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Il Museo Omero finalista ai “WEmbrace Awards 2025”

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Il Museo Tattile Statale Omero di Ancona è tra i finalisti nella sezione “Creativity” alla terza edizione dei “WEmbrace Awards”, iniziativa organizzata dall’Associazione art4sport di Bebe Vio e il cui evento conclusivo è in programma per il 27 marzo alla Fabbrica del Vapore di Milano Una sala del Museo Omero di Ancona

Vi sarà anche il Museo Tattile Statale Omero di Ancona tra i finalisti nella sezione Creativity alla terza edizione dei WEmbrace Awards, iniziativa organizzata dall’Associazione art4sport di Bebe Vio e del cui evento conclusivo, in programma per il 27 marzo alla Fabbrica del Vapore di Milano, abbiamo già riferito ampiamente in altra parte del giornale.
A rappresentare per l’occasione il Museo Omero sarà Daniela Bottegoni, fondatrice e testimone di un percorso fatto di innovazione, accessibilità e impegno costante.
«Essere tra i finalisti nella categoria Creativity – dicono dalla struttura marchigiana – significa veder riconosciuto il valore della nostra missione, che da sempre dimostra come l’arte possa unire, ispirare e creare dialogo. Sarà dunque un’occasione importante per raccontare il nostro impegno nel rendere l’esperienza artistica un diritto di tutti e di tutte». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: redazione@museoomero.it.

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A tavola con i sensi: un’esperienza culinaria al buio

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Dal 29 al 31 marzo Viareggio ospiterà la terza edizione di “Food Expo Versilia” e la Fondazione Alfredo Catarsini 1899 sarà coinvolta il 29 marzo nella manifestazione, con l’evento speciale A tavola con i sensi. Un’esperienza culinaria al buio” 

Chi deciderà di partecipare, sarà bendato e guidato in un viaggio culinario che condurrà a esplorare cinque portate create con ingredienti del territorio freschi e di stagione: si chiama A tavola con i sensi. Un’esperienza culinaria al buio, l’evento in programma per il 29 marzo durante la manifestazione di Viareggio Food Expo Versilia.
Si tratterà in sostanza di un viaggio sensoriale unico alla scoperta dei sapori autentici del territorio, in un evento promosso da Slow Food Versilia, in collaborazione con la Fondazione Alfredo Catarsini 1899.
All’accoglienza verranno fornite le istruzioni, la mascherina da indossare prima dell’ingresso in sala e un cavaliere con il nome. Gli ospiti saranno accompagnati per sedersi al tavolo uno di fianco all’altro. All’inizio della degustazione verranno fornite istruzioni riguardo all’apparecchiatura, servito il vino e introdotti in sequenza i piatti da degustare. Al termine di ogni portata sarà prevista una pausa per scambio di impressioni e sarà proposto di riconoscere un ingrediente per palati sopraffini.
Una voce guiderà l’intero percorso della serata, mentre il personale di sala sarà sempre a disposizione in caso di necessità.

L’evento, condotto da Elena Martinelli, presidente della Fondazione Alfredo Catarsini 1899 e da Emiliana Lucchesi, giornalista enogastronomica, fa parte del cammino I luoghi di Catarsini, progetto realizzato in collaborazione con il Touring Club Italiano e Slow Food Versilia, che valorizza le eccellenze del territorio, con un’attenzione particolare all’accessibilità per le persone con disabilità visiva.
Slow Food Versilia aderisce tra l’altro anche al progetto L’arte accessibile per tutti della Fondazione Catarsini e parte del ricavato della degustazione sarà devoluto all’allestimento di due laboratori esperienziali con un’opera tattilmente esplorabile, rivolti a persone con disabilità visiva, da collocare presso la chiesa di San Martino in Freddana e di Castagnori, in provincia di Lucca. (C.C. e S.B.)

La locandina dell’evento. Per partecipare occorre prenotarsi scrivendo a versilia@network.slowfood.it; per ulteriori informazioni: Marco Ferri (press@marcoferri.info).

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Non è questa la strada che ho scelto: sensibilizzazione e solidarietà a Reggio Emilia

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Il Gruppo Parkinson Reggio Emilia e la Sezione reggiana dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) promuoveranno per il 30 marzo la giornata di approfondimento, sensibilizzazione e solidarietà denominata “Non è questa la strada che ho scelto”

Non è questa la strada che ho scelto è il titolo dell’evento, all’insegna della condivisione e della solidarietà, organizzato dall’UICI di Reggio Emilia (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) e dal Gruppo Parkinson Reggio Emilia a Reggio Emilia.
L’iniziativa proporrà un ricco programma di attività che coinvolgeranno il pubblico con momenti di riflessione, musica ed esibizioni artistiche.

L’appuntamento è fissato per domenica 30 marzo, a partire dalle 15, presso il Circolo ARCI Pigal di Reggio Emilia (Via E. Petrella, 2).
Il pomeriggio si aprirà con le note del pianista Andrea Papini, seguito dall’intervento delle psicologhe Jennifer Faietti e Agnese Novelli, che offriranno una riflessione sul tema Non è questa la strada che ho scelto, dando voce a vissuti e percorsi spesso silenziosi, ma ricchi di significato.
Non mancheranno momenti di arte in movimento, come la dimostrazione di tango argentino, che porterà sul palco la forza espressiva della danza e della relazione. Spazio anche alla letteratura, con la presentazione del libro L’alba dentro l’imbrunire di Lidia Marsili, un racconto che parla di luce interiore, resilienza e speranza. Si proseguirà con l’esibizione del coro Arcobaleno, diretto dal maestro Luciano Bonacini e, per gli amanti della musica d’epoca, la band The Friends accompagnerà i presenti in un viaggio musicale tra gli Anni Sessanta, Settanta e Ottanta. A concludere un rinfresco pensato per tutti i partecipanti. (C.C.) 

L’ingresso ha un costo di 15 euro, e l’incasso sarà devoluto ai progetti delle associazioni promotrici. Per informazioni: Marzia Mecozzi (m.mecozzi@audiotre.com); parkinson.re22@gmail.com.

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Il Centro di Prevenzione Oncologica di Prato ha attivato un percorso per donne con disabilità

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L’Azienda USL Toscana Centro ha reso noto che il Centro di Prevenzione Oncologica Eliana Martini di Prato ha attivato un percorso di prevenzione dedicato alle donne con disabilità, servizio che consente di effettuare, nella stessa seduta, mammografia, ecografia e, se necessario, ulteriori accertamenti. La nuova attività è gestita da un’équipe tutta al femminile

L’Azienda USL Toscana Centro ha reso noto che il Centro di Prevenzione Oncologica Eliana Martini di Prato (Via Galcianese, 93/12) ha attivato un percorso di prevenzione dedicato alle donne con disabilità.
Il Centro Eliana Martini, si legge nella nota dell’Azienda Sanitaria, «è da anni impegnato nella prevenzione del tumore al seno, con screening mammografico per le donne tra i 50 e i 74 anni, invitate a partecipare tramite lettera a domicilio».
In tale contesto, dunque, si inserisce anche «un percorso innovativo dedicato alle donne con disabilità, pensato per offrire un’opportunità concreta a chi, a causa di difficoltà pratiche o logistiche, potrebbe rinunciare alla prevenzione. Il servizio consente di effettuare, nella stessa seduta, mammografia, ecografia e, se necessario, ulteriori accertamenti».

La nuova attività a sostegno delle donne è gestita da un’équipe tutta al femminile guidata dalle dottoresse Anna Cruciani, responsabile della diagnostica senologica, e Giovanna Salaris, coordinatrice infermieristica.
Come accennato, il percorso prevede slot di appuntamenti dedicati. Le donne con disabilità residenti nella Provincia di Prato possono dunque accedere al servizio mediante prenotazione telefonica (0574 805056, martedì ore 9-12), oppure via mail a screening.prato@uslcentro.toscana.it. (Simona Lancioni)

Si ringrazia Rita Lanè per la segnalazione.

Si veda anche la pagina dedicata al Centro di Prevenzione Oncologica Eliana Martini di Prato nel sito dell’Azienda USL Toscana Centro. Da segnalare poi, nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa) (nel quale il presente contributo è già apparso e viene qui ripreso per gentile concessione), il Repertorio 2021-2025 Servizi per la salute sessuale e riproduttiva preparati ad accogliere donne con disabilità, nonché le Sezioni Donne con disabilità: diritti sessuali e riproduttivi e Donne con disabilità.

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Il lavoro è fondamentale per un pieno reinserimento sociale: un accordo tra Montecatone e la Regione Emilia Romagna

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Il lavoro come tappa fondamentale del proprio progetto di vita, un fattore che per le persone con disabilità è molto importante ai fini dell’inclusione sociale e della realizzazione personale: parte da questo assunto di base la convenzione sottoscritta tra l’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura impegnata nella riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita, con l’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia Romagna Da sinistra Paolo Iannini, direttore dell’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia Romagna, Giovanni Paglia, assessore regionale al Lavoro e allo Sviluppo Economico e Mario Tubertini, commissario straordinario e già direttore generale dell’Istituto Riabilitativo Montecatone

«Il lavoro come tappa fondamentale nella costruzione del proprio progetto di vita. E se per le persone con disabilità questo percorso è spesso pieno di ostacoli, esso rappresenta anche uno dei fattori più importanti di inclusione sociale e realizzazione personale. In particolare, per le persone ricoverate presso la nostra struttura, la degenza è naturalmente prima di tutto rivolta al recupero di salute e autonomia, ma in un secondo momento anche all’inserimento, o al reinserimento, nel mondo del lavoro»: è da queste considerazioni, espresse dall’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), la nota struttura impegnata nella riabilitazione di persone mielolese o con grave cerebrolesione acquisita, che ha preso piede un progetto con l’Agenzia Regionale per il Lavoro dell’Emilia Romagna, portando nei giorni scorsi, come avevamo segnalato anche sulle nostre pagine, alla sottoscrizione di una specifica convenzione.
L’accordo è stato siglato alla presenza di Giovanni Paglia, assessore al Lavoro e allo Sviluppo Economico della Regione Emilia Romagna, Paolo Iannini, direttore dell’Agenzia Regionale per il Lavoro e Mario Tubertini, commissario straordinario e già direttore generale di Montecatone.
Il protocollo ha formalizzato dunque la collaborazione tra le due istituzioni, avviata da tempo in via sperimentale, e prevede, per l’Agenzia Regionale per il lavoro, il compito di informare gli ospiti della struttura sulle opportunità offerte dal collocamento mirato e sul funzionamento dei servizi territoriali disponibili per le persone con disabilità. Il tutto con l’obiettivo di sviluppare iniziative e progetti comuni per l’orientamento e l’inserimento lavorativo delle persone ricoverate nel centro, favorendo il pieno reinserimento sociale dei pazienti.

Dal 2019 a Montecatone sono stati organizzati oltre 15 incontri dedicati all’orientamento al lavoro che hanno visto il coinvolgimento di 110 persone con disabilità. Dopo un primo colloquio informativo e di orientamento, le persone possono partecipare a percorsi mirati per l’inserimento professionale (corsi di formazione e tirocini), essere segnalate alle aziende che per legge sono tenute ad assumere una quota di lavoratori e lavoratrici con disabilità, candidarsi alle offerte di lavoro riservate agli iscritti e alle iscritte al collocamento mirato e partecipare alle chiamate pubbliche per offerte di lavoro.
«Quello di oggi – ha sottolineato Giovanni Paglia, in occasione della firma dell’accordo – è un passo concreto per garantire che il diritto al lavoro sia davvero accessibile a tutte e tutti. Lavoriamo per un’Emilia Romagna inclusiva, dove nessuno venga lasciato indietro e grazie a questa collaborazione rafforziamo il supporto all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità attraverso percorsi personalizzati, formazione mirata e un accompagnamento costante. I risultati, infatti, si possono ottenere solo con progetti innovativi e interventi mirati, e con questa intesa vogliamo agire in tal senso ampliando le opportunità, integrando sistemi complessi e rafforzando il legame tra mondo del lavoro e inclusione sociale».

La convenzione sottoscritta tra Montecatone e l’Agenzia Regionale per il Lavoro sostiene anche lo scambio e il confronto su buone prassi e metodologie di lavoro tra gli operatori impegnati nel processo di inserimento o reinserimento lavorativo. E sono previsti anche percorsi individualizzati di collocamento mirato e incontri periodici di orientamento al lavoro.
«Nell’ottica di una riabilitazione che coinvolga tutti gli aspetti della vita – ha affermato Mario Tubertini -, l’attività lavorativa, sia quella precedente al trauma o una nuova occupazione, costituisce un elemento centrale. Formalizzare questa partnership ci consente di integrare il supporto che offriamo con le competenze specifiche dell’Agenzia, un approccio, questo, che si inserisce nella nostra visione di riabilitazione globale, dove il lavoro multidisciplinare dello staff – dai medici specialisti ai terapisti occupazionali, dagli assistenti sociali agli psicologi – si arricchisce costantemente grazie alle sinergie con i partner del territorio».
«L’obiettivo è chiaro – ha concluso –: permettere alle persone che assistiamo di riconquistare, tramite percorsi personalizzati e l’utilizzo delle più moderne tecnologie riabilitative, la massima autonomia possibile in tutti gli àmbiti della vita, incluso quello professionale».

All’incontro è intervenuta tra gli altri anche Anna Neri, assistente sociale presso il Servizio Socioeducativo di Montecatone, che ha spiegato come «le persone che vengono ricoverate qui da noi siano spesso in età lavorativa, ragion per cui in Istituto è importante individuare percorsi. In questo senso la collaborazione con l’Agenzia Regionale è stata molto importante. Lo scopo, per altro, non è il trovare il lavoro, ma offrire le giuste informazioni». «E tra gli aspetti più importanti – ha aggiunto – c’è la patente di guida, perché l’autonomia è fondamentale e questo è un percorso che Montecatone ormai offre da tanto tempo». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa dell’Istituto Riabilitativo Montecatone (Massimo Boni), massimo.boni@montecatone.com.

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La presentazione dei “Patti di Amicizia Lunga”, insieme al “suggenitore” Squeglia

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La presentazione del 28 marzo a Milano da parte di CBM Italia del progetto “Patti di Amicizia Lunga”, promosso per contrastare l’emarginazione e la discriminazione nei confronti dei giovani con disabilità, coinciderà con “Le parole… e le note… per dirla”, nuovo spettacolo di Agostino Squeglia, “suggenitore” per sua stessa definizione, che accompagnato dal quartetto d’archi Les Fleurs Ensemble, interpreterà pagine della letteratura italiana sulla disabilità, con riferimento al vissuto quotidiano

Figura con pochi emuli nel mondo della cultura sociale – ma possiamo senz’altro dire della cultura in generale – Agostino Squeglia lo è innanzitutto per l’originalità del termine con cui egli stesso si autodefinisce, il neologismo “suggenitore”, ossia il genitore di una persona con disabilità impegnato nel diffondere una nuova cultura sulla disabilità, “suggerendola” appunto, specie tramite lo strumento della letteratura.
In questi ultimi anni abbiamo avuto modo in diverse occasioni di occuparci con piacere di varie sue iniziative e torniamo a farlo ora, in occasione del suo felice abbinamento con un’organizzazione meritoria quale CBM Italia, che nel pomeriggio del 28 marzo presenterà a Milano (Auditorium di Casa della Carità “A. Abriani”, Via Brambilla, 10, ore 17.30) il proprio progetto Patti di Amicizia Lunga, insieme al nuovo spettacolo di reading/concerto realizzato da Squeglia e denominato Le parole… e le note… per dirla, dove il “suggenitore” sarà accompagnato dal quartetto d’archi femminile Les Fleurs Ensemble, interpretando ancora una volta pagine della letteratura italiana sulla disabilità, con riferimento al vissuto quotidiano.

Reso possibile grazie alla collaborazione di LEDHA Milano (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), del CeDISMa (Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e Marginalità dell’Università Cattolica) e del Consorzio SiR (Solidarietà in Rete), oltreché dal contributo della Fondazione di Comunità Milano, il progetto Patti di Amicizia Lunga è stato promosso per contrastare l’emarginazione e la discriminazione nei confronti dei giovani con disabilità, tramite opportunità formative e di socializzazione che consentano di affrontare con fiducia la vita adulta, sviluppando competenze essenziali e un solido capitale relazionale.
L’iniziativa si basa sull’attivazione e il coinvolgimento di giovani con e senza disabilità di scuole secondarie di secondo grado, promuovendo un cambiamento nei comportamenti, insieme a dinamiche virtuose e sostenibili, che rendano i loro contesti sociali ed educativi più inclusivi e accoglienti. «In questo modo – sottolineano da CBM Italia – i partecipanti potranno sperimentarsi come “ambasciatori” di inclusione e partecipazione». (S.B.)

A questo e a questo link sono disponibili approfondimenti sul progetto Patti di Amicizia Lunga. Per iscriversi all’incontro del 28 marzo, accedere a questo link. Per ulteriori informazioni: info@cbmitalia.org; agosqueglia@gmail.com.

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ANFFAS Udine: una presenza di grande sostanza sul proprio territorio

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Circa 80 soci e sempre più persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo coinvolte in corsi quali “Pasticcieri DOC si diventa” o lo “Yoga della risata”, oltreché nei soggiorni estivi: sono numeri che rendono l’ANFFAS Udine sempre più un punto di riferimento sul proprio territorio per le famiglie di persone che rappresentano di fatto circa l’80% del totale di tutte le persone con disabilità Persone dell’ANFFAS Udine impegnate nel corso “Pasticcieri DOC si diventa”

Circa 80 soci e sempre più persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo coinvolte nei corsi e nei soggiorni estivi: sono numeri che rendono lANFFAS Udine (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) sempre più un punto di riferimento sul proprio territorio per le famiglie di persone che rappresentano di fatto circa l’80% del totale di tutte le persone con disabilità.

«Portiamo avanti il nostro impegno con dedizione ed entusiasmo – sottolinea la presidente dell’Associazione Maria Cristina Schiratti -, organizzando in particolare delle attività dove le persone con disabilità intellettiva e disturbi del neurosviluppo possano stare insieme per acquisire nuove abilità, diventando il più possibile autonomi, ma anche per sorridere e divertirsi insieme. Grazie ad esempio all’importante sostegno della Fondazione Friuli, che è al nostro fianco ormai da oltre un decennio e ci aiuta a sostenere le spese, anche quest’anno stiamo conducendo la sesta edizione del corso Pasticcieri DOC si diventa, con circa 20 persone con disabilità, mentre quello di Yoga della risata, giunto all’ottava edizione, ne conta 17, oltre agli immancabili soggiorni estivi che promuoviamo da oltre trent’anni. Lo scorso anno ne abbiamo organizzati due, coinvolgendo circa 20 persone con disabilità, uno a Bibione (Venezia) e uno a Kranjska Gora».
«Ovviamente – conclude Schiratti – quelle dei soggiorni estivi non sono solo importanti attività di inclusione sociale e di autonomia, ma anche momenti che servono a “sollevare” famiglie fortemente provate». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: anffasudine68@gmail.com; machinpress@gmail.com (Barbara Marchin).

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Protocollo nr: 11942 – del 24/03/2025 – AOODGOSV – D.G. per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del S.N.I. Formazione delle commissioni dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione per l’a.s. 2024/2025.

Ultime da A. T. P. Cosenza -

Ministero dell’Istruzione Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Direzione Generale Ufficio V – Ambito Territoriale di Cosenza Via Romualdo Montagna, 13 – 87100 Cosenza e-mail: usp.cs@istruzione.it – Posta ...

Un’alleanza per l’autismo: diritti, comprensione, trattamenti e servizi

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Fondo Autismo, epidemiologia, Piano Nazionale per l’Autismo, scienza dell’analisi del comportamento e strumenti ABA, inclusione scolastica, reti territoriali, Linee di Indirizzo per i regolamenti dei servizi, Progetto di Vita, accertamento del disturbo dello spettro autistico nella valutazione di base: saranno tanti i temi trattati al convegno internazionale “Un’alleanza per l’autismo: diritti, comprensione, trattamenti e servizi”, organizzato per il 2 aprile dalle Associazioni ANGSA e ANFFAS

Fondo Autismo, epidemiologia, Piano Nazionale per l’Autismo, scienza dell’analisi del comportamento e strumenti ABA, inclusione scolastica, reti territoriali, Linee di Indirizzo per i regolamenti dei servizi, Progetto di Vita, accertamento del disturbo dello spettro autistico nella valutazione di base: saranno tanti i temi trattati nel corso del convegno internazionale Un’alleanza per l’autismo: diritti, comprensione, trattamenti e servizi, organizzato congiuntamente dall’ANGSA Nazionale (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo) e dall’ANFFAS Nazionale (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), per il 2 aprile a Roma, in corrispondenza con la Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo, presso l’Auditorium Cosimo Piccinno del Ministero della Salute (Lungotevere Ripa, 1).
«Obiettivo dell’evento – spiegano gli organizzatori – è promuovere i diritti, la comprensione e il supporto per le persone nello spettro dell’autismo, un tema di rilevanza globale che verrà affrontato e declinato sotto molteplici aspetti anche grazie alla partecipazione di numerosi e prestigiosi relatori, tra cui il professor Evan Eichler dell’Università statunitense di Washington, che terrà la Lectio magistralis sul tema Understanding the genetics of autism [“Comprendere la genetica dell’autismo”, N.d.R.]. Sarà quindi un’importante occasione di confronto tra esperti, istituzioni, associazioni, professionisti e famiglie, per condividere buone pratiche, aggiornamenti scientifici e riflessioni sui percorsi di inclusione sociale e sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni e la comunità scientifica sull’importanza di costruire una vera e propria alleanza tra enti pubblici e privati, volta a promuovere una cultura di inclusione e rispetto per i diritti delle persone con autismo».

«L’alleanza tra le Associazioni maggiormente rappresentative e le Istituzioni che si occupano di autismo – sottolinea il presidente nazionale dell’ANGSA Giovanni Marino – è un fatto molto positivo, perché fa crescere in modo esponenziale la capacità di porre all’attenzione, con responsabilità e consapevolezza, il tema delle persone con spettro autistico». «Quest’anno – aggiunge – la nostra Associazione compie quarant’anni e in quattro decenni l’impegno delle famiglie ha creato una rete capillare impegnata a dare speranze di un futuro sereno e dignitoso alle persone con autismo, tutelando i loro diritti, la prospettiva di una vita dignitosa, il più possibile autonoma, e la massima inclusione nella società».
«Questo straordinario evento – commenta dal canto suo Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – consentirà di dare una panoramica a trecentosessanta gradi sui tanti temi che interessano le persone nel disturbo dello spettro dell’autismo, le loro famiglie e tutti coloro che a vario titolo sono parte della loro vita, dalle istituzioni alla sfera sociosanitaria, con l’obiettivo di porre sempre al centro la persona, così come ribadito con forza dall’attuale recente normativa collegata alla Riforma in materia di disabilità. Le sfide sono ancora tante e quello che è urgente è capire in modo preciso e dettagliato quali siano le esigenze specifiche delle persone con disturbo dello spettro autistico, al fine di garantire loro la migliore qualità di vita possibile in una società pienamente inclusiva, in ogni suo ambito».

Entrando nel dettaglio del programma previsto per il convegno, che potrà anche essere seguito in streaming, va detto che i lavori saranno moderati da Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per i Diritti delle Persone con Disabilità e Famiglie cui aderiscono sia ANGSA che ANFFAS), e da Serafino Corti, direttore del Dipartimento delle Disabilità della Fondazione Sospiro).
Dopo l’apertura di Giovanni Marino, seguita dai saluti istituzionali, interverrà Roberto Speziale, sul Manifesto Autismo: atti, proposte condivise ed azioni attese.
Successivamente sono previste due sessioni, riguardanti la prima il settore della ricerca, la seconda quello dei diritti, degli interventi e dei servizi, per animare un ampio dibattito aperto a genitori, insegnanti di sostegno, educatori e personale sanitario.
La sessione sulla ricerca vedrà gli interventi di Maria Luisa Scattoni, ricercatrice presso il Servizio di Coordinamento e Supporto alla Ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinatrice del Network Italiano per il riconoscimento precoce dei disturbi dello spettro autistico, dell’Osservatorio Nazionale Autismo e responsabile scientifica del progetto per l’utilizzo del Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico; Giovambattista Presti, medico, psicoterapeuta e docente ordinario di Psicologia Generale all’Università di Enna “Kore”; Fabio Tosolin, presidente dell’Association for the Advancement of Radical Behavior Analysis e di IACABAI- Italy Associate Chapter of ABAI; Davide Carnevali, psicologo, psicoterapeuta, dottore di ricerca, analista del comportamento BCBA e SIACSA, dirigente sanitario presso la Fondazione Sospiro e docente alla Sigmund Freud University di Milano.
La sessione riguardante invece i diritti, gli interventi e i servizi potrà contare sulla partecipazione di Alessandro Solipaca, direttore scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane; Raffaele Ciambrone, dirigente del Ministero dell’Istruzione e del Merito; Roberto Keller, psichiatra, neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta, direttore del Centro Regionale Piemontese per Disturbi dello Spettro Autistico nell’Età Adulta; Massimo Molteni, specialista in Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza; Angelo Cerracchio, coordinatore del Gruppo di Lavoro Benessere e salute presso l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità; Gianfranco de Robertis, vicepresidente del Tavolo Tecnico per la redazione di un Testo Unico per le Disabilità ed esperto giuridico della Segreteria Tecnica del Dipartimento delle Politiche in materia di disabilità, presso la Presidenza del Consiglio. (S.B.)

Segnaliamo che rispetto all’evento del 2 aprile, nei prossimi giorni daremo spazio a un’ampia intervista ai presidenti di ANGSA e ANFFAS Giovanni Marino e Roberto Speziale. Per ogni ulteriore informazione: comunicazione@anffas.net.

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Il corso di formazione del Museo Omero sull’accessibilità ai beni culturali

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La ventunesima edizione del corso di formazione dedicato all’accessibilità ai beni culturali, organizzato dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona, è in programma dal 27 al 29 marzo, per dare vita, come sempre, a un’opportunità formativa di alto livello, tramite la quale approfondire l’accessibilità al patrimonio culturale e l’educazione artistica ed estetica delle persone con disabilità visive e uditive Visite tattili al Museo Omero di Ancona

Sta per tornare il corso di formazione dedicato all’accessibilità ai beni culturali, iniziativa organizzata dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona e la cui ventunesima edizione è in programma dal 27 al 29 marzo presso la Sala Boxe della Mole Vanvitelliana nel capoluogo marchigiano, un’opportunità formativa di alto livello, come sempre, per approfondire l’accessibilità al patrimonio culturale e l’educazione artistica ed estetica delle persone con disabilità visive e uditive.

L’iniziativa, che anche per questa edizione ha già fatto registrare il tutto esaurito, è rivolta a chi lavora nel settore culturale e sociale, accogliendo quest’anno in particolare, tra gli altri, il personale della Banca d’Italia, dei Musei Civici di Venezia, del Museo Ferragamo e di numerosi Comuni e Università.
Tra i relatori, oltre al personale del Museo Omero, gli storici collaboratori della Lega del Filo d’Oro, del Museo Tattile di Pittura Antica e Moderna Anteros di Bologna, del Centro Tiflodidattico di Pesaro, di RAI Pubblica Utilità, del CNR e della Galleria Borghese di Roma. Tra le “novità”, invece, Fabio De Chirico della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Vincenzo Mazzarella della Reggia di Caserta ed Elisabetta Schiavone di Soluzioni Emergenti.

Articolato su due moduli (L’accessibilità al patrimonio museale e l’educazione artistica ed estetica per persone cieche e ipovedenti e Beni culturali e turismo: come renderli accessibili alle persone sorde), il corso includerà anche una parte pratica con una visita guidata nelle sale del Museo Omero. (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo del corso. Per ulteriori informazioni: redazione@museoomero.it (Monica Bernacchia).

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Scuola e povertà educativa, è partito il progetto “Compiti@casa”

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1.600 ragazzi e ragazze delle scuole secondarie di primo grado di 4 Regioni italiane saranno sostenuti nello studio da 840 studenti universitari grazie a un’iniziativa promossa da 4 università, 4 organizzazioni di Terzo Settore e 16 scuole secondarie di primo grado

Stanno per partire i tutorati online attivati all’interno di Compiti@casa, un progetto selezionato da Con i Bambini , nell’àmbito del Fondo per il Contrasto della Povertà Educativa Minorile, allo scopo di sostenere nello studio, nell’arco di tre anni, circa 1.600 allievi delle scuole secondarie di primo grado, compresi alunni con backgroud migratorio.

A fare loro da tutor saranno 840 studenti delle università coinvolte nel progetto che, selezionati tramite un apposito bando, opportunamente formati e remunerati, aiuteranno i ragazzi e le ragazze più giovani nelle materie scientifiche e umanistiche. Un’opportunità preziosa, dunque, per chi è in situazione di difficoltà di apprendimento, disagio educativo, scarso rendimento scolastico, bassa partecipazione alla vita scolastica.

Compiti@casa è un progetto triennale che ha l’obiettivo di innovare lo studio a distanza e sviluppare metodologie didattiche capaci di motivare e sostenere gli alunni e le alunne in difficoltà. Ideato nel 2020 dalla Fondazione De Agostini e dall’Università di Torino, per questa edizione è finanziato dalla stessa Fondazione De Agostini, dalla citata Fondazione Con i Bambini, dalla Fondazione Alberto e Franca Riva, da UniCredit Foundation e dalla Fondazione Comunità Novarese.
La partnership è costituita dalle Cooperative Sociali Parsec  (capofila, Roma), Raggio Verde (Novara), Traparentesi (Napoli), dall’Associazione I Tetti Colorati (Ragusa), dalle Università di Torino (responsabile scientifico), Messina, La Sapienza di Roma, Federico II di Napoli e da 16 scuole che operano in contesti complessi delle quattro Regioni coinvolte (Piemonte, Lazio, Campania e Sicilia). È prevista inoltre una valutazione di impatto sociale affidata alla Fondazione Bruno Kessler.

«Di fronte a una generazione scarsa numericamente e afflitta, come da più parti sottolineato, da stati di ansia che ne compromettono un sano ingresso nella vita adulta, risulta inaccettabile che molti studenti delle scuole medie vivano uno stato di frustrazione legato a uno scarso rendimento scolastico spesso motivato dalla povertà materiale e dalla povertà educativa delle loro famiglie. Il servizio che offriamo è teso a contrastare queste difficoltà, offrendo un supporto didattico e motivazionale facilmente fruibile nella versione online. Tutto ciò è reso possibile grazie alle risorse messe a disposizione a livello nazionale da una rete di fondazioni da tempo impegnate sul tema della povertà educativa», dichiara Barbara Guadagni, responsabile del progetto. (C.C.)

Per maggiori informazioni: Antonella Patete (responsabile per la comunicazione del progetto Compiti@casa), antonellapatete@libero.it.

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Come “sacchi pesanti” e non come esseri umani con la loro dignità!

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Storia di un pellegrinaggio a Lourdes… che non c’è stato. «Perché – racconta Angela Trevisan – non farmi male e svolgere le cose in sicurezza ha la priorità su tutto e soprattutto farci salire e scendere dal pullman come se fossimo dei “sacchi pesanti” e non degli esseri umani con una nostra dignità proprio non era cosa»

Vorrei richiamare l’attenzione su un episodio vissuto nei giorni scorsi. Non vedo e non cammino dalla nascita, ma ciò nonostante, come amo sempre dire, “cammino con altre gambe” e “vedo con altri occhi”, la Fede, infatti, mi ha sempre accompagnata e illuminata in tutti i momenti della vita.
Mi è stato dunque proposto da un amico di prendere parte ad un pellegrinaggio a Lourdes, esperienza che avremmo vissuto insieme, anche per tendere ad un maggiore livello di autonomia fra di noi, giacché anche lui ha problemi di vista e cammina con difficoltà. Ho accettato con entusiasmo, sia per trascorrere del tempo in sua compagnia, sia per conoscere nuove persone, ma soprattutto in quanto giorni prima avevo sentito un richiamo dalla nostra “Madre Celeste” che mi invitava ad andare a farle visita.
Siamo pertanto andati ad iscriverci presso una realtà associativa che si occupa proprio di organizzare questo genere di pellegrinaggi, dando assistenza alle persone in difficoltà o, per usare il termine che utilizzano loro, «Ai signori malati», espressione che a mio modo di vedere è davvero triste e mi mette sconforto. Per di più non mi sento certo né signora, né malata, ma sono semplicemente Angela. Tuttavia tendo sempre ad andare al di là delle definizioni e a guardare il concreto.
Ci era stata quindi assicurata tutta l’assistenza necessaria e che avremmo viaggiato con un pullman dotato di pedana per farci salire con le carrozzine, anche perché non eravamo i soli in tale situazione; era quindi impensabile farci salire sul pullman in altro modo.

Il mio entusiasmo era tanto, anche perché avrei vissuto questa esperienza senza i miei genitori, in compagnia di un amico e per di più mi sarei recata in un luogo così carico di suggestione e di spiritualità. Saremmo stati via qualche giorno ai primi di maggio. Non vedevo l’ora di partire.
Io, però, sono sempre estremamente attenta al problema delle barriere architettoniche e soprattutto a quelle culturali, verso le quali c’è ancora tanto da fare in questa nostra società. Continuavo pertanto a chiedere rassicurazioni sul fatto che avrei ricevuto l’opportuna assistenza e che tutto sarebbe stato accessibile per me.
So che può sembrare assurdo in una società come la nostra, in cui le parole “integrazione”, “inclusione”, “accessibilità”, sono sulla bocca di tutti. Ma posso assicurare, per esperienza personale, che sono solo parole, concetti astratti che spesso non vengono messi in pratica, anche se siamo nel 2025.

Intendiamoci bene, sapevo per certo che a Lourdes è tutto accessibile per chi si trova in una condizione come la mia, ma continuavo ad essere preoccupata per il viaggio in pullman. Forse ciò è dovuto al fatto che non sono molto abituata a muovermi senza i miei genitori e che quindi senza di loro tutto mi spaventa e mi sembra più difficile. In ogni caso, dopo alcune sollecitazioni, sono venuta a conoscenza del fatto che non ci sarebbe stata nessuna pedana per salire sul pullman. Ci avrebbero fatto salire degli uomini forti e robusti prendendoci in braccio. Per di più era prevista una sosta nel cuore della notte per riposarci un momento e per fare i nostri bisogni, per cui avremmo nuovamente dovuto scendere dal pullman allo stesso modo, come se fossimo dei “sacchi pesanti” e non degli esseri umani con una nostra dignità.
Ho quindi deciso di rinunciare a prendere parte al pellegrinaggio, pur se con profonda amarezza e dolore nel cuore. A mio parere, infatti il non farmi male e svolgere le cose in sicurezza hanno la priorità su tutto. E il modo con cui loro intendevano aiutarci, era rischioso sia per noi che per loro.

Questo episodio mi spinge a pormi delle domande: «Dov’è l’inclusione di cui tanto si parla?». «Se ci sono problemi persino ad andare a Lourdes con un’associazione che dovrebbe prendersi cura di noi con amore, come può pensare l’essere umano di andare sull’Everest, sulla Luna o addirittura su altri pianeti?»…
A mio parere occorrerebbe una maggior sensibilizzazione delle persone verso i nostri problemi, al fine di eliminare ogni barriera culturale; soprattutto così le persone ci considererebbero come parte integrante della società, come persone con pregi e difetti, proprio come tutti in questo mondo, degne di rispetto e con una nostra dignità umana.
Tengo inoltre ad evidenziare a coloro che avrebbero dovuto aiutarci, che già non è facile il dover dipendere dagli altri e quindi, chi ci dà una mano, dovrebbe cercare il più possibile di metterci a nostro agio. La vita non si sa mai cosa ci riserverà e la disabilità “non è un mondo a parte, ma parte del mondo”. 

*Donna con disabilità visiva e motoria, autrice del libro “Io non mi schiodo. Diario di una donna determinata” (angelatre73@gmail.com).

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Proroga supplenze dei docenti di sostegno: quel Decreto ha carattere di eccezionalità

Superando -

Ha carattere eccezionale e richiede numerose condizioni per essere applicato, quel Decreto del Ministero dell’Istruzione e del Merito secondo il quale, su richiesta della famiglia, il Dirigente Scolastico potrà confermare su posto di sostegno il docente supplente attualmente in servizio. Vediamo come e perché

L’articolo 8 del Decreto Legge 71/24, convertito dalla Legge 126/24, prevedeva la possibilità di proroga di un anno delle supplenze dei docenti di sostegno. Le modalità di attuazione erano state rimesse all’emanazione di un Decreto del Ministro dell’Istruzione e del Merito, che è stato emanato il 26 febbraio scorso (Decreto 32/25). In sostanza, quest’ultimo dispone che, su richiesta della famiglia, il Dirigente Scolastico possa confermare su posto di sostegno il docente supplente attualmente in servizio, purché si verifichino le condizioni indicate (si veda l’articolo 3, comma 1 del Decreto), che indicano come destinatari: docenti in possesso del titolo di specializzazione; docenti sprovvisti del titolo di specializzazione, ma inseriti nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze per lo stesso grado di istruzione; docenti sprovvisti del titolo di specializzazione, e inseriti su grado diverso da quello del posto da ricoprire.

Il Dirigente Scolastico, ricevuta la richiesta della famiglia, entro il 31 maggio deve:
° verificare se siano disponibili nelle Graduatorie Provinciali per le Supplenze docenti specializzati che impediscano la rinomina del supplente in forza dell’articolo 14, comma 6 della Legge 104/92 il quale espressamente recita: «L’utilizzazione in posti di sostegno di docenti privi dei prescritti titoli di specializzazione è consentita unicamente qualora manchino docenti di ruolo o non di ruolo specializzati»;
° verificare se il docente di cui si chiede la conferma ha diritto alla nomina su quel territorio. In particolare, può essere richiesta la conferma di docenti in servizio a tempo determinato nell’anno scolastico 2024/2025 con supplenze rientranti nelle tipologie di cui all’articolo 2, comma 5, lettere a e b, dell’Ordinanza Ministeriale 88/24, e cioè:
a) supplenze annuali per la copertura delle cattedre e posti d’insegnamento, su posto comune o di sostegno, vacanti e disponibili entro la data del 31 dicembre e che rimangano presumibilmente tali per tutto l’anno scolastico;
b) supplenze temporanee sino al termine delle attività didattiche per la copertura di cattedre e posti d’insegnamento, su posto comune o di sostegno, non vacanti, ma di fatto disponibili, rese tali entro la data del 31 dicembre e fino al termine dell’anno scolastico e per le ore di insegnamento che non concorrano a costituire cattedre o posti orario. Ciò al fine di verificare che l’eventuale proroga non violi i diritti prioritari di altri docenti.
Quindi, deve sentire il Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione (GLO); chiedere il consenso al docente interessato; comunicare entro il 15 giugno all’Ufficio Scolastico Regionale, al docente interessato e alla famiglia l’esito della verifica.
Dal canto suo, l’Ufficio Scolastico Regionale dovrà far pervenire alla scuola interessata la conferma della proroga, con l’indisponibilità del posto per altre supplenze, entro il 31 agosto.

La norma ha carattere eccezionale e si applica solo ai docenti in servizio su sostegno per l’anno scolastico 2024/2025, prorogati per l’anno scolastico 2025/2026. Per la stessa ragione non è applicabile in casi simili per analogia, dato l’espresso divieto dell’articolo 14 delle disposizioni premesse al Codice Civile.
Sono numerose, in realtà, le condizioni che debbono verificarsi prima che il posto venga dichiarato indisponibile per altre supplenze: la norma, infatti, è il frutto di un’attenta e delicata procedura amministrativa, con la quale, nel rispettare il diritto alla continuità didattica, viene rispettato anche il diritto al posto di tutti i docenti aspiranti a supplenza in quel determinato territorio i quali perdono solo il diritto per un anno a ricoprire la sede prorogata. Occorre però ribadire che la norma riveste il carattere dell’eccezionalità.

Il diritto alla continuità didattica vi deve essere anche per i docenti di sostegno a tempo indeterminato, allo stato inesistente; difatti la normativa prevede solo l’obbligo di tali docenti di permanere dopo l’immissione in ruolo per cinque anni sulla cattedra di sostegno, ma non necessariamente per tutti e cinque gli anni sullo stesso posto. Proprio per ottenere tale continuità didattica, è in itinere una Proposta di Legge, sostenuta dal mondo associativo, che garantisce ciò attraverso la richiesta di istituzione di un’apposita cattedra di sostegno.

Per tutti i motivi esposti non mi sento, questa volta, di condividere le posizioni critiche dell’ANIEF (Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori), che invece ho sempre apprezzato e alla quale ho indirizzato docenti con problemi. L’ANIEF, infatti, insiste a ripetere, come anche altri, che “sia la famiglia a scegliere il supplente”. In realtà, come detto in precedenza, la famiglia si limita a chiedere: sarà il Dirigente Scolastico a decidere, dopo avere verificato che siano presenti tutte le condizioni formali indicate nel Decreto 32/25; egli, poi, deve pure interpellare il GLO e mentre la verifica delle precedenti condizioni gli impone di richiedere la nomina del docente nominato l’anno precedente, in presenza di un parere negativo del GLO, anche se non previsto nel Ddecreto Ministeriale come condizione vincolante, potrebbe rigettare la richiesta, ovviamente dandone le motivazioni.

Pertanto perché l’ANIEF ritiene che con questa norma sia calpestato pure il “merito” dei docenti? Se infatti non vi fosse la rinomina del docente, si scorrerebbero le graduatorie e se ad esempio si fosse in presenza di quella degli aspiranti privi di specializzazione, mi chiedo cosa potrebbe avere di più del docente rinominato un nuovo docente che non conoscesse l’alunno, mentre il rinominato lo conosce e didatticamente ha «instaurato un valido rapporto educativo con lui». Quest’ultima espressione è contenuta nella Sentenza del Consiglio di Stato 245/01 con la quale il Supremo Collegio Amministrativo ha deciso che i genitori possano “rinunciare” ad un docente di sostegno quando non si sia riusciti a instaurare quel “valido rapporto educativo”, indipendentemente da cause addebitabili al docente; e, scavalcando le graduatorie, addirittura ha deciso che si possa nominare un esperto, segnalato dalla famiglia, non presente nelle graduatorie.

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