sarà data priorità agli ospiti esterni; mentre la partecipazione da remoto sarà comunque possibile previa registrazione (effettuabile tramite questo link. In fase di registrazione è richiesta la compilazione di un formulario in cui indicare eventuali esigenze, al fine di garantire la partecipazione e l’accessibilità all’evento per tutti e tutte). (C.C.)

Per ulteriori informazioni: Francesca Trisciuzzi (francesca.trisciuzzi@aics.gov.it).

L’orientamento teologico e pastorale sulla disabilità e le persone laiche

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«Credo che anche per le persone laiche – scrive tra l’altro Salvatore Nocera – il cambiamento di orientamento teologico e pastorale ecclesiale in atto nei confronti delle persone con disabilità possa essere visto come un cambiamento culturale e sociale e che quindi, anche per loro, debba essere considerato, sociologicamente, come un passo avanti nella crescita di consapevolezza della sempre maggiore dignità umana delle stesse persone con disabilità» Justin Glyn, autore di “’Us’ not ‘Them’. Disability and Catholic Theology and Social Teaching” (“’Noi’, non ‘loro’. Disabilità, teologia e dottrina sociale cattolica”)

Ho letto con molto interesse in Superando il più recente contributo di riflessione proposto da Angelo Fasani, intitolato L’identica umanità di tutti richiede l’inclusione di tutti, relativo ad un commento alla teoria teologica del professor Justin Glyn su come le persone con disabilità, pur con le loro minorazioni, debbano considerarsi comprese anch’esse nell’affermazione del Creatore, contenuta nella Bibbia, «facciamo l’uomo a nostra immagine».
Glyn, approfondendo un filone teologico avviatosi durante il genocidio nazista nei confronti degli Ebrei, sviluppa la tesi affascinante che le persone con disabilità si identifichino con Gesù crocifisso, figlio di Dio e quindi rientrino nell’affermazione di Dio nella Creazione, sopra riportata.

In un mio articolo precedente e già nel volume A Sua immagine? Figli di Dio con disabilità, curato da Alberto Fontana e Giovanni Merlo (ripresa in italiano di “Us” not “Them”. Disability and Catholic Theology and Social Teaching, “Noi’, non ‘loro’. Disabilità, teologia e dottrina sociale cattolica” di Justin Glyn), mi ero permesso di intervenire sostenendo che teologicamente era ancor meglio completare tale identificazione anche in Gesù risorto. Infatti, purtroppo, nella Pastorale dei secoli scorsi, sino al Concilio Ecumenico Vaticano II, l’identificazione delle persone emarginate come quelle con disabilità con Gesù crocifisso aveva significato un’educazione religiosa di queste all’accettazione delle sofferenze fisiche e psicologiche che si incontrano a causa delle proprie minorazioni. Anzi, talvolta tale educazione religiosa era giunta alla sublimazione di esse, con l’invito ad accettare tali sofferenze, perché, tramite queste, le persone con disabilità avrebbero contribuito alla redenzione del mondo operata dalle sofferenze del Crocifisso.
A mio sommesso avviso, questa forma di catechesi, fino a quando è stata operata, istillava nelle persone con disabilità un’accettazione passiva delle sofferenze e non portava ad un’accettazione attiva; cioè portava tali persone a sentirsi come “soggetti passivi” nella Chiesa e nella società civile, soddisfatti del loro stato, destinatari di pietismo caritatevole; il Concilio Vaticano II, invece, ha dato delle persone emarginate, comprese quelle con disabilità, una visione attiva nella Chiesa e nella comunità civile, invitandole a divenire soggetti attivi, ciascuno secondo le proprie potenzialità, sviluppate dalla riabilitazione, dall’istruzione e, ove possibile, dal lavoro.
Conseguentemente, l’educazione pastorale e sociale delle persone senza disabilità è stata orientata all’impegno per collaborare all’inclusione delle persone con disabilità, come persone attive nelle comunità ecclesiali e nella società civile, collaborando, come volontari e professionisti, al raggiungimento di tale fine.
Quanto detto è potuto avvenire, ritengo, in forza di una più attenta rilettura del famoso brano del Vangelo di Matteo relativo al giudizio finale (Matteo, 25, 31-46), passo in cui Gesù risorto dice che quanto viene fatto «ai più piccoli» dei suoi fratelli è stato fatto a lui. Qui c’è un’identificazione piena delle persone emarginate, come pure quelle con disabilità, a Gesù risorto, addirittura, secondo la narrazione evangelica, come “giudice glorioso”.

Ovviamente quanto mi sono permesso di dire vale per i cristiani credenti in Gesù figlio di Dio. Però anche per i laici questo cambiamento di orientamento teologico e pastorale ecclesiale può essere visto come un cambiamento culturale e sociale e quindi, anche per loro, dev’essere considerato, sociologicamente, come un passo avanti nella crescita di consapevolezza della sempre maggiore dignità umana delle persone con disabilità.
Certo, come osserva Angelo Fasani, ancora nella prassi questi orientamenti fanno fatica a realizzarsi, anche, a mio avviso, per il peso che secoli di quella pastorale e cultura religiosa grava ancora sulla mentalità comune. Penso però che con questi approfondimenti teologici e culturali anche le prassi pastorali stiano lentamente mutando, come sta avvenendo con maggiore rapidità nella società civile.

La resilienza di “Graz”, una pioniera dell’inclusione

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Parlare di impegno civile e diritti delle persone con disabilità in Trentino significa evocare il ricordo di Graziella Anesi. Oggi, la vita e le battaglie della fondatrice della Cooperativa HandiCREA, scomparsa all’inizio del 2023, diventano un libro (Graz. Ritratto a più voci di Graziella Anesi), scritto a più mani da familiari, colleghi e amici, con il coordinamento del giornalista Paolo Ghezzi Graziella Anesi

Parlare di impegno civile e diritti delle persone con disabilità in Trentino significa evocare il ricordo di Graziella Anesi. Oggi, la vita e le battaglie della fondatrice della Cooperativa HandiCREA – scomparsa il 24 gennaio 2023 – diventano un libro. A scriverlo sono i familiari, i colleghi e gli amici, coordinati dal giornalista Paolo Ghezzi.
L’opera si intitola Graz. Ritratto a più voci di Graziella Anesi (Erickson, 2024) e fissa su carta una novantina di incontri e memorie che testimoniano la straordinaria dinamicità della protagonista.

Nata sull’Altopiano di Pinè con sette fratture e l’osteogenesi imperfetta, Graziella era una “popina che si rompeva”, una “bambina di cristallo”, diremmo oggi. Fragile fuori, ma tenace dentro. «Nostro padre – racconta il fratello Sergio – chiese un prestito per farla visitare dai migliori specialisti a Bologna». Lì, le prelevarono un frammento di costola da analizzare a Leningrado, allora centro di riferimento mondiale per la sua malattia. Alla bambina vennero dati tre anni di vita. «Ma Graziella di anni ne ha vissuti sessantasette. E l’Unione Sovietica l’ha vista cadere».
Ghezzi, invece, ricorda di quando, giovane cronista, venne mandato a coprire i “picchetti” contro le barriere architettoniche di Natale Marzari a Trento. «Erano gli Anni Ottanta» e lui prendeva letteralmente a martellate i gradini delle poste per segnalare l’impossibilità di accedervi per chi era in carrozzina. «Graziella condivideva quelle rivendicazioni nello spirito, ma nei metodi scelse sempre la strada del dialogo e della diplomazia». Fu così che fondò la Cooperativa HandiCREA in Via San Martino a Trento, «a sua immagine e somiglianza». L’idea era quella di dar vita a un soggetto che potesse mediare tra i bisogni delle persone con disabilità e i servizi distribuiti sul territorio.
Nel tempo, la Cooperativa si è trasformata in un luogo di raccolta e scambio di informazioni utili su sport, cultura e turismo accessibile, nonché sulla mobilità. Graziella Anesi in questo era una pioniera. Prendeva la corriera da Pinè a Trento e ritorno, rendendo manifesto il diritto – e le difficoltà – nell’uso dei trasporti pubblici delle persone in carrozzina.
«Colpivano il suo sguardo, il sorriso luminoso, l’ottimismo». La capacità di cogliere e accogliere. Proverbiale, e ricorrente nelle testimonianze, l’invito a bere insieme un «caffettuccio». Per lei anche il sesto o settimo della giornata. «Un piccolo piacere della vita, ma soprattutto un modo per esprimere il suo grande senso dell’ospitalità, la voglia di lavorare in squadra e di stare con gli altri, sapendo ascoltarli e incoraggiarli».
Un’altra sua passione era la musica, in particolare quella di Roberto Vecchioni. «Graziella l’aveva conosciuto durante un concerto in Trentino e quando gli ho scritto se voleva inviarci un pensiero per il libro, ha risposto nel giro di ventiquattr’ore con questa massima: qualunque sia il dolore, più forte è la luce dell’anima».

Oltre alla Graziella pubblica, presidente di HandiCREA, conferenziera, attivista e assessora alle Politiche Sociali, alle Pari Opportunità e all’Istruzione del Comune di Baselga di Piné, nel volume c’è la Graziella privata, sorella, amica – come ricorda nella prefazione l’artista Clara Lunardelli – e zia. Sono tanti gli aneddoti proposti dai nipoti Cecilia, Francesco e Matteo. «La zia si apriva al mondo con curiosità infinita, forte impegno e testarda spontaneità. Ci diceva: non ho tempo di scrivere un libro sulla mia vita, sono troppo impegnata a viverla». Ecco «speriamo che il libro scritto dai tanti che le hanno voluto bene possa essere fonte di ispirazione per le battaglie a lei care, per una comunità più giusta, equilibrata e inclusiva».
Un primo passo in quella direzione è la devoluzione dei ricavati delle vendite alla Cooperativa HandiCREA. E l’intitolazione a Graziella Anesi del “Tavolo Città di Trento per l’inclusione delle persone con disabilità”.

Il presente contributo è già apparso in «Corriere del Trentino» e viene qui ripreso, con diverso titolo e con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Il valore di una narrazione condivisa sulla disabilità

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È in programma per il 7 dicembre a Genova Parlare di disabilità: il valore di una narrazione condivisa, convegno promosso dal CELIVO (Centro di Servizio per il Volontariato della Città Metropolitana di Genova), insieme alle Associazioni della Rete Disabilità, e in collaborazione con la Consulta Comunale e Metropolitana per la Tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità. Vi interverranno, tra gli altri, Fabrizio Acanfora, Valentina Tomirotti e Lorenzo Sani

Si terrà il 7 dicembre a Genova, Parlare di disabilità: il valore di una narrazione condivisa, convegno promosso dal CELIVO (Centro di Servizio per il Volontariato della Città Metropolitana di Genova), insieme alle Associazioni della Rete Disabilità, e in collaborazione con la Consulta Comunale e Metropolitana per la Tutela dei Diritti delle Persone con Disabilità. L’iniziativa, che si colloca nell’àmbito delle celebrazioni per la recente Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità, è frutto di un percorso di studio e confronto durato tre anni.

Tra i relatori e le relatrici vi saranno anche Fabrizio Acanfora (divulgatore, scrittore e conferenziere, docente universitario, neurodivergent advocate, pianista e clavicembalista), Valentina Tomirotti (giornalista pubblicista, social media manager e attivista del mondo disability) e Lorenzo Sani (giornalista, scrittore e coautore della guida Comunicare la disabilità. Prima la persona (liberamente fruibile a questo link), un progetto del Coordinamento per le Pari Opportunità dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti per il quale ha ricevuto il premio di “Miglior giornalista per il sociale 2024” nell’ambito della XVII edizione del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale Tulipani di seta nera.
In particolare, il confronto prenderà in esame i seguenti temi: la necessità di decostruire la diffusa narrazione abilista, ossia discriminante nei confronti delle persone con disabilità; il bisogno di restituire centralità alla persona al di là della sua condizione; il linguaggio come strumento per esercitare e promuovere autorappresentanza e autodeterminazione.

«Il linguaggio è uno strumento fondamentale, un patrimonio comune che appartiene a tutti – osserva Stefano Dossi, presidente del CELIVO. È attraverso le parole che ci comprendiamo, ci esprimiamo e ci avviciniamo l’un l’altro, ed è proprio per questo che dobbiamo prenderci cura del modo in cui le utilizziamo. Questo convegno è rivolto a tutti, perché la consapevolezza di un linguaggio rispettoso e inclusivo verso le persone con disabilità non riguarda solo chi vive quotidianamente questa realtà, ma ogni cittadino. Invitiamo quindi a partecipare, a riflettere insieme su come possiamo fare della nostra comunicazione un mezzo di inclusione e rispetto».

L’evento è rivolto a tutta la popolazione, si svolgerà dalle 9.30 alle 12.30, e sarà ospitato presso il Palazzo Ducale di Genova (Piazza Matteotti. 9, Sala del Minor Consiglio), ma sarà fruibile anche in diretta streaming attraverso la pagina Facebook dell’Ente organizzatore.
La Sala è attrezzata con impianto ad induzione magnetica e sarà disponibile il servizio di interpretariato in LIS, sia in presenza che da remoto. (Simona Lancioni)

Tutte le notizie e il programma completo sono reperibili nella pagina dedicata all’evento (a questo link). Per altre informazioni: celivo@celivo.it; retitematiche@celivo.it.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Parte l’utilizzo del nuovo “certificato medico introduttivo” per l’invalidità e la condizione di disabilità

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A maggio di quest’anno è stato adottato il Decreto Legislativo 62/2024 recante: “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato”. Questo decreto statuisce, come richiesto dalla Legge 227/2021,  una riforma dei criteri e delle modalità di accertamento della condizione di disabilità. Lo fa stabilendo una “valutazione di base” che verrà eseguita in via esclusiva dall’Inps.

Questa nuovo iter accertativo partirà per l’intero territorio nazionale, da gennaio 2026, mentre inizierà ad essere applicato dal 1° gennaio 2025    nei territori delle 9 province indicate dall’articolo  9 del decreto- legge 71/2024, per la sperimentazione della Legge Delega 227/2021. Precisamente, tali province sono: Brescia, Trieste, Forlì-Cesena, Firenze, Perugia, Frosinone, Salerno, Catanzaro e Sassari.

Tra le novità della suddetta riforma vi è un cambiamento nella fase di avvio del procedimento di accertamento, che sarà costituta dall’invio telematico all’Inps del nuovo “certificato medico introduttivo”.  Quest’ultimo costituirà, appunto, l’unico presupposto per l’avvio del procedimento valutativo di base, sostituendo quindi, la “domanda amministrativa”, la quale non dovrà essere più presentata.

Il “certificato medico introduttivo” è un certificato medico che può essere rilasciato dai medici in servizio presso le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, oppure da medici che svolgono la propria attività lavorativa presso gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, o all’interno dei centri di diagnosi e cura delle malattie rare.   Predetto certificato medico inoltre, può essere rilasciato e trasmesso anche dai medici di medicina generale, dai pediatri di libera scelta, dagli specialisti ambulatoriali del Servizio sanitario nazionale, dai medici in quiescenza iscritti all’albo, dai liberi professionisti e dai medici in servizio presso strutture private accreditate, come individuati dall’INPS (art.8 D.lgs 62/2024).

Nel suo messaggio n. 4014, del 28 novembre 2024, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale chiarisce che per tutti i certificati introduttivi redatti fino al 31 dicembre 2024 il medico certificatore deve comunicare al cittadino che risiede o abbia il proprio domicilio in una delle in sperimentazione che la domanda amministrativa deve essere presentata all’INPS entro e non oltre il 31 dicembre 2024. La ragione di ciò è che, come sopra chiarito, a cominciare dal 1° gennaio 2025, nelle sopraccitate 9 province l’avvio del procedimento per l’accertamento della condizione di disabilità dovrà avvenire unicamente tramite il nuovo “certificato medico introduttivo”.

 

News a cura del Centro Studi Giuridici HandyLex © HandyLex.org – Tutti i diritti riservati – Riproduzione vietata senza preventiva autorizzazione

 

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