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“Welfare familiare”: 138 miliardi di euro per la spesa privata degli italiani

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La spesa privata degli italiani per il “welfare familiare” (salute e assistenza ad anziani e persone con disabilità) nel 2024 è stata di circa 138 miliardi di euro, ovvero quasi 5.400 euro per ciascun nucleo! Povertà e disuguaglianza, inoltre, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando e particolarmente grave è la situazione delle famiglie con persone con disabilità. Sono alcuni dati che emergono dal Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà, presentato a Roma  

La spesa privata degli italiani per il “welfare familiare” (salute e assistenza ad anziani e persone con disabilità) nel 2024 è stata di circa 138 miliardi di euro, ovvero quasi 5.400 euro per ciascun nucleo. Si tratta di un impegno a dir poco consistente, che colma il vuoto lasciato in molti settori dall’intervento pubblico, pur tenendo presente che l’Italia risulta essere al secondo posto in Europa per la spesa sociale (con circa 620 miliardi di euro, pari al 30% del prodotto interno lordo).
È quanto emerge dal Rapporto della Fondazione per la Sussidiarietà, denominato Sussidiarietà e… welfare territoriale, presentato a Roma, presso il Centro Convegni Carlo Azeglio Ciampi della Banca d’Italia.

All’incontro, aperto dal Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, sono intervenuti Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Lilia Cavallari, presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Francesco Maria Chelli, presidente dell’ISTAT, Pierciro Galeone, direttore della Fondazione IFEL (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale), Daria Perrotta, ragioniere generale dello Stato e Lorenza Violini, professoressa di Diritto Costituzionale all’Università di Milano.
«Investire sullo Stato Sociale, sulla sua universalità e inclusività, non è solo un dovere di solidarietà verso i più fragili, ma significa anche costruire società più coese, sistemi più resilienti e una crescita economica più stabile», ha affermato Giorgio Vittadini, aggiungendo che «è venuto il momento di rinnovare il patto sociale che ci unisce, con la cultura della sussidiarietà, che è ricerca del bene comune attraverso la messa a sistema del contributo di tutti. Più società e più Stato insieme».

Il Rapporto analizza il welfare italiano, in particolare quello territoriale, ovvero l’insieme dei servizi sociali di competenza dei Comuni che comprendono l’assistenza verso anziani, famiglie e soggetti minori in stato di bisogno, persone con disabilità, soggetti affetti da dipendenza, indigenti, persone emarginate dal lavoro.
Povertà e disuguaglianza, che i servizi di welfare sono chiamati a limitare, stanno peggiorando: il 5% delle famiglie possiede infatti il 46% della ricchezza, mentre quasi il 10% della popolazione è in difficoltà. Particolarmente grave risulta la situazione delle famiglie con persone con disabilità, confermando una volta ancora quanto spesso ricordiamo sulla nostre pagine, ossia che povertà e disabilità sono strettamente legate, in un reciproco rapporto di causa/effetto: oltre un quarto di tali famiglie, infatti, è a rischio di povertà o di esclusione sociale.
La ricerca segnala ancora che negli ultimi tre anni una quota significativa (oltre il 67%) di chi ha richiesto assistenza ha incontrato difficoltà o impossibilità di accesso ai servizi del welfare territoriale. Viene quindi segnalata la disomogeneità della spesa, con una crescente disparità territoriale tra Nord e Sud, tra aree urbane e periferiche, e tra zone interne e non.

Per quantoi riguarda il giudizio sull’attuale sistema di welfare, esso non è ben visto dagli italiani, s è vero che solo il 38% dei cittadini e delle cittadine promuove le politiche per la lotta alla povertà e al disagio sociale.
E ancora, nel nostro Paese le prestazioni pensionistiche (vecchiaia, invalidità e reversibilità) assorbono quasi la metà delle risorse del welfare, mentre alle politiche sociali (famiglie e minori, disabilità e disoccupazione) è destinato meno del 20%.
In generale, il welfare territoriale in Italia è caratterizzato da un complesso reticolo istituzionale, con competenze distribuite tra Stato, Regioni e Comuni, carenza o assenza di coordinamento e potenziali conflitti, una situazione, questa, come emerge dal Rapporto, che causa sovrapposizioni, sprechi e inefficienze.
Il sistema, infine, risulta sbilanciato verso il trasferimento monetario rispetto alla più efficace offerta di servizi; è incentrato inoltre sull’offerta di servizi parcellizzati e non sulla presa in carico della persona; ha una governance policentrica che causa duplicazioni e inefficienze; il rapporto pubblico-privato sociale è troppo soggetto alle regole di mercato; manca un sistema di monitoraggio dei bisogni e di valutazione della qualità dei servizi. Quel che emerge dal documento prodotto dalla Fondazione per la Sussidiarietà è l’importanza di passare da una visione “amministrativa” dei bisogni a un approccio olistico che riconosca la complessità e la specificità delle esigenze individuali e comunitarie, mettendo al centro la persona.

Il Rapporto contiene infine alcune proposte per migliorare la situazione, vale a dire:
° La presa in carico della persona, che parta dalla valutazione del complesso dei suoi bisogni per poi individuare il piano di servizi più appropriato.
° La progettazione integrata dei servizi e un sistema di valutazione della loro qualità.
° La creazione di centri territoriali per servizi integrati e accessibili.
° Una regia centrale dei flussi di spesa, l’incremento delle risorse, con investimenti sul capitale umano.
° Il rafforzamento della collaborazione tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore, che parta dell’analisi dei bisogni ed esca dalle logiche di mercato. (C.C. e S.B.)

A questo link è disponibile il testo integrale del rapporto realizzato dalla Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con l’AICCON, l’IFEL, l’IPSOS e l’ISTAT, e con il contributo della Fondazione Cariplo. Per ulteriori informazioni: Cecilia Chiarini (cecilia.chiarini@secnewgate.it).

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La disabilità e la fragilità sul palco dell’Ariston

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«Rispetto alla modalità di presentazione della disabilità durante il recente Festival di Sanremo – scrive Palma Marino Aimone – alcuni osservatori hanno evidenziato l’uso di un linguaggio pietistico e stereotipato, segnalando come anche le buone intenzioni possano, in alcuni casi, cadere in cliché. Si tratta di osservazioni che possono essere viste come un’occasione per migliorare ulteriormente il Festival, rendendo la rappresentazione della disabilità più consapevole e rispettosa»

Anche quest’anno il Festival di Sanremo si è confermato non solo come un grande evento musicale, ma anche come uno spazio di racconto e di inclusione. Artisti come Lucio Corsi, Simone Cristicchi, Brunori Sas e altri hanno portato sul palco la fragilità attraverso la musica, con esibizioni cariche di emozione e introspezione.
La partecipazione di Bianca Balti ha testimoniato il coraggio di affrontare la malattia oncologica a testa alta, celebrando la vita e la propria professionalità. L’esibizione del Teatro Patologico ha messo in luce come l’arte possa essere un mezzo per dare voce a chi convive con disturbi psichiatrici e come essa possa avere un vero potere terapeutico. Il ricordo di Sammy Basso, giovane ricercatore e divulgatore scientifico affetto da progeria, scomparso nell’ottobre dello scorso anno, è stato un momento per celebrare la sua eredità e il contributo che ha offerto al dibattito sulla diversità.

Nonostante l’intento inclusivo, sono emerse critiche riguardo alla modalità di presentazione della disabilità durante il Festival. Alcuni osservatori hanno evidenziato l’uso di un linguaggio pietistico e stereotipato, segnalando come anche le buone intenzioni possano, in alcuni casi, cadere in cliché.
Premesso che l’intero Festival è stato tradotto nella LIS (Lingua dei Segni Italiana), permettendo alle persone sorde segnanti di fruire pienamente delle esibizioni, è doveroso riconoscere il ruolo determinante della Rai, in qualità di servizio pubblico, nel promuovere una rappresentazione autentica e positiva delle persone con disabilità. Con programmi innovativi – quali O anche no di Paola Severini Melograni e Il cacciatore dei sogni di Stefano Buttafuoco – la Rai non solo porta avanti l’impegno verso l’accessibilità, ma consolida anche un modello di comunicazione che mira a dare voce alle istanze della diversità e dell’inclusione.

Sanremo ha il potere di influenzare il dibattito culturale e sociale del nostro paese. Pertanto, le osservazioni poste possono essere viste come un’occasione per migliorare ulteriormente il Festival, rendendo la rappresentazione della disabilità più consapevole e rispettosa.
In questo contesto, il ruolo del disability manager emerge come una risorsa fondamentale: grazie al suo expertise, infatti, è possibile orientare le strategie comunicative e organizzative verso una narrazione che valorizzi la diversità senza cadere in stereotipi. Il disability manager è in grado di garantire che ogni iniziativa, sia sul palcoscenico che nei programmi televisivi, rispetti le esperienze e le esigenze reali delle persone con disabilità.
Inoltre, auspico che in futuro i direttori artistici del festival riescano a guardare sempre più oltre la condizione di disabilità, intercettando talenti che possano partecipare attivamente alla gara canora, arricchendo il panorama musicale nazionale.

L’inclusione è un processo in continua evoluzione, che si estende ben oltre il palcoscenico televisivo, investendo la realtà quotidiana, i media, il mondo del lavoro e l’intera società. Sono certa che la Rai, grazie alla sensibilità dei suoi vertici aziendali (amministratore delegato Giampaolo Rossi e direttore generale Roberto Sergio), all’impegno dei professionisti della disabilità presenti nell’organizzazione, continuerà a dare il proprio contributo per una società sempre più inclusiva e attenta alle diversità.

*Vicepresidente dell’AIDiMa (Associazione Italiana Disability Manager); Disability Management della Rai.

Sul Festival di Sanremo 2025, segnaliamo già, sulle nostre pagine, i contributi Teatro Patologico: attori e attrici”, non persone che “soffrono di disabilità”! e Il Festival di Sanremo si prenda “un anno sabbatico” dalla disabilità!.

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Il Braille, il senso dell’incontro: strumento fondamentale per l’inclusione

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Si intitolerà “Il Braille, il senso dell’incontro: strumento fondamentale per l’inclusione” l’incontro proposto per il 21 febbraio dall’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma, in occasione della Giornata Nazionale del Braille, evento comprendente un seminario e un laboratorio

Anche quest’anno l’Istituto Statale Augusto Romagnoli di Roma celebrerà nel pomeriggio di domani, 21 febbraio, la Giornata Nazionale del Braille, con un seminario e un laboratorio in presenza, presso la propria Biblioteca Storica Braille (ore 15), evento dal titolo complessivo di Il Braille, il senso dell’incontro: strumento fondamentale per l’inclusione.
Rimandando Lettori e Lettrici al programma completo (a questo link), segnaliamo che interverranno all’incontro Gerardina Fasano, dirigente dell’Istituto Romagnoli, Stefania Chiarabini, Gilda Barone, Michela Aletti e Angela Lucinio. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: is.romagnoli@istruzione.it (Iacopo Balocco).
In calce al nostro articolo denominato Giornata Nazionale del Braille: l’inclusione abita nel linguaggio (a questo link), vi è un’ampia nota biografica dedicata a Louis Braille.

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Il prossimo Bilancio dell’Unione Europea rischia di “mettere da parte” tante persone con disabilità

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Se nel Bilancio dell’Unione Europa si tagliano i fondi sulla “Coesione”, si mette a rischio la vita stessa di tante persone con disabilità: a denunciare questo pericolo è l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità il cui presidente Vardakastanis dichiara: «I programmi finanziati dalla Politica di Coesione hanno integrato la spesa nazionale e migliorato effettivamente le nostre vite. Dovrebbero essere il vanto dell’Unione Europea, non un altro elemento da tagliare»

Un’eventuale diminuzione del Bilancio dell’Unione Europa alla voce Coesione metterebbe a rischio la vita stessa di tante persone con disabilità: a denunciare questo pericolo è l’EDF, il Forum Europeo sulle Disabilità, a seguito della comunicazione del 12 febbraio prodotta dalla Commissione Europea, sul futuro del Quadro Finanziario Pluriennale.
«Il focus crescente sulla competitività potrebbe portare a una riduzione dei finanziamenti per la coesione e ciò mette in pericolo programmi che, spesso, sostituiscono la mancanza di spesa dei governi nazionali per l’inclusione sociale», affermano dall’EDF.
Alcuni programmi, ad esempio, aiutano le persone con disabilità in Lettonia a vivere nella comunità. Aiutano i giovani danesi con autismo, ADHD, ansia o depressione a trovare istruzione e lavoro. Forniscono alloggi ai cittadini tedeschi senza tetto. Riducendo il bilancio alla voce della Coesione, i Paesi avranno due opzioni: spendere i propri soldi per coprire questi progetti o trascurare le vite dei loro cittadini.

«Invitiamo dunque le Istituzioni dell’Unione Europea, e in particolare i governi nazionali, a proteggere i fondi destinati alla sezione Coesione, Resilienza e Valori del prossimo Quadro Finanziario Pluriennale. Chiediamo anche ai governi di aumentare il sostegno alla società civile, essenziale per garantire che questi programmi supportino le persone beneficiarie, assicurando che il programma Cittadini, Uguaglianza, Diritti e Valori sia ben finanziato anche dopo il 2027».
«In conclusione – concludono dal Forum – esortiamo l’Unione Europea e gli Stati Membri di essa a proteggere il bilancio destinato ai finanziamenti per Coesione, Resilienza e Valori; salvaguardare il supporto continuo alla società civile che lavora su uguaglianza e diritti umani; avviare iniziative più mirate per fare progressi in aree dove i risultati sono stati limitati».

«I programmi finanziati dalla Politica di Coesione – commenta Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF – hanno integrato la spesa nazionale e migliorato effettivamente le nostre vite. Dovrebbero essere il vanto dell’Unione Europea, non un altro elemento da tagliare». (C.C.)

 Per ulteriori informazioni: André Felix (Ufficio Comunicazione EDF), andre.felix@edf-feph.org.

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Il testo di conversione in legge del DL Milleproroghe approvato dalla Camera e dal Senato

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Il testo di conversione in legge del DL Milleproroghe (A.C. 2245), che è stato recentemente approvato in via definitiva sia dalla Camera che dal Senato, introduce importanti modifiche che riguardano la normativa in materia di disabilità, in particolare per quanto concerne l’attuazione del decreto legislativo 62/2024 e della direttiva UE sulla Disability Card e sul Contrassegno Auto. Ecco le modifiche principali:

  1. Estensione della sperimentazione: La sperimentazione prevista dal decreto-legge 71/2024, che inizialmente riguarda le province di Brescia, Catanzaro, Firenze, Frosinone, Forlì-Cesena, Salerno, Trieste e Sassari, sarà estesa ad altre province italiane. Le nuove province coinvolte nella sperimentazione sono: Matera, Palermo, Teramo, Vicenza, Trento, Alessandria, Lecce, Isernia, Genova, Macerata e la provincia di Aosta.
  2. Durata della sperimentazione: La durata della sperimentazione verrà estesa a 24 mesi anziché 12, offrendo quindi un periodo più lungo per testare e implementare le nuove disposizioni.
  3. Posticipo di scadenze: Alcune scadenze previste dal decreto legislativo 62/2024 vengono posticipate di un anno. Tra queste, quella relativa al passaggio della competenza esclusiva per l’accertamento della condizione di disabilità all’INPS, che si baserà sull’ICD e sull’ICF.
  4. Riconoscimento dei diritti: Si prevede che vengano mantenuti i diritti, i servizi e le prestazioni, anche monetarie, per coloro il cui accertamento sia avvenuto entro il 1° gennaio 2027.
  5. Modifica delle date di applicazione: La data di inizio delle disposizioni contenute in vari articoli del decreto legislativo 62/2024, tra cui quelli relativi ai diritti, ai servizi e alle prestazioni per le persone con disabilità, verrà posticipata dal 1° gennaio 2026 al 1° gennaio 2027. Inoltre, le abrogazioni previste dall’articolo 39 del decreto avranno effetto dal 1° gennaio 2026.
  6. Segreteria tecnica di supporto: Verrà istituita una segreteria tecnica che affiancherà il Ministero per monitorare l’attuazione della riforma in materia di disabilità, il programma di azione e la direttiva UE 2024/2841, che istituisce la Carta europea della disabilità e il contrassegno europeo di parcheggio. La segreteria garantirà l’assistenza ai territori coinvolti nell’attuazione della riforma e si occuperà della gestione dei rapporti con l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, con un finanziamento di 900.000 euro per l’anno 2027.
  7. Modifiche agli articoli del Decreto 62/2024: La proposta di modifica incide sui seguenti articoli del decreto legislativo 62/2024: 9, 12, 33, 35, 39 e 40, che verrebbero modificati per adattarsi alle nuove scadenze e disposizioni.

Il Decreto Milleproroghe 2025 apporterà queste modifiche al decreto legislativo 62/2024, con l’obiettivo di migliorare l’attuazione delle politiche per le persone con disabilità, in particolare in relazione alla Disability Card e al contrassegno auto.

 

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L’importanza della medicina di genere: il caso del carcinoma uroteliale

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«Considerare le differenze di genere significa migliorare l’appropriatezza e la tempestività delle cure, con benefìci tangibili per tutti i pazienti»: è stato questo il concetto costantemente ribadito durante un recente convegno a Roma, dedicato, nello specifico, al caso del carcinoma uroteliale e al quale, insieme a specialisti del settore, hanno partecipato anche esponenti di Associazioni Un’immagine del convegno di Roma dedicato alla differenza di genere in medicina

«L’oncologia di genere rappresenta un aspetto emergente e sempre più rilevante nella personalizzazione delle cure oncologiche. Le differenze biologiche, ormonali e metaboliche tra uomini e donne influenzano, infatti, in modo significativo l’insorgenza, la progressione e la risposta ai trattamenti antitumorali. Tuttavia, il genere non incide solo sugli aspetti fisiologici della malattia, ma anche sulla prevenzione in oncologia, sull’accesso alle cure, specie se sperimentali e sulla gestione degli effetti collaterali. L’integrazione della prospettiva di genere nella ricerca clinica e nei protocolli terapeutici è pertanto essenziale per ridurre le disuguaglianze e migliorare l’efficacia delle cure. Solo attraverso un approccio sensibile al genere possiamo garantire un’assistenza oncologica realmente personalizzata, equa ed efficace per tutti i pazienti. L’oncologia di genere non è dunque un’opzione, ma un dovere scientifico ed etico per la medicina del presente e del futuro»: lo ha dichiarato Rossana Berardi, ordinaria di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e direttrice della Clinica Oncologica all’Azienda Ospedaliera Universitaria delle Marche, nel corso del recente convegno di Roma sul tema Differenza di genere in medicina: il caso del carcinoma uroteliale, promosso da ISHEO, società italiana specializzata in ricerca e consulenza nel settore sanitario, operante a livello nazionale e regionale. L’organizzazione dell’incontro si è avvalsa del contributo della Società Astellas.

Considerare le differenze di genere significa quindi migliorare l’appropriatezza e la tempestività delle cure, con benefìci tangibili per tutti i pazienti. «Integrare le differenze di genere nella medicina – ha dichiarato durante lo stesso convegno Davide Integlia, general manager di ISHEO, economista sanitario ed esperto di percorsi terapeutico-assistenziali – significa non solo adattare i trattamenti alle specificità biologiche di ciascun sesso, ma anche affrontare le disuguaglianze sociali e culturali che influenzano la salute. Riconoscere e affrontare le disuguaglianze di genere è fondamentale per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e garantire che tutte le persone ricevano trattamenti adeguati, tempestivi e personalizzati. Questo approccio non riguarda solo le malattie fisiche, ma anche il benessere psicologico, dove le differenze di genere sono altrettanto significative».

«La consapevolezza attuale della centralità della persona affetta da cancro – ha aggiunto dal canto suo Sarah Scagliarini dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia dell’Ospedale Cardarelli di Napoli – ci induce finalmente a partire dal vissuto, dai sintomi, dalle condizioni psicologiche e sociali, per poi arrivare alla valutazione strettamente oncologica. Ed è proprio in questo nuovo modo di riflettere che emerge la differenza di genere nel carcinoma uroteliale, con differenze nell’àmbito dei fattori di rischio, del ritardo alla diagnosi, della stadiazione iniziale e della risposta ai trattamenti oncologici. Sensibilizzare, accogliere, cambiare la rotta del cancro oltre che curare è il nostro prossimo obiettivo».

Non solo medici, ma anche esponenti di Associazioni hanno partecipato al convegno di Roma, quale Edoardo Fiorini, presidente dell’Associazione PaLiNUro (Pazienti Liberi dalle Neuroplasie Uroteliali), che ha dichiarato: «Allo stato attuale non esiste uno screening né alcuna forma di prevenzione per il tumore alla vescica. Nelle campagne di sensibilizzazione sulla diagnosi precoce, cerchiamo di porre una particolare enfasi sulla donna, stimolando un maggiore coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei ginecologi che hanno una scarsa sensibilità in merito. Lo facciamo attraverso i nostri canali di comunicazione, i gruppi di auto aiuto, i webinar informativi urologi, congressi ed eventi come quello di oggi».

Nello specifico del tema centrale trattato nel convegno, va detto che il tumore della vescica rappresenta tra il 90% e il 95% dei carcinomi uroteliali, ed è quindi la principale neoplasia del tratto urinario la cui sintomatologia, diagnosi e prognosi mostrano quanto sia essenziale un approccio di medicina di genere. Se è vero, infatti, che gli uomini hanno un rischio maggiore di sviluppare la malattia, le donne presentano stadi più avanzati, con prognosi ed esiti peggiori.
Diverse sono state le soluzioni proposte per risolvere tali problemi, quali richiamare l’attenzione dei medici e dei pazienti alla specificità di genere nella diagnosi della malattia; sensibilizzare le donne a prendere in seria considerazione tutti i sintomi del tumore alla vescica e a familiarizzare maggiormente con la figura dell’urologo. Infine, ci si è soffermati anche sulla necessità di aumentare i corsi di formazione sulla medicina di genere.

Per ulteriori informazioni: Anita Fiaschetti (anitafiaschetti@gmail.com).

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Disabilità e viaggi aerei: l’Europa dev’essere più “ambiziosa” nel migliorare i diritti

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«Rafforzare le leggi sui diritti dei passeggeri»: è l’appello del Forum Europeo sulla Disabilità (EDF) agli europarlamentari. Ancora troppo spesso, infatti, le persone con disabilità, quando viaggiano, devono affrontare sfide insormontabili a causa di imbarchi negati, ausili che si rompono e via dicendo. Insomma, nell’Unione Europea, non tutti questi cittadini e cittadine possono viaggiare in modo indipendente a causa delle barriere alla mobilità

Ci vuole più “ambizione” per migliorare in Europa i diritti dei passeggeri con disabilità: l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, invita così i membri del Parlamento Europeo ad adottare appunto una posizione più “ambiziosa” riguardo alla revisione proposta dalla Commissione delle leggi sui diritti dei passeggeri durante i viaggi aerei e multimodali. «Le proposte lanciate alla fine del 2023 – fanno sapere infatti dall’EDF – non hanno soddisfatto le nostre aspettative e i governi nazionali intendono ulteriormente indebolirle».

Ancora troppo spesso, infatti, le persone con disabilità, quando viaggiano, devono affrontare sfide insormontabili a causa di imbarchi negati, ausili che si rompono e via dicendo. Insomma, non possono viaggiare in modo indipendente a causa delle barriere alla mobilità, tra cui la mancanza di accessibilità nei veicoli e nelle infrastrutture, nonché la necessità di preavvisare l’intenzione di viaggiare in anticipo per ricevere l’assistenza appropriata.

«Gli Europarlamentari dovrebbero presentare emendamenti alla revisione delle leggi sui diritti dei passeggeri per tutelare maggiormente i diritti delle persone con disabilità e tali emendamenti dovrebbero vietare completamente la possibilità di rifiutare l’imbarco sulla base della disabilità, stabilire la piena responsabilità degli operatori per i danni e le perdite degli ausili e consentire alle persone con disabilità di viaggiare con il loro assistente gratuitamente quando imposto dal vettore per ragioni di sicurezza», sono queste le principali richieste avanzate dal Forum Europeo sulla Disabilità ai Deputati Europei.
Attualmente, infatti, mentre i passeggeri ricevono rimborsi in caso di ritardi, cancellazioni o diniego di imbarco, le persone con disabilità non hanno diritto a rimborsi quando l’assistenza non si presenta, le informazioni non sono accessibili o viene negato l’imbarco. Inoltre, gli ausili alla mobilità danneggiati o smarriti non vengono completamente risarciti durante i viaggi aerei e in più il trasporto aereo è l’unico in cui una persona accompagnatrice richiesta dal vettore per motivi di sicurezza deve pagare per il biglietto extra. «L’attuale revisione rappresenta un’opportunità che i membri del Parlamento Europeo devono cogliere per proteggere i diritti di oltre 100 milioni di persone con disabilità nell’Uione Europea».

Ulteriore passaggio fonamentale: la Proposta per i diritti dei passeggeri nei viaggi multimodali deve stabilire un legame più forte con la Direttiva Europea sull’Accessibilità (European Accessibility Act), eliminando il tempo di preavviso per richiedere assistenza, estendendo i diritti dei passeggeri a mobilità ridotta ad altre categorie di biglietti multimodali e non solo ai contratti multimodali singoli, oltreché ampliando le responsabilità del Punto Unico di Contatto per l’Assistenza. «Invitiamo pertanto i membri del Parlamento Europeo a presentare gli emendamenti da noi suggeriti che vanno in questa direzione», concludono dall’EDF. (C.C. e S.B.)

La sintesi degli emendamenti per il rafforzamento dei diritti dei passeggeri e la sintesi degli emendamenti per una regolamentazione sui diritti dei passeggeri nel contesto multimodale sono disponibili rispettivamente (in inglese) a questo e a questo link.

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L’importanza del Braille e dell’accessibilità per le persone con disabilità visiva

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In occasione della Giornata Nazionale del Braille, l’Istituto Comprensivo Francesco d’Assisi-Nicola Amore di Sant’Anastasia (Napoli) ospiterà un evento dedicato all’importanza del Braille e all’accessibilità per le persone con disabilità visiva, iniziativa organizzato in collaborazione con la Rete CIVES e le Associazioni Abili alla Vita, ADAC e Real Vesuviana, che punta soprattutto a sensibilizzare studenti e comunità su temi quali l’autonomia, l’istruzione e l’inclusione Un ritratto di Louis Braille e la lettura tramite il sistema da lui inventato

In occasione dell’imminente ventottesima Giornata Nazionale del Braille, l’Istituto Comprensivo Francesco d’Assisi-Nicola Amore di Sant’Anastasia (Napoli) ospiterà un evento dedicato all’importanza del Braille e all’accessibilità per le persone con disabilità visiva, iniziativa patrocinata moralmente dal Comune di Sant’Anastasia, che mira a sensibilizzare studenti e comunità su temi quali l’autonomia, l’istruzione e l’inclusione.
Organizzato in collaborazione con la Rete CIVES e le Associazioni Abili alla Vita, ADAC (Associazione Diversamente Abili Campania) e Real Vesuviana, l’evento (venerdì 21 febbraio, Sala Auditorium della Scuola Secondaria di Primo Grado di Via Verdi, 72, ore 10-12) prevede la partecipazione di Angela de Falco (dirigente scolastica); Veria Giordano e Angela Auriemma (assessore rispettivamente all’Istruzione e alle Politiche Sociali del Comune di Sant’Anastasia); Raffaele Di Vaio, tecnico per ausili informatici; Antonio Maione, esperto sportivo; Giuseppe Fornaro, presidente della Rete CIVES; Annacarmen Rea, psicologa; Alessandro Costantino, educatore per studenti ciechi; Pasquale Borrelli, esperto musicale; Alfonso Romano, esperto sportivo. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: segreteriacives@gmail.com.
In calce al nostro articolo denominato Giornata Nazionale del Braille: l’inclusione abita nel linguaggio (a questo link), vi è un’ampia nota biografica dedicata a Louis Braille.

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Distretto di Jesi: le criticità nella valutazione di alunni con disabilità, DSA e BES

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I tempi di attesa e il numero dei potenziali alunni con disabilità riferiti al Distretto marchigiano di Jesi (Ancona) indicano una situazione di fortissima criticità, che necessita di essere affrontata senza indugi, a partire dall’esigenza di potenziamento dei Servizi UMEE (Unità Multidisciplinari Età Evolutiva), tenuto conto che l’attesa della valutazione ritarda sia un adeguato percorso di inclusione scolastica, sia gli interventi educativi e riabilitativi

Nei mesi scorsi la nostra organizzazione [Gruppo Solidarietà] e l’Istituto Comprensivo Federico II di Jesi (Ancona), capofila della Rete Esina, hanno avviato una collaborazione al fine di conoscere in maniera dettagliata la situazione degli alunni frequentanti gli Istituti della CTI- Rete Esina [CTI è acronimo per Centri Territoriali per l’Inclusione Scolastica, N.d.R.], in attesa di valutazione da parte del Servizio UMEE (Unità Multidisciplinare Età Evolutiva) del Distretto di Jesi. Una scelta maturata a seguito delle fortissime criticità presenti da molti anni in tale territorio (se ne vedano i dati a questo e a questo link).
Alla rilevazione hanno partecipato tutti gli Istituti della Rete e la consegna dei dati è avvenuta alla dello scorso mese di gennaio. La rilevazione stessa riguardava: il numero di alunni in attesa (per i quali la scuola ha segnalato la richiesta di valutazione) e il tempo di attesa dalla richiesta per grado di scuola, con ipotesi di numero di alunni in condizione di disabilità.

Ebbene, il numero totale di alunni in lista di attesa è risultato essere di 190. Di questi si stima: scuola dell’infanzia, 25-30%; scuola primaria, 60-65%; scuola secondaria, 10% circa.
Gli alunni con sospetta condizione di disabilità possono essere ricompresi in una forbice tra il 30 e il 45%. Alla primaria sarebbero quasi il 50%; il 30% alla scuola dell’infanzia.
I dati indicano poi che il 40% attende la valutazione da 3 anni, il 20% da 2 anni, il 30% da un anno, mentre il 10% si riferisce a richieste per l’anno corrente. Si possono anche ipotizzare, in alcuni casi, tempi ancora maggiori (segnalazione avvenuta in un ordine di scuola e valutazione effettuata nell’ordine successivo). I dati della Regione Marche, che risalgono al mese di agosto dello scorso anno, indicavano nel medesimo territorio del Distretto di Jesi un tempo di attesa fino a 4 anni.

Tempi di attesa e numero dei potenziali alunni con disabilità indicano in maniera inequivocabile una situazione di fortissima criticità, che necessita di essere affrontata senza indugi, a partire dall’esigenza di potenziamento dei Servizi UMEE, tenuto conto che l’attesa della valutazione ritarda sia un adeguato percorso di inclusione scolastica, sia gli interventi educativi e riabilitativi.
Per questo motivo, in maniera congiunta con l’Istituto Comprensivo Federico II, ci siamo rivolti con una lettera (disponibile a questo link) ai Servizi Territoriali Sanitari, cui compete la valutazione, e ai Comuni, perché si attivi in via immediata un confronto permanente con le scuole al fine di affrontare problemi che non possono sopportare ulteriori ritardi.

*Il Gruppo Solidarietà ha sede a Moie di Maiolati Spontini (Ancona).

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“Toccare per Leggere”: sei giorni a tu per tu con il Braille

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In corrispondenza con la Giornata Nazionale del Braille e nel 200° anniversario dell’ideazione del sistema Braille, le Biblioteche Civiche Torinesi e il Servizio Disabilità Sensoriali della Città di Torino promuovono il programma “Toccare per Leggere” (seconda edizione), organizzato con l’UICI di Torino e le Associazioni APRI e ConTatto, che il 21 febbraio prevede un incontro sulla storia e l’attualità del Braille, con particolare attenzione alla notazione musicale

In corrispondenza con la ventottesima Giornata Nazionale del Braille del 21 febbraio e nel 200° anniversario dell’ideazione del sistema Braille (1825), le Biblioteche Civiche Torinesi e il Servizio Disabilità Sensoriali della Città di Torino promuovono in questi giorni la seconda edizione del programma denominato Toccare per Leggere, ossia una settimana di attività e iniziative organizzate insieme all’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e all’APRI (Associazione Pro Retinopatici e Ipovedenti), in collaborazione con l’Associazione ConTatto.

Già dal 17, dunque, e fino al 22 febbraio le Biblioteche Civiche torinesi e la sede della Biblioteca Braille (Via Nizza 151, Torino) ospiteranno punti informativi, letture, laboratori e incontri con le scuole, per promuovere e far conoscere il sistema Braille.
L’appuntamento principale si avrà proprio il 21 febbraio, presso la Biblioteca Civica Centrale (Via della Cittadella, 5, ore 16-18, ingresso libero), con un pomeriggio dedicato alla storia e all’attualità del Braille e una particolare attenzione alla notazione musicale. «Il sistema ideato da Louis Braille, musicista egli stesso, consente infatti – sottolineano dall’APRI – l’accesso alla notazione musicale da parte delle persone con disabilità visiva, permettendo di leggere con il tatto tutti gli elementi di uno spartito».
Dopo i saluti istituzionali, sarà Marco Bongi dell’APRI a illustrare il percorso dall’alfabeto allo spartito musicale di Louis Braille, mentre Angelo Panzarea dell’UICI (U.I.C.I.) presenterà il Braille musicale oggi e il fondo della Biblioteca Braille della Città di Torino. I loro interventi saranno intervallati dalle esecuzioni dal vivo per violoncello e chitarra dei musicisti Lorenzo Montanaro e Roberto Turolla.

Una settimana realmente propizia, quindi, per scoprire come il sistema Braille possa superare ogni barriera e per confermare il ruolo delle biblioteche come luoghi di cultura inclusiva e accessibile. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del programma “Toccare per Leggere”. In calce poi al nostro articolo denominato Giornata Nazionale del Braille: l’inclusione abita nel linguaggio (a questo link), vi è un’ampia nota biografica dedicata a Louis Braille.

L'articolo “Toccare per Leggere”: sei giorni a tu per tu con il Braille proviene da Superando.

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