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Toccare per leggere: un viaggio nel mondo dei libri tattili

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«Con questi incontri, vogliamo esplorare il potenziale dei libri tattili come strumento di inclusione e crescita per tutti»: così Patrizia Ceccarani, segretario del Comitato Tecnico Scientifico ed Etico della Fondazione Lega del Filo d’Oro, presenta i due incontri dal titolo complessivo “Toccare per leggere: un viaggio nel mondo dei libri tattili”, promossi dalla stessa Fondazione Lega del Filo d’Oro per il 12 e il 26 marzo, in presenza a Osimo (Ancona), ma fruibili anche online

«La lettura è una porta d’accesso alla conoscenza e alla crescita personale. Con questi incontri, vogliamo esplorare il potenziale dei libri tattili come strumento di inclusione e crescita per tutti»: così Patrizia Ceccarani, segretario del Comitato Tecnico Scientifico ed Etico della Fondazione Lega del Filo d’Oro, presenta i due incontri dal titolo complessivo Toccare per leggere: un viaggio nel mondo dei libri tattili, promossi dalla stessa Fondazione Lega del Filo d’Oro (a partecipazione gratuita) per i pomeriggi del 12 e del 26 marzo. «Per le persone con sordocecità e pluridisabilità – aggiunge Ceccarani -, la lettura tattile è a tutti gli effetti una forma di comunicazione con il mondo esterno, permettendo loro di entrare in contatto con la realtà in modo autonomo e stimolante. È quindi cruciale che la preparazione e la sensibilizzazione sull’uso dei libri tattili coinvolgano tutti, poiché solo così possiamo favorire una reale inclusione, creando ponti tra chi ha accesso a risorse tradizionali di lettura e chi invece dipende da questi strumenti per comunicare e crescere. La lettura tattile, infatti, non solo stimola le capacità cognitive e creative, ma favorisce anche un’interazione più profonda e significativa tra le persone».

Curati dal Centro di Documentazione della Fondazione Lega del Filo d’Oro, gli incontri si rivolgeranno a genitori, educatori, professionisti e a tutti coloro che sono interessati ad approfondire il ruolo dei libri tattili nei percorsi educativi e formativi. Esperti del settore guideranno i partecipanti in un percorso di scoperta sull’importanza della lettura come strumento di crescita intellettiva e sviluppo delle relazioni interpersonali.
Si incomincerà dunque, come detto, il 12 marzo (ore 14.30-17.30), sul tema L’importanza della letteratura per l’infanzia, da sviluppare con Silvia Giuliani, fondatrice dell’Associazione Cunegunde. Il 26 marzo, invece, nello stesso orario, a condurre l’incontro dedicato a Costruire mondi tattili: il libro sensoriale, sarà Fabio Fornasari, responsabile scientifico dell’Atelier Tolomeo presso l’Istituto dei Ciechi Cavazza di Bologna.
Gli incontri si terranno presso la Sala Polifunzionale del Centro Nazionale della Fondazione Lega del Filo d’Oro a Osimo, in provincia di Ancona (Via Linguetta, 3), ma saranno disponibili anche in modalità online.
La partecipazione, come detto, sarà gratuita, ma con iscrizione obbligatoria via mail, scrivendo a biblioteca@legadelfilodoro.it. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Federica Aruanno (f.aruanno@inc-comunicazione.it).

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Milano-Cortina 2026: pronti a dar vita ai “Giochi Paralimpici Invernali più belli di sempre”

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Quelli di Milano-Cortina saranno «i Giochi Paralimpici Invernali più belli di sempre»: ne è convinto Andrew Parsons, presidente del Comitato Paralimpico Internazionale. Durante la conferenza stampa di presentazione, ad un anno dall’evento, è stato sottolineato come esso promuoverà «inclusione e uguaglianza» nelle città ospitanti. Milano-Cortina 2026 segnerà tra l’altro il 50° anniversario dei primi Giochi Paralimpici Invernali, tenutisi nel 1976 Da sinistra il presidente del Comitato Paralimpico Internazionale Andrew Parsons, il vicepresidente della Fondazione Milano-Cortina 2026 e presidente del Copmitato Italiano Paralimpico Luca Pancalli, e il presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026 e del CONI Giovanni Malagò

Quelli di Milano-Cortina saranno «i Giochi Paralimpici Invernali più belli di sempre»: ne è convinto Andrew Parsons, presidente dell’IPC, il Comitato Paralimpico Internazionale.
Durante la conferenza stampa dello scorso 5 marzo, denominata One Year to go Paralympic Winter Games Milano-Cortina 2026 (la nostra presentazione a questo pezzo), a un anno dall’avvio del grande evento, lo stesso Parsons si è detto convinto che le prestazioni degli atleti paralimpici in tutti e sei gli sport previsti «cattureranno le menti degli spettatori e dei telespettatori».

Milano-Cortina 2026 segnerà tra l’altro il 50° anniversario dei primi Giochi Paralimpici Invernali, tenutisi nel 1976 a Örnsköldsvik in Svezia.
Le discipline previste sono il para ice hockey (a Milano), il biathlon e lo sci di fondo (in Val di Fiemme), lo sci alpino, lo snowboard e il curling in carrozzina a Cortina d’Ampezzo.
Durante i Giochi, gareggeranno 665 atleti da provenienti da 50 Paesi, con 79 eventi-medaglia previsti.
La cerimonia d’apertura si terrà all’Arena di Verona il 6 marzo.

Parsons ha voluto infine sottolineare che i Giochi Paralimpici avranno un impatto sociale e infrastrutturale positivo, “trasformando” le città ospitanti e promuovendo inclusione e uguaglianza.
Grazie infatti agli ingenti investimenti volti a migliorare l’accessibilità delle infrastrutture, Milano vedrà miglioramenti per quanto riguarda la metropolitana, mentre diverse stazioni ferroviarie in Trentino Alto Adige sono state rese accessibili. Dal canto loro, Cortina e le altre aree ospitanti stanno promuovendo il turismo accessibile e sostenibile, come riferito anche sulle nostre pagine.

Da ricordare in conclusione che alla conferenza stampa di Milano, riservata ai rappresentanti degli organi d’informazione, sono intervenuti, insieme ad Andrew Parsons, anche Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano-Cortina 2026 e del CONI (Comitato Olimpico Nazionale Italiano); Luca Pancalli, vicepresidente della Fondazione Milano-Cortina 2026 e presidente del CIP (Comitato Italiano Paralimpico); vari atleti paralimpici, tra cui Simone Barlaam (nuoto), Martina Caironi (atletica) e Andrea MacrìGabriele Lanza e Alessandro Andreoni, componenti della Nazionale Italiana di para ice hockey ai Giochi di Pechino 2022. (C.C. e S.B.)

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Quando la moda unisce e include: l’evento “New Liberty” alla “Milano Fashion Week”

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Alla “Milano Fashion Week”, in passerella per l’evento “New Liberty”, il 1° marzo scorso, presso l’Acquario Civico del capoluogo lombardo, hanno sfilato le creazioni della Scuola MP Moda di San Marino, ma dietro alle macchine da cucire c’erano anche i giovani e le giovani della Fondazione Centro Anch’io, che ha come principio la tutela e l’indipendenza di ogni persona con disabilità intellettiva Persone della Fondazione Centro Anch’io al lavoro, in vista della sfilata di Milano

Quando la moda unisce: in passerella per l’evento New Liberty, il 1° marzo scorso all’Acquario Civico di Milano, hanno sfilato le creazioni della Scuola MP Moda di San Marino, ma dietro alle macchine da cucire c’erano anche i giovani e le giovani della Fondazione Centro Anch’io, che ha come principio la tutela e l’indipendenza di ogni persona con disabilità intellettiva.
«La sfilata è stata un’esperienza immersiva e l’immaginazione e la creatività di ciascuno hanno raccontato  storie di bellezza senza tempo, riscrivendo in chiave moderna un’epoca che ha segnato la storia del design e della moda», sottolineano gli organizzatori.

Il tema New Liberty ha esplorato il connubio tra il design classico e l’estetica moderna, attraverso l’uso di motivi floreali, linee sinuose, materiali innovativi e una forte attenzione alla sostenibilità. Ogni collezione è stata il frutto di un intenso lavoro di ricerca, reinterpretazione e sperimentazione dei codici visivi dell’Art Nouveau, con uno sguardo proiettato verso il futuro. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Terenzi Communications (mara@terenzis.com).

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L’atrofia muscolare spinale e lo screening neonatale esteso

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A distanza di anni anni dall’introduzione dello screening neonatale anche per le patologie neuromuscolari genetiche, la situazione italiana si presenta ancora frammentata, se è vero che le diverse Regioni si sono mosse in maniera autonoma nell’introdurre il test che consente di individuare in maniera precoce la SMA (atrofia muscolare spinale). Di questo e altro si parlerà il 12 marzo, durante un incontro online promosso dall’OMaR (Osservatorio Malattie Rare) e dall’Associazione Famiglie SMA

«A distanza di anni dalla modifica della Legge 167/16, che ha portato a introdurre in Italia lo screening neonatale anche per le patologie neuromuscolari genetiche, per le immunodeficienze congenite severe e per le malattie da accumulo lisosomiale, la situazione italiana si presenta ancora grandemente frammentata. In assenza, infatti, di una linea uniforme a livello nazionale e dunque di un decreto per l’aggiornamento del panel delle patologie da sottoporre a screening neonatale esteso, le diverse Regioni si sono mosse in maniera autonoma al fine di introdurre, a livello territoriale, il test che consente di individuare in maniera precoce la SMA (atrofia muscolare spinale) e prendere in carico i pazienti, anche attraverso la somministrazione di terapie innovative in grado di cambiare la storia naturale della patologia»: è sulla base di tali premesse e allo scopo di approfondire tutti questi aspetti che l’OMaR (Osservatorio Malattie Rare), in collaborazione con l’Associazione Famiglie SMA e con il contributo non condizionante di Novartis, ha voluto organizzare per il 12 marzo (ore 10-13.30) il convegno online denominato SMA e screening neonatale esteso. Ostacoli, traguardi e opportunità future.

Durante l’incontro verrà anche presentata la pubblicazione Screening per la SMA: la responsabilità di una scelta, per fare il punto su quanto sino ad oggi realizzato in tema di screening neonatale esteso e SMA. (S.B.)

L’incontro online del 12 marzo potrà essere seguito registrandosi a questo link. Per ulteriori informazioni: melchionna@rarelab.eu (Rossella Melchionna).

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Importante quell’ambulatorio, anche per le donne e le ragazze con sindrome di Down

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«Una visita ginecologica può essere un momento delicato per tutte, ma lo è certamente un po’ di più per le donne con sindrome di Down, che hanno bisogno di essere accolte, comprese, accompagnate. Per questo, la notizia dell’attivazione di un ambulatorio dedicato è per noi un’ottima notizia»: così dall’AIPD viene commentata la notizia dell’inaugurazione di un ambulatorio ginecologico rivolto a donne con disabilità, presso il Gemelli di Roma, come avevamo ampiamente riferito nei giorni scorsi (©AIPD)

«Prendersi cura di sé, del proprio corpo e della propria salute è un diritto di tutte le donne, ma a volte può diventare una vera e propria impresa: una visita ginecologica può essere un momento delicato per tutte, ma lo è certamente un po’ di più per le donne con sindrome di Down, che hanno bisogno di essere accolte, comprese, accompagnate. Per questo, la notizia dell’attivazione di un ambulatorio dedicato è per noi un’ottima notizia»: così dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), viene commentata la notizia dell’inaugurazione di un ambulatorio ginecologico rivolto a donne con disabilità, presso il Policlinico Universitario Gemelli IRCCS di Roma, come avevamo ampiamente riferito anche sulle nostre pagine.

«Abbiamo contattato personalmente i promotori e i responsabili di questa iniziativa – aggiungono dall’AIPD – e ci è stato assicurato che il personale è pronto ad accogliere le ragazze e le donne con sindrome di Down che vorranno chiedere una visita o un parere. Sarà dedicato loro il tempo necessario per far comprendere cosa accadrà durante la visita e spiegare eventuali problematiche. Questo per noi è molto importante, perché l’accesso alla sanità e ai servizi di prevenzione e cura, pur essendo un diritto costituzionale, presenta a volte barriere invisibili. Avere pertanto un ambulatorio ginecologico con personale formato e dedicato significa, per le donne con disabilità, anche un riconoscimento della propria femminilità e della propria sessualità».

«Tante delle ragazze e delle donne che frequentano la nostra Associazione – concludono dall’AIPD – sia a Roma che in tutta Italia, hanno una vita sentimentale e affettiva, che dev’essere riconosciuta e accompagnata. Questo ambulatorio e le altre iniziative simili che sono sorte e che sorgeranno in futuro rappresentano dunque passi avanti significativi per il pieno riconoscimento di una dimensione troppo spesso negata. Ed è un segno concreto di sostegno alle donne, anche in occasione della Giornata Internazionale dell’8 marzo. Ci auguriamo quindi che a questa iniziativa ne seguano tante altre simili in tutto il Paese, per rispondere a un bisogno reale e diffuso». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampaaipd@gmail.com.

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“Michelangelo audiodescritto”, a cura di Blindsight Project

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In occasione dell’anniversario della nascita di Michelangelo Buonarroti, che ricorreva il 6 marzo scorso, l’Associazione Blindsight Project ha arricchito il proprio progetto “Talking-Italy©”, fornendo le audiodescrizioni di alcune delle opere più celebri dell’artista toscano. È infatti già disponibile l’audiodescrizione della “Pietà”, cui seguiranno quella della “Sacra Famiglia” e del “Mosè” e, in un momento successivo, anche quella della Cappella Sistina

Lo scorso 6 marzo ricorreva l’anniversario della nascita di Michelangelo Buonarroti, nato nel 1475 e deceduto nel 1564. Per celebrare tale ricorrenza, l’Associazione Blindsight Project ha pensato di proporre l’audiodescrizione di alcune delle opere più note del celeberrimo pittore e scultore.
Viene dunque segnalato dall’Associazione che l’audiodescrizione della Pietà è già disponibile a questo link, e che ad essa seguiranno a breve quelle della Sacra Famiglia e del Mosè; quindi, ma in un momento successivo, in ragione della complessità dell’opera stessa, anche quella della Cappella Sistina.

L’iniziativa, cui è stata attribuita la denominazione di Michelangelo audiodescritto, si colloca nell’àmbito del progetto Talking Italy©, iniziativa ideata e portata avanti dall’Associazione per rendere l’arte accessibile alle persone cieche e ipovedenti attraverso degli “audio-tour”, ossia dei percorsi fruibili anche online nei quali i singoli elementi del complesso artistico vengono accuratamente audiodescritti, fornendo anche tutte le informazioni comunemente affidate al canale visivo.
Si tratta di un’importante risorsa culturale su cui Blindsight Project investe ormai da diversi anni. Ad oggi, infatti, sono otto gli audio-tour realizzati dall’Associazione attraverso il progetto Talking Italy©, ognuno dei quali dedicato ad uno specifico complesso artistico: il Parco dei Mostri di Bomarzo, l’Antiquarium di Sutri e il Museo Colle del Duomo a Viterbo, Villa d’Este a Tivoli, il Complesso Monumentale di Sant’Agnese e Santa Costanza, la Chiesa di San Luigi dei Francesi, e la Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, cui si aggiunge ora, come detto, l’audio-tour Michelangelo audiodescritto. (Simona Lancioni)

Suggeriamo anche a Lettori e Lettrici l’ampio servizio, con relativa intervista, curato da Savio Tanzi e dedicato a Laura Raffaeli, presidente dell’Associazione Blindsight Project, da noi pubblicato proprio nei giorni scorsi (a questo link). Per ulteriori informazioni su Michelangelo audiodescritto: president@blindsight.eu.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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Terzo Settore: la Commissione Europea ha finalmente chiuso una fase di incertezza

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Particolarmente positivi, dal mondo del Terzo Settore, i commenti riguardanti il via libera, da parte della Commissione Europea, alle norme fiscali previste dal Codice del Terzo Settore, ciò che chiude una lunga fase di incertezza vissuta dagli Enti di Terzo Settore, che aspettavano la conclusione del percorso di riforma iniziato nel 2016

Una serie di commenti positivi ha accompagnato in questi giorni il via libera da parte della Commissione Europea alle norme fiscali previste dal Codice del Terzo Settore, ciò che «chiude una lunga fase di incertezza vissuta dagli Enti di Terzo Settore – sottolinea ad esempio Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – i quali aspettavano la conclusione del percorso di riforma iniziato nel 2016. Ora, dunque, finalmente, migliaia di enti potranno valutare nell’ambito del nuovo assetto fiscale quale qualifica assumere e potranno operare all’interno di un quadro normativo ormai completo. Stiamo dunque andando in direzione della sostenibilità dell’azione del Terzo Settore e di una migliore programmazione delle attività a beneficio della collettività».

Di «un passo significativo che riconosce e valorizza il ruolo cruciale delle organizzazioni di Terzo Settore all’interno della società e dell’economia», parla anche Vincenzo Falabella, consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e presidente della FISH, la Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie, che è pure tra le organizzazioni aderenti al Forum del Terzo Settore.

E infine, «si tratta di un traguardo fondamentale per il nostro Paese – secondo Chiara Tommasini, presidente del CSVnet, l’Associazione Nazionale che riunisce i 49 Centri di Servizio per il Volontariato italiani – che rende sempre più vicino il completamento della Riforma del Terzo Settore, avviata nel 2016, che mira a sostenere l’autonoma iniziativa dei cittadini, valorizzando il principio di sussidiarietà sancito dalla nostra Costituzione». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: stampa@forumterzosettore.it; ufficiostampa@fishonlus.it; ufficiostampa@csvnet.it.
A questo link vi è l’elenco completo di tutti i soci e degli aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie).

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Azioni concrete per far sì che i diritti delle donne con disabilità siano finalmente riconosciuti e tutelati

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«Le donne con disabilità continuano ad essere escluse dalle politiche di genere e affrontano quotidianamente ostacoli che ne limitano l’autonomia e la partecipazione alla vita sociale e lavorativa»: così la FISH, in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, rispetto alla quale la Federazione ha voluto «ribadire il proprio impegno affinché i diritti delle donne con disabilità siano finalmente riconosciuti e tutelati»

«Le donne con disabilità continuano ad essere escluse dalle politiche di genere e affrontano quotidianamente ostacoli che ne limitano l’autonomia e la partecipazione alla vita sociale e lavorativa»: lo si legge in una nota diffusa dalla FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie), in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, rispetto alla quale la stessa FISH ha voluto «ribadire il proprio impegno affinché i diritti delle donne con disabilità siano finalmente riconosciuti e tutelati».
«Esse affrontano una doppia discriminazione – sottolineano dal Gruppo Donne della Federazione -, legata sia al genere che alla disabilità, eppure dimostrano una straordinaria resilienza, lottando per l’affermazione della propria dignità e per il riconoscimento della loro voce nella società. I dati ISTAT confermano del resto una realtà allarmante, se è vero che meno del 20% delle donne con disabilità ha un’occupazione e molte vivono in condizioni di isolamento, sia in àmbito familiare che professionale. Sono inoltre maggiormente esposte a forme di violenza fisica, psicologica ed economica, spesso invisibili e sottovalutate».

Di tali criticità si è discusso il 7 marzo nel corso dell’incontro online Donne e ragazze con disabilità: tra diritti negati, salute e violenza di genere, promosso dallo stesso Gruppo Donne della FISH e presentato anche sulle nostre pagine, che ha coinvolto esperte, attiviste e rappresentanti istituzionali in un confronto volto a individuare soluzioni concrete per una società più equa e inclusiva.
«Le donne con disabilità – ha affermato in tale occasione il presidente della FISH Vincenzo Falabella – sono spesso dimenticate nelle politiche di genere e nelle battaglie per l’uguaglianza. Oggi più che mai, quindi, è necessario un impegno concreto, per abbattere le barriere fisiche, sociali e culturali che impediscono loro di vivere una vita piena e soddisfacente. Come FISH continuiamo a lavorare affinché le istituzioni e l’opinione pubblica comprendano l’urgenza di garantire pari opportunità e accesso ai diritti fondamentali per tutte le donne con disabilità. E in tal senso un evento come la Giornata Internazionale della Donna deve essere un momento di riflessione, ma anche di azione concreta». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@fishonlus.it.

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Non permettere ai tuoi occhi di perdere l’orientamento: previeni il glaucoma!

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Quella che incomincia oggi, fino al 15 marzo, è la Settimana Mondiale del Glaucoma 2025, durante la quale si intensifica l’informazione e la sensibilizzazione su questa malattia degenerativa che colpisce oltre un milione di persone in Italia, metà delle quali, però, ignorano di esserne affetti, pur rischiando, come detto, una progressiva perdita della vista. Fondamentale, dunque, è la prevenzione sulla quale, come ogni anno, puntano le Sezioni territoriali dell’UICI

Malattia degenerativa bilaterale che colpisce il nervo ottico, spesso a causa di un aumento della pressione intraoculare, il glaucoma causa danni permanenti alla vista e una riduzione del campo visivo. Non presentando tuttavia sintomi evidenti, è fondamentale effettuare controlli oculistici regolari, specialmente in presenza di fattori di rischio come età avanzata, familiarità, miopia elevata e trattamenti con farmaci cortisonici. Un semplice controllo oculistico, infatti, può rilevare un glaucoma in fase iniziale, prevenendo danni irreversibili.
Quella che incomincia oggi, fino al 15 marzo, è la Settimana Mondiale del Glaucoma 2025, durante la quale in tutto il mondo si intensifica l’informazione e la sensibilizzazione su questa malattia degenerativa che colpisce oltre un milione di persone in Italia, metà delle quali, però, ignorano di esserne affetti, pur rischiando, come detto, una progressiva perdita della vista.

In occasione della Settimana Mondiale, le Sezioni dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), in collaborazione con IAPB Italia, l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità, organizzano tradizionalmente iniziative su tutto il territorio nazionale, per promuovere la prevenzione e l’informazione sul glaucoma, prevedendo tra l’altro la distribuzione di materiale informativo presso farmacie, bar e negozi dei centri storici, l’allestimento di stand nei mercati rionali, check-up oculistici gratuiti e altre forme di sensibilizzazione.
Si tratta di un costante impegno ad esempio da parte delle Sezioni UICI dell’Emilia Romagna, tra cui quelle di Reggio Emilia e Rimini, che per questi giorni hanno appunto programmato una serie di screening oculistici gratuiti.
«La prevenzione – sottolinea a tal proposito Chiara Tirelli, presidente dell’UICI di Reggio Emilia – è fondamentale per la salute, e per la vista in particolare, dove può fare la differenza evitando danni irreversibili. Ogni anno, milioni di persone nel mondo rischiano di perdere la vista a causa di patologie che potrebbero essere prevenute o trattate se diagnosticate tempestivamente. Il glaucoma, ad esempio, è una condizione che può essere tenuta sotto controllo se diagnosticata in tempo; per questo ci impegnamo a sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sull’importanza di effettuare controlli regolari, invitando tutti e tutte a prenotare un controllo oculistico, un esame semplice, non invasivo, che può rivelarsi determinante per salvaguardare la salute degli occhi». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione: Marzia Mecozzi (m.mecozzi@audiotre.com).

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Donne con sclerosi multipla e disabilità: vittime invisibili della discriminazione multipla

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«Continueremo a lavorare con impegno affinché ogni donna con sclerosi multipla e in generale con disabilità possa vedere riconosciuti i propri diritti, promuovendo un cambiamento attraverso la consapevolezza, la rete di supporto e il coinvolgimento della società, per costruire un futuro in cui nessuna donna sia più discriminata o subisca violenza»: lo hanno detto dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo Realizzazione grafica elaborata in occasione di “Cambia il finale”, progetto dell’AISM

«Essere donna, ancora oggi, può significare affrontare discriminazioni. Se a questo si aggiunge una disabilità, il rischio di essere vittime di ingiustizie si moltiplica. Le donne con sclerosi multipla e disabilità vivono quotidianamente una discriminazione multipla spesso non riconosciuta come tale e di cui si parla troppo poco. E inoltre, la mancanza di dati disaggregati su genere e disabilità rende difficile quantificare la portata del problema, lasciando molte vittime senza strumenti di tutela adeguati»: lo dicono dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), in una nota diffusa in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, riportando anche una serie di dati sulle discriminazioni riferiti all’ISTAT (2022), al proprio Barometro 2023 e alle indagini condotte dalla FISH, la Federazione per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie (2020). Secondo tali dati, dunque:
°2.033 donne con disabilità si sono rivolte ai Centri Antiviolenza nel 2022 (11,2% del totale) (ISTAT 2022).
° Il 10% delle donne con disabilità subisce stupri o tentati stupri, più del doppio rispetto alle donne senza disabilità (4,7%) (FISH 2020).
° Il 31,4% delle donne con limitazioni funzionali ha subito violenza psicologica dal partner, rispetto al 25% delle donne senza disabilità (ISTAT 2022).
° Il 64% delle donne con disabilità non ha autonomia economica in famiglia (ISTAT 2022).
° Il 62,3% ha subito almeno una forma di violenza, con una predominanza di violenza psicologica (51,4%), sessuale (34,6%), fisica (14,4%) ed economica (7,2%) (FISH 2020).
° Nell’87% dei casi, la violenza è stata inflitta da una persona nota alla vittima: nel 40% dei casi un operatore sanitario, nel 60% il compagno o caregiver (FISH 2020).

«Eppure – sottolineano dall’AISM – molte donne con disabilità non denunciano. Vergogna, paura, isolamento e dipendenza economica impediscono loro di ribellarsi a una condizione di abuso. Inoltre, spesso non riconoscono nemmeno la violenza che subiscono come tale, aggravando il fenomeno. (Relazione della Commissione Parlamentare sul Femminicidio e la Violenza di Genere). Di fronte a questa emergenza, dunque, abbiamo fatto della lotta alla discriminazione una priorità della nostra Agenda 2025, sviluppando progetti concreti per sostenere le donne con sclerosi multipla e disabilità».
A tal proposito, vanno citati Rete RED (Rete Empowerment Donne), è una rete di sole donne, con e senza sclerosi multipla, che opera nella rete di accoglienza AISM per favorire l’emersione dei fenomeni di discriminazione e violenza che possono arrivare allo sportello. Il Progetto LED (Lavoro Empowerment Diritti), che promuove l’inclusione lavorativa delle donne con disabilità attraverso percorsi di autonomia, formazione e mentoring per promuovere la consapevolezza e contrastare la discriminazione soprattutto nel mondo del lavoro. Cambia il finale, un programma già attivo in diverse Regioni e che si sta espandendo in tutta Italia, con l’obiettivo di contrastare la discriminazione e la violenza di genere attraverso formazione, informazione e collaborazione con i servizi territoriali. Progetto IDEA, che tra i propri prodotti ha anche la citata Rete Red, iniziativa che ha raccolto testimonianze e sviluppato strategie di empowerment per le donne con sclerosi multipla, ora applicate nei progetti attivi dell’AISM.

«La vera libertà per una donna con disabilità in uscita dalla violenza – afferma Marcella Mazzoli, direttrice della Gestione Sviluppo Territoriale dell’AISM – passa attraverso la consapevolezza: sapere di avere diritti, riconoscere le discriminazioni subite e disporre di strumenti concreti per superarle. La nostra Associazione lavora appunto per dare voce e forza alle donne con sclerosi multipla, affinché possano riappropriarsi della propria autonomia e costruire un futuro libero da discriminazioni e violenze. Tuttavia, il cambiamento richiede il coinvolgimento di tutta la società: è fondamentale creare reti territoriali attive, garantire un flusso efficace di informazioni tra istituzioni, associazioni e servizi sociali e attuare protocolli d’intesa per tutelare concretamente le donne più vulnerabili. La nostra cultura sociale, infatti, tende ancora a nascondere le forme più sottili di discriminazione e violenza. Creare una rete di accoglienza vuol dire offrire alle donne strumenti e opportunità per cambiare il finale della loro storia».

«L’8 marzo – concludono dall’AISM – non è solo una giornata di celebrazione, ma un’occasione per ribadire l’urgenza di un impegno concreto: senza dati chiari, senza una rete territoriale attiva e senza la collaborazione di tutte le forze coinvolte, le donne con sclerosi multipla continueranno a essere discriminate in famiglia, sul lavoro, nella società. Dal canto nostro, continueremo a lavorare affinché ogni donna con sclerosi multipla possa vedere riconosciuti i propri diritti, promuovendo un cambiamento attraverso la consapevolezza, la rete di supporto e il coinvolgimento della società, per costruire un futuro in cui nessuna donna sia più discriminata o subisca violenza». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

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Con “Artemisia” sono molto aumentate le richieste di aiuto delle donne con disabilità vittime di violenza

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A Milano e nei Comuni dell’hinterland interessati da “Artemisia“, progetto di cui anche il nostro giornale si è più volte occupato, il numero di donne con disabilità vittime di violenza rivoltesi a un Centro Antiviolenza è aumentato del 43% tra il 2023 e il 2024, un dato nettamente superiore rispetto a quanto atteso dalle Associazioni che hanno promosso l’iniziativa, a testimoniare che sul territorio esiste un bisogno effettivo ed emergente, cui è stata data una prima risposta Artemisia Gentileschi, “Autoritratto come allegoria della Pittura” (particolare), (1638-39), Royal Collection Trust, Londra (Foto: Bridgeman/Aci). Alla pittrice secentesca si ispira il nome del progetto promosso in Lombardia

Nella città di Milano e nei Comuni dell’hinterland interessati dal progetto Artemisia, il numero di donne con disabilità vittime di violenza che si sono rivolte a un Centro Antiviolenza è aumentato del 43% tra il 2023 e il 2024, un dato nettamente superiore rispetto a quanto atteso dalle Associazioni che hanno promosso lo stesso progetto Artemisia, a testimoniare che sul territorio esiste un bisogno effettivo ed emergente, cui è stata data una prima risposta.

Avviato il 3 dicembre 2022 e tuttora in corso, il progetto Artemisia – abbreviazione per “Attraverso Reti TErritoriali eMersione di SItuAzioni di violenza”, ma chiamato così anche in onore di Artemisia Gentileschi (nata nel 1593 e deceduta tra il 1652 e il 1656), la nota pittrice che subì una violenza sessuale a cui reagì facendo processare e condannare il colpevole) – è stato promosso dalle Fondazioni Somaschi, ASPHI e Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini, insieme alla LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie) e al CEAS (Centro Ambrosiano di Solidarietà).
Tra il 2023 e il 2024, l’iniziativa, di cui già in diverse occasioni ci siamo occupati sulle nostre pagine, ha condotto attività di formazione e sensibilizzazione rivolte sia alle Reti Territoriali Antiviolenza di Milano, Melzo, Rho, Rozzano, San Donato Milanese, Legnano e Cinisello Balsamo – per migliorarne le competenze sui temi relativi alla disabilità – sia alle Associazioni di persone con disabilità, per sensibilizzarle sulle questioni di genere.
«Questa attività – spiegano dalla LEDHA – ha avuto un impatto immediato, come riscontrato già nel 2024 dalle Associazioni che gestiscono i Centri Antiviolenza. Il numero di donne con disabilità vittime di violenza da essi prese in carico è passato infatti dalle 41 del 2023 (su 691, pari al 5,9% del totale) alle 59 del 2024 (su 782, pari al 7,5% del totale). A queste vanno aggiunte altre 17 donne seguite dal Consultorio Familiare della Fondazione Centro per la Famiglia Card. Carlo Maria Martini».

«Quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto – commenta Laura Abet, avvocata e responsabile del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – eravamo consapevoli del fatto che la violenza ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità è un fenomeno invisibilizzato. Da qui la necessità di farlo emergere. Ebbene, questi numeri sono molto più alti di quanto ci aspettavamo, segno che il progetto risponde a un bisogno diffuso».

L’aumento delle prese in carico delle donne con disabilità da parte dei Centri Antiviolenza è anche legato a un miglioramento dell’accessibilità di questi servizi. Troppo spesso, infatti, gli stessi Centri Antiviolenza e le Case Rifugio presentano ostacoli che rendono difficile – se non impossibile – l’accesso alle donne con disabilità motoria. Per chi ha una disabilità cognitiva o sensoriale, invece, l’ostacolo principale è rappresentato dalla difficoltà ad accedere alle informazioni.
Anche per questo motivo, come avevamo riferito a suo tempo, Artemisia ha redatto delle Linee di Indirizzo rivolte alle Associazioni e agli Enti che gestiscono Centri Antiviolenza e Case Rifugio, con informazioni utili a rendere accessibili e fruibili i servizi alle donne e ragazze con disabilità. Il documento fornisce, ad esempio, indicazioni sugli accorgimenti da adottare per superare le barriere architettoniche e per garantire l’accesso alle informazioni, ai siti internet e ai canali di comunicazione tra le potenziali vittime e le operatrici del Centro Antiviolenza, ciò che consente a chi ha una disabilità sensoriale o cognitiva di utilizzarli in autonomia.
E infine, all’interno delle Linee di Indirizzo è stato inserito un questionario di autovalutazione, utilizzabile dalle operatrici dei singoli Centri Antiviolenza per verificare l’accessibilità della struttura, registrando la presenza o meno di barriere architettoniche, segnaletica interna e bagni accessibili. Uno strumento che rappresenta un punto di partenza per valutare gli interventi necessari per migliorare l’accessibilità.

Da ricordare in conclusione che i risultati ottenuti nei due anni di attività di Artemisia saranno al centro del convegno denominato Nessuna esclusa”, in programma il 20 maggio prossimo a Palazzo Marino di Milano. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampa@ledha.it.

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Sarà tutta accessibile a Torino la rappresentazione dello spettacolo “Toccando il vuoto”

Superando -

Quinto appuntamento della stagione, dall’11 al 16 marzo, al Teatro Gobetti di Torino, con il percorso ideato dal Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale, per consentire anche alle persone con disabilità sensoriale di assistere agli spettacoli mediante nuove tecnologie e materiali di approfondimento. In scena “Toccando il vuoto” del drammaturgo scozzese David Greig, con Lodo Guenzi in veste di protagonista e la regia di Silvio Peroni I protagonisti dello spettacolo”Toccando il vuoto”

Quinto appuntamento della stagione per il percorso da noi regolarmente seguito, ideato già da alcuni anni dal Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale e sviluppato in collaborazione con il partner tecnologico PANTHEA e con l’Associazione +Cultura Accessibile, per consentire anche alle persone con disabilità visiva e sensoriale di assistere agli spettacoli mediante nuove tecnologie e materiali di approfondimento.
Accadrà da martedì 11 a domenica 16 marzo, al Teatro Gobetti di Torino, con la rappresentazione di Toccando il vuoto (Una fantasia alpinistica basata sul memoir di Joe Simpson) del drammaturgo scozzese David Greig, con Lodo Guenzi in veste di protagonista e la regia di Silvio Peroni.
Tratta da una storia vera, la pièce è ambientata nel 1985, durante la scalata nelle Ande Peruviane, dove gli alpinisti Joe Simpson e Simon Yates restarono vittime di un incidente durante la fase di discesa che provocò la caduta di Joe in un dirupo. Simon, per non rischiare di precipitare insieme al compagno, fucostretto a tagliare la corda da arrampicata. Una storia che si snoda tra passato e presente, passione, sensi di colpa, amicizia e resilienza.

Come sempre, dunque, per questo tipo di rappresentazioni torinesi, lo spettacolo sarà corredato da sovratitoli in italiano e in italiano semplificato con descrizione dei suoni, attraverso l’uso di dispositivi forniti direttamente dal Teatro, ovvero smart-glasses (occhiali smart) o smartphone. All’inizio di ogni recita, inoltre, è prevista la trasmissione in sala di una breve audiointroduzione e verrà resa disponibile l’audiodescrizione in cuffia per tutta la durata dello spettacolo, fruibile attraverso smartphone, sempre messi a disposizione dal teatro.
E ancora, nel pomeriggio di venerdì 14 (ore 18), è previsto l’ormai tradizionale appuntamento gratuito con il tour descrittivo e tattile sul palcoscenico (previa prenotazione, entro il 13 marzo, scrivendo a accessibilita@teatrostabiletorino.it).
Da ricordare, poi, che in una specifica sezione del sito internet del Teatro Stabile (a questo link), predisposta per la lettura da parte di applicazioni screen reader e con un plug-in facilitante, oltreché sulla app del Teatro stesso, sono disponibili alcuni materiali consultabili prima della fruizione dello spettacolo, ossia un video di approfondimento con audio, sottotitoli in italiano e in LIS (Lingua dei Segni Italiana), la scheda di presentazione dello spettacolo e un’ulteriore scheda con la trama semplificata.
Da segnalare infine che le persone con disabilità avranno diritto al biglietto ridotto e, in caso di necessità, l’accompagnatore potrà entrare gratuitamente. (S.B.)

A questo link è disponibile un approfondimento sullo spettacolo Toccando il vuoto. Per ogni ulteriore informazione: accessibilita@teatrostabiletorino.it (Annalisa Greco).

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Blindsight Project: assistenza a tutto tondo per “contagiare” all’inclusione e alla democrazia

Superando -

«Da questa mia chiacchierata con Laura Raffaeli – scrive Savio Tanzi – ho capito che Blindsight Project, l’Associazione da lei fondata, merita prima di tutto un’attenzione a tutto tondo, perché a tutto tondo è l’azione che si prefigge nell’assistenza alle persone con disabilità sensoriale e lo fa con un approccio personalissimo, tutto da scoprire, con il fine ultimo di “contagiare” all’inclusione e alla democrazia» Laura Raffaeli e Simona Zanella, presidente e vicepresidente di Blindsight Project, con i rispettivi cani guida

Nei miei precedenti contributi pubblicati da Superando, ho parlato di audiodescrizione filmica e ho intervistato figure importanti che ne hanno tracciato inevitabilmente il progresso, come la mia ex docente Laura Giordani, nonché dialoghista AIDAC (Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivie audiodescrittrice) e Mario Loreti, che da fruitore delle audiodescrizioni ora è fonico e anche speaker di talento. Oggi voglio rendere conto di un’interessantissima chiacchierata che ho avuto il piacere di fare con un’altra grande personalità, anche lei penna affermata di questa rivista: si tratta di Laura Raffaeli, fondatrice dell’Associazione Blindsight Project.
Il sottoscritto, traduttore audiovisivo e audiodescrittore appassionato di cinema, inizialmente aveva pensato di intervistarla per parlare di audiodescrizione filmica e artistico-museale, due ausili sui quali Blindsight Project ha apportato un importante contributo. Ciò nonostante, più ascoltavo, più capivo che Blindsight Project merita prima di tutto un’attenzione a tutto tondo, perché a tutto tondo è l’azione che si prefigge nell’assistenza alle persone con disabilità sensoriale: lo fa con un approccio personalissimo, tutto da scoprire.
Da anni, ad affiancare Laura Raffaeli nella sua attività di volontariato e associazione di categoria, c’è la vicepresidente Simona Zanella, anche lei cieca acquisita, responsabile della Campagna Nazionale per i Cani Guida.

Blindsight Project – mi racconta Laura Raffaeli – nasce nel 2006, pochi anni dopo un evento che le cambia la vita. In seguito a un incidente stradale, ha perso completamente il senso della vista e parzialmente quello dell’udito. Lei, che all’epoca non sapeva nulla della cecità, di come sia la vita di chi è cieco in Italia e di quale sia il nostro contesto nazionale in materia di accessibilità, si ritrova a fare i conti con la sua nuova condizione. Capisce subito di non essere l’unica: lo stesso senso di smarrimento e abbandono a livello statale e sociale lo avvertivano anche gli altri. Da lì, l’idea di fondare l’Associazione, non solo con l’obiettivo di supportare le persone con disabilità sensoriale, dando loro la forza di reagire, ma anche e soprattutto per informare e sensibilizzare le persone vedenti e udenti su cosa siano realmente le disabilità sensoriali, e anche per combattere il cosiddetto “abilismo”, così tragicamente diffuso tra chi non ha disabilità. Per esempio, cosa fare, o non fare, quando si incontra un cane guida; come usare le giuste parole – rifuggendo dalle negazioni non vedente e non udente, abolite anche dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità– o aprire quelle “porte blindate” che spesso impediscono a una persona con disabilità sensoriale di avere una vita sociale o ambire a ricoprire figure professionali di un certo livello.
Blindsight Project nasce quindi sì per assistere gli appartenenti a una determinata categoria sociale, ma ha anche come spirito motore quello di predisporre il mondo che ci circonda – e, ovviamente, chi lo abita – all’accoglienza e all’inclusione.

Negli anni, tutto è stato ideato e realizzato con l’obiettivo principale di assistere chi ha bisogno: in questo senso, un’altra importante attività della quale Blindsight Project si fa carico è la gestione di un Ufficio Legale per ogni discriminazione subita, in particolar modo per le donne cieche o sorde vittime di violenza, perché non sempre esse vengono messe nelle condizioni di essere assistite in un contesto rispettoso delle proprie esigenze. A tal proposito, da anni l’Associazione ha ratificato il Manifesto delle Donne e delle Ragazze con disabilità del Forum Europeo sulla Disabilità. Proprio per questo suo intento, Laura Raffaeli confessa di non aver mai avuto paura che qualcuno potesse “rubare” o “copiare” un’idea o un’attività realizzata presso Blindsight Project, perché il fine ultimo è sempre stato quello di “contagiare” all’inclusione e alla democrazia, diffondendo una mentalità e – diremmo oggi – normalizzando questa o quell’attività atta a includere tutti e tutte, non solo per il beneficio immediato di chi ne fruisce, ma anche per dimostrare agli scettici o ai pigri di cuore che farlo è possibile, che non si tratta di un’utopia, e che spesso non servono nemmeno molti fondi.

Tutto ciò è stato messo in campo con numerosi eventi che si sono succeduti negli anni e agendo in più settori della vita quotidiana: quello dell’assistenza sociale, della beneficenza, dell’istruzione, della formazione, della tutela dei diritti civili e dello sport, della ricerca sugli ausili informatici e dell’accessibilità a internet, dell’autonomia nella mobilità e del tempo libero, ponendosi come obiettivo ultimo la piena integrazione nel mondo cosiddetto “normodotato” – spettacolo, arte e cultura compresi. Infatti, sottolinea Laura Raffaeli, «rendere accessibili il cinema e le arti in generale non è una semplice azione volta all’intrattenimento: è soprattutto cultura e inclusione, perché è ciò di cui la persona con disabilità sensoriale percepisce maggiormente la mancanza, con gli inevitabili risvolti psicologici e sociali che ne conseguono, soprattutto tra i giovani».
Quando le chiedo quali siano i traguardi di cui va più fiera in ambito di audiodescrizione filmica, non ha dubbi: ricorda con gioia la realizzazione del primo festival del cinema accessibile in Europa: il Rome Fiction Fest del 2009, a cui hanno fatto séguito dal 2010 anche numerose edizioni della Festa del Cinema di Roma. Inoltre Blindsight Project portò per la prima volta in un festival MovieReading – l’app italiana gratuita per audiodescrizioni e sottotitoli – e fu un altro successo. Da lì, i traguardi sono fioccati uno dopo l’altro: dal primo spettacolo teatrale italiano accessibile nel 2010 ma anche la raccolta firme per modificare la Legge sul Cinema 220/16. Per questo importante obiettivo, infatti, l’Associazione depositò in Senato una serie di modifiche proposte insieme a poche altre organizzazioni, successivamente approvate e inserite nella Legge. Tra le altre, l’obbligo di rendere accessibile un’opera audiovisiva se realizzata con i fondi pubblici. A tal proposito, Blindsight Project lanciò anni fa delle proprie Linee Guida sull’audiodescrizione filmica.

Oggi, ammette Laura Raffaeli, «non mi batto più per la quantità, ma per la qualità delle audiodescrizioni, perché questo ausilio si sta diffondendo, spesso, però, a discapito della qualità e della sensibilità verso i fruitori. Siamo pieni di audiodescrittori, ma pochi sono davvero formati». Con rammarico, denuncia poi che «i contenuti audiodescritti risultano essere tuttavia molto pochi se paragonati all’offerta generale, e che in RAI le persone cieche italiane pagano come tutti, nonostante il canone sia obbligatorio per questa rete televisiva. Lo stesso accade in altre reti il cui abbonamento è facoltativo: a volte, qui, non esiste proprio accessibilità».

L’audiodescrizione, tuttavia, non riguarda esclusivamente cinema o teatro, bensì anche i musei e tutta l’arte in generale. Blindsight Project, infatti, è stata una vera e propria pioniera dell’audiodescrizione artistico-museale. Raffaeli ha coniato a tal proposito il termine ADAM (AD Artistico-Museale), coerentemente a quanto si fa con l’abbreviazione AD per l’audiodescrizione.
Un po’ come nell’AD filmica, l’ADAM descrive alle persone cieche e ipovedenti: lo fa con dei tour virtuali audiodescritti e con un metodo unico, grazie ai quali chiunque può “vedere” le opere in autonomia, in qualsiasi momento e luogo, superando ostacoli di mobilità e barriere sensoriali. «La vera sfida” – afferma la Presidente di Blindsight Project – sta nel fatto che, a differenza dei vincoli di tempo posti dai dialoghi nell’AD filmica, nell’audiodescrizione artistico-museale si ha l’illusione di avere tanto tempo da riempire, ma non è così, anche perché c’è sempre la scadenza per la consegna al committente». Questo presuppone innanzitutto la conoscenza della disabilità per cui si va a realizzare un ausilio, ma anche l’adozione di specifiche Linee Guida che possono essere apprese presso Blindsight Project. In linea di massima, bisogna trovare l’equilibrio giusto tra la descrizione, l’informazione e il cenno storico, senza confondere il fruitore.
Proprio in seno all’AD artistico-museale, il progetto di cui Laura Raffaeli – mi conferma con entusiasmo – va più fiera è l’iniziativa Talking Italy© – L’Italia Parlante, che ha iniziato a “dare la voce” al vastissimo e prezioso patrimonio artistico di cui godiamo. E così, a partire da giugno 2022, ha reso accessibile l’intero Parco dei Mostri di Bomarzo, così come Villa d’Este e altri luoghi e musei.
Ma non solo parchi, musei e ville storiche: anche mostre fotografiche la più importante delle quali è stata finora Ballata sensuale, un’esposizione con foto dello storico Archivio Alinari e un video, entrambi resi accessibili, sul tema delle problematiche sessuali legate alle terapie oncologiche.
Tutta l’attività legata a questa iniziativa non serve solo all’obiettivo immediato di rendere accessibile l’arte e i patrimoni artistici, ma è servita anche per l’obiettivo più lungimirante di creare un metodo per descrivere, il “metodo Blindsight”, affinato e studiato negli anni soprattutto da chi non vede. Ci si è poi preoccupati di rendere tutto questo facilmente fruibile online, in primis da chi usa uno screenreader. Perché non basta fare bene un’audiodescrizione, è fondamentale che essa poi sia fruibile.

L’auspicio è che, anche grazie a organizzazioni come Blindsight Project, ogni aspetto della vita quotidiana – e quindi anche sociale e culturale – delle persone con disabilità sensoriali possa presto vedere colmato ogni scarto con quella dei propri amici e parenti cosiddetti “normodotati”. Inoltre, parlare di quanto sia importante l’accessibilità alla cultura non fa altro che ribadirne il ruolo essenziale che riveste per ognuno di noi. Laura Raffaeli, nel parlarmi delle conseguenze di tale inaccessibilità, mi descrive la sensazione di una “botta al cuore” ricevuta ogni volta che ci si rende conto che non è stato possibile fruire di qualcosa allo stesso modo dei vedenti. Con questo articolo, dunque, non solo la ringrazio per avermi letteralmente “aperto un mondo”, ma cerco anche – con umiltà – di unirmi al coro di quanti rivendicano un miglioramento sociale sempre più rapido e pervasivo.

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