Disabilità, Inclusione, Cooperazione: a Ostuni c’è stato impegno, consapevolezza e gioco
Il 17 ottobre dello scorso anno era terminata a Tunisi la prima formazione in presenza del progetto DICoo1 – Disabilità, Inclusione, Cooperazione, prima scuola di formazione professionale mediterranea per la cooperazione inclusiva con persone con e senza disabilità, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Gioventù attraverso il programma Erasmus plus dell’Unione Europea [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Si tratta di un progetto promosso dalla RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo: se ne legga in calce), in partenariato con le organizzazioni SOIH Croazia, l’Associazione Casa Lahnina Marocco e l’AIFO Tunisia il cui obiettivo è la formazione di 24 persone con disabilità o impegnate in Associazioni di persone con disabilità, come esperte junior nel campo della cooperazione internazionale e dell’emergenza.
A Tunisi, dopo avere parlato dei concetti base della cooperazione inclusiva, ci eravamo soffermati sulla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e confrontati sulla gestione di progetti di emergenza e di protagonismo delle Associazioni di persone con disabilità.
Negli ultimi giorni, prima di lasciarci, avevamo steso a terra un lenzuolo bianco su cui ognuno di noi, con dei colori, aveva disegnato qualcosa; alla fine, quando tutti avevamo finito, l’abbiamo tagliato e ognuno ne ha portato a casa un pezzo, ripromettendosi che, quando ci saremmo rincontrati, l’avremmo portato con noi per ricomporre il puzzle.
Una volta tornati a casa, dopo avere organizzato qualche evento di disseminazione in cui abbiamo raccontato quella fantastica esperienza, il nostro lavoro è continuato online, facendo delle ricerche per capire come vivono le persone con disabilità e quali sono gli ostacoli che incontrano nella vita quotidiana. Per ognuno dei Paesi coinvolti, un partner locale ci ha seguiti dandoci consigli e suggerimenti su come preparare documentazione e materiali.
Nello specifico, abbiamo fatto ricerche su salute, lavoro, educazione e doppia discriminazione delle persone con disabilità; per ogni delegazione, ogni persona si è occupata di un campo specifico; oltre a studiare documenti e articoli trovati per lo più su internet, per avere un quadro ancora più completo, abbiamo intervistato persone con disabilità e operatori che con loro lavorano tutti i giorni.
Essendomi occupato di educazione inclusiva, la raccolta di storie di vita di persone con disabilità mi ha aiutato a capire che, sebbene l’Italia abbia uno dei sistemi educativi migliori d’Europa, vedere attuati i propri diritti dipende molto dalle famiglie di appartenenza e dalle persone che si incontrano lungo il cammino.
Infine, abbiamo sintetizzato il nostro lavoro creando dei PowerPoint da presentare durante l’ottava edizione del Festival della Cooperazione Internazionale di Ostuni (Brindisi) con cui questa seconda formazione in presenza del progetto DICoo ha colto la sfida e l’opportunità di entrare in sinergia.
La seconda formazione in presenza del progetto DICoo si è svolta dunque dal 6 al 14 ottobre a Ostuni, centro del Sud d’Italia che conta circa 33.000 abitanti, ma che, essendo una località turistica conosciuta in tutto in mondo, si triplicano nel periodo estivo.
Non esiste alcun treno che dalla caotica Roma (che oltretutto quest’anno si prepara ad ospitare il Giubileo) porta direttamente alla piccola città bianca pugliese; così, organizzare un viaggio confortevole partendo dalla Città Santa non è cosa scontata.
Come diceva Giampiero Griffo, presidente della RIDS, quando ci spiegava come organizzare una missione all’estero, una delle prime cose a cui pensare è proprio come organizzare un viaggio il più possibile confortevole per raggiungere la meta. Quindi, sebbene il viaggio Roma-Ostuni sia abbastanza semplice da organizzare, già viaggiando, abbiamo affrontato una piccolissima prova pratica; le delegazioni marocchina, tunisina e croata poi, oltre al treno per Ostuni, hanno dovuto prendere anche l’aereo per arrivare prima a Roma o a Bari.
Con il mio amico e assistente personale Massimiliano Mansutti, siamo giunti alla stazione di Brindisi da dove un pulmino dell’UNITALSI, attrezzato per trasportare carrozzine, ci ha accompagnato al Centro di Spiritualità Madonna della Nova di Ostuni, struttura in cui abbiamo alloggiato e fatto formazione per l’intera settimana.
Molti erano arrivati e stavano finendo di cenare e Valentina Pescetti (formatrice senior dell’AIFO-Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau), nonostante fosse tardi, ci ha accolto con un rituale di benvenuto: è venuta vicino ad ognuno di noi e, coprendoci la testa con una tela, ci ha appuntato due foglie d’alloro sovrapposte con su scritto il nostro nome sulla maglietta.
Nella mitologia greco-romana, la corona di alloro simboleggiava sapienza e gloria, tanto che ancora oggi si usa metterla in testa ai laureati; evidentemente, quelle due foglie stavano ad indicare il fatto che stavamo diventando “esperti junior”; inoltre, la sovrapposizione simboleggiava il fatto che, per risolvere i problemi, bisogna condividerli il più possibile con gli altri.
La mattina seguente, il corridoio davanti alla porta della sala convegni era affollato e dentro regnava il silenzio; Valentina, proponendo uno dei suoi tanti giochi educativi, ci ha fatto entrare uno alla volta e, camminando con gli occhi chiusi lungo un filo rosso che fungeva da passamano, siamo arrivati all’altro capo del filo dove ci aspettava un nostro compagno il quale, una volta riaperti gli occhi, ci ha dato il benvenuto. La persona appena entrata sostituiva l’amico che ci aveva accolti facendone entrare un’altra; andando avanti in questo modo, la sala si è riempita e abbiamo imparato ad avere più fiducia nell’altro.
È iniziata così la prima giornata di lavoro della seconda formazione in presenza del progetto DICoo dedicata al re-incontro.
C’erano persone che non avevano partecipato alla prima formazione e, per non lasciare indietro nessuno, Valentina ha fatto un breve riassunto del lavoro svolto in Tunisia e raccontato quello che si era fatto durante la formazione online.
Abbiamo anche cominciato a conoscere Susanna Bernoldi, coordinatrice del Gruppo AIFO di Imperia, nonché attivista dell’AIFO, che si è unita all’équipe di formazione, un gruppo che a Tunisi aveva potuto contare su Giampiero Griffo, Valentina Pescetti e Francesca Ortali, responsabile dell’Ufficio esteri dell’AIFO.
Avevamo con noi il pezzo di lenzuolo che avevamo portato a casa alla fine della prima formazione e abbiamo provato a riassemblare il puzzle; chi non era stato a Tunisi, ha portato un pezzo di stoffa colorata che abbiamo cercato di adattare. Ricomporre quel puzzle ha significato non solo che il gruppo si era ritrovato, ma che si era pure allargato, con l’aggiunta di nuovi pezzi di stoffa.
Nella giornata precedente l’inizio del Festival abbiamo svolto una formazione interna sui temi dell’accessibilità e della capacità di comunicare in modo efficace e inclusivo. Dopo cena, con i pulmini dell’UNITALSI, sempre disponibili quando dovevamo uscire, siamo andati a visitare la località che ci stava ospitando, cominciando a saggiare l’accessibilità di quella terra per le persone con disabilità.
Il 9 ottobre è iniziata quindi l’ottava edizione del Festival della Cooperazione Internazionale, dal titolo Nessuno fuori: la cooperazione inclusiva nel Mediterraneo. I lavori del Festival si sono svolti nella stessa sala in cui abbiamo fatto formazione e in cui avevamo un servizio di traduzione via streaming.
Dopo la presentazione dell’evento del giorno da parte di Francesco Colizzi, coordinatore del Festival, i saluti delle autorità locali e una presentazione del Progetto DICoo a cura di Griffo e Pescetti, abbiamo affrontato il tema del giorno, parlando di inclusione socio-economica delle persone con disabilità.
Dopo cena, in occasione della festa del re-incontro, quella sala si è trasformata in una vera e propria discoteca con musica per ballare. Abbiamo potuto assaggiare dolciumi tipici dei diversi Stati rappresentati ed è stato bello vedere ballare persone tunisine e marocchine indossando vestiti tipici dei loro Paesi; a ballare non eravamo solo noi del progetto DICoo, ma a far baldoria c’erano anche persone del gruppo locale di Ostuni che stavano seguendo il Festival.
Nei giorni successivi, abbiamo parlato di educazione e formazione professionale inclusiva, di doppia discriminazione e di discriminazione multipla, di accesso alla salute e di salute inclusiva comunitaria, di statistica e raccolta dati sulla disabilità, nonché di sport inclusivo.
Tutti gli incontri si sono svolti con la metodologia del Learning by doing (metodo di apprendimento basato sull’imparare qualcosa facendolo) e del Cooperative learning (apprendimento cooperativo), stimolando la partecipazione attiva di corsisti e assistenti personali; questa metodologia ci ha permesso non solo di assistere a lezioni interessantissime da parte di 15 esperti di cooperazione inclusiva, oltre a quelli dell’équipe di formazione, ma abbiamo potuto anche esporre le 30 presentazioni che noi corsisti avevamo preparato.
Durante la formazione, inoltre, Valentina Pescetti, che è formatrice senior in Ludopedagogia e LEN (Ludo-Educazione con la Natura come co-docente), ha proposto dei giochi che erano parte integrante della formazione e che ci hanno aiutato a capire ancor meglio i concetti che erano stati appena espressi.
Abbiamo incontrato diverse realtà (Comune, scuole, Associazioni di promozione di arte e sport) e varie Associazioni di persone con disabilità attive sul territorio che ci hanno proposto dei workshop cui abbiamo partecipato attivamente: con I Portatori di Gioia abbiamo assistito ad una perfomance di canto inclusivo, la Cooperativa Città Solidale ci ha proposto un workshop di teatro inclusivo, mentre con il centro di ricerca La Luna nel Pozzo di Orthia, abbiamo partecipato ad un workshop di clowing e orticultura inclusiva.
Anche i partner hanno avuto la possibilità di proporre dei workshop e in tal senso il gruppo Marocco ha curato uno spazio di arte pittorica e una bellissima iniziativa di sport inclusivo che si è svolta nella mattina dell’ultima giornata del Festival; il gruppo Italia, invece, ha curato uno spazio di arte partecipativa, realizzando un mosaico in stile trencadis che è stato installato in un giardino appena intitolato a Raoul Follereau.
A parte il centro storico di Ostuni e una spiaggia considerata accessibile, abbiamo visitato alcune strutture pubbliche del territorio (biblioteca comunale, scuole pubbliche e altre sale di eventi culturali), constandone la reale accessibilità per persone con disabilità.
Foto di gruppo alla fine dell’evento di sport inclusivoL’autovalutazione di questa intensa e allo stesso tempo splendida settimana passata insieme, è stata fatta con la “valutazione dell’elettrocardiogramma”: eravamo seduti in semicerchio rivolti verso un muro su cui Valentina Pescetti aveva attaccato tre cartelloni affiancati in orizzontale, in modo da avere tanto spazio. Ognuno di noi, facendo scoppiare un palloncino, poteva prendere la parola per dire qualcosa di positivo o negativo riguardo ciò che aveva vissuto durante la settimana, dando a ciò un valore negativo o positivo e compreso fra 1 e 10; a seconda che il valore fosse positivo o negativo, sui cartelloni Valentina tracciava una linea verso l’alto o verso il basso.
Alla fine del gioco, il fatto che il tracciato su quel cartellone avesse pochissimi picchi negativi, stava a significare che quella vissuta insieme è stata una settimana positiva per la maggior parte di noi.
Infine, quella sala che ci aveva ospitato per un’intera settimana in cui abbiamo lavorato, giocato, ci siamo scambiate esperienze, abbiamo ballato e partecipato a workshop, era pronta ad accoglierci per l’ultima volta in occasione della cerimonia per la consegna degli attestati.
Corsisti e assistenti personali, eravamo tutti seduti su due lunghe file di sedie parallele e una di fronte all’altra; nel corridoio che si formava vi era un lungo tappeto rosso che ognuno doveva attraversare per andare verso l’équipe di formatori che, insieme ad un group leader, gli consegnava l’attestato.
L’ottava edizione del Festival della Cooperazione Internazionale si è conclusa nella mattinata del 13 ottobre nell’auditorium e campo da basket del Liceo Scientifico Pepe-Calamo. È stata un’indimenticabile mattinata a cura dalla delegazione marocchina in cui, oltre alla presentazione di buone pratiche e di storie di vita legate allo sport inclusivo, ci è stata offerta la possibilità di assistere e partecipare ad un torneo di basket accessibile, inclusivo e internazionale, con la collaborazione di Special Olympics Marocco e dell’AIPD Puglia (Associazione Italiana Persone Down), che ha partecipato con il suo team sportivo.
In quella settimana non solo ho imparato molto da esperti e dai miei colleghi di corso, ma ho visitato posti nuovi, rendendomi conto della loro accessibilità per le persone con disabilità; ho conosciuto nuove culture e ho fatto nuove amicizie con cui sono rimasto in contatto. Per il secondo anno consecutivo, inoltre, ho avuto anche l’onore di festeggiare il mio compleanno con i miei colleghi di corso, gli assistenti personali e l’équipe di formazione. Quest’anno, infine, vi erano anche molti soci dell’AIFO che mi ha fatto piacere vedere lì presenti.
Un grazie particolare va anche e soprattutto al gruppo AIFO di Ostuni che ha organizzato il Festival, all’UNITALSI, che ci ha messo a disposizione i propri pulmini ogni volta che dovevamo uscire e a tutto il personale della struttura che ci ha ospitato.
*Vicepresidente dell’AIFO di Latina (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau).
La RIDS è un’alleanza strategica avviata nel 2011 da due organizzazioni non governative, l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) ed EducAid, insieme a due organizzazioni di persone con disabilità, quali DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), alle quali si è aggiunto successivamente l’OVCI-La Nostra Famiglia (Organismo di Volontariato per la Cooperazione Internazionale). Il compito di essa è appunto quello di promuovere il protagonismo delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni nei progetti di cooperazione internazionale, come afferma la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.L'articolo Disabilità, Inclusione, Cooperazione: a Ostuni c’è stato impegno, consapevolezza e gioco proviene da Superando.