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Riabilitazione e reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita

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Si terrà l’11 dicembre a Bologna, promosso dalla Fondazione OPIMM insieme all’AECA e organizzato in collaborazione con il CIOFS Parma, l’Opera Don Calabria Ferrara e l’ENGIM Cesena, l’incontro La riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita

«I percorsi di inclusione attiva finanziati dalla Regione Emilia-Romagna, rivolti a persone impegnate in percorsi riabilitativi in seguito ad eventi traumatici o patologie invalidanti che hanno determinato una condizione di disabilità, sono finalizzati a promuoverne il reinserimento socio-lavorativo, partendo dalla valutazione delle autonomie e delle capacità residue su cui definire un progetto professionale compatibile con la nuova situazione personale. Gli interventi sono accomunati da forte personalizzazione e, attraverso azioni orientative e formative, mirano ad accompagnare la persona in un percorso di graduale riavvicinamento all’esperienza lavorativa, fornendo anche un supporto sul piano emotivo, nell’elaborazione e accettazione della condizione post-traumatica e nell’acquisizione di consapevolezza su risorse e limiti e sul proprio potenziale occupazionale. Pari opportunità, non discriminazione, partecipazione e occupabilità sono le parole-chiave di un approccio integrato pubblico-privato in cui un ruolo importante è giocato anche dai servizi sociali e socio-sanitari territoriali in una logica di complementarietà e non sovrapposizione con altri programmi e misure finanziate con il Fondo Regionale per l’occupazione»: così, dalla Fondazione OPIMM, viene presentato l’incontro promosso per il pomeriggio dell’11 dicembre presso la sede di Bologna della Fondazione stessa (Via del Carrozzaio, 7, ore 14-18), denominato La riabilitazione e il reinserimento socio-lavorativo delle persone con disabilità acquisita e organizzato insieme all’AECA (Associazione Emiliana centri Autonomi), in collaborazione con il CIOFS Parma (Centro Italiano Opere Femminili Salesiane), l’Opera Don Calabria Ferrara e l’ENGIM Cesena (Formazione Orientamento Cooperazione Lavoro).

«Obiettivo della nostra iniziativa – aggiungono dall’OPIMM – è contribuire a far conoscere un’importante opportunità, rappresentata da percorsi orientativi e formativi integrati e in continuità con la riabilitazione medica, al fine di garantire al maggior numero possibile di persone con disabilità acquisita un sostegno nel riattivarsi ed essere incluse nella vita sociale e lavorativa e nel raggiungere una migliore qualità di vita». (S.B.)

A questo link è disponibile il programma completo dell’incontro dell’11 dicembre (a quest’altro link le modalità d’iscrizione). Per altre informazioni: comunicazione@opimm.it.

Un abbraccio collettivo per i giovani con sclerosi multipla

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Essere giovani e convivere con una malattia cronica come la sclerosi multipla o la neuromielite ottica significa affrontare ogni giorno sfide che vanno oltre la salute. Con #GiovanioltrelaSM, nuova edizione dell’evento nazionale promosso dall’AISM, con il patrocinio dell’AINMO, i giovani hanno scelto di immaginare nuove prospettive, tema prescelto per la due giorni, confrontandosi e sostenendosi in una comunità che abbatte le barriere e costruisce futuro Foto di gruppo scattata in occasione dell’evento “#GiovanioltrelaSM”. Al centro Mario Alberto Battaglia, presidente della FISM, la Fondazione che opera a fianco dell’AISM

Essere giovani e convivere con una malattia cronica come la sclerosi multipla o la neuromielite ottica significa affrontare ogni giorno sfide che vanno oltre la salute. Con #GiovanioltrelaSM, nuova edizione dell’evento nazionale promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), con il patrocinio dell’AINMO (Associazione Italiana Neuromielite Ottica), i giovani hanno scelto di immaginare nuove prospettive, confrontandosi e sostenendosi in una comunità che abbatte le barriere e costruisce futuro.
«Prendo in mano la mia vita» è stato il grido dei protagonisti di questa edizione, che ha visto nei due giorni dell’evento 300 ragazzi e ragazze partecipare in presenza a Roma e circa 2.500 visualizzazioni al giorno della diretta online. Talk, laboratori, emozioni e nuove prospettive hanno animato l’appuntamento che dal 2009 offre ai giovani sotto i 35 anni con sclerosi multipla e sotto i 40 con neuromielite ottica, MOGAD e patologie correlate, un’occasione unica per condividere esperienze e informarsi con esperti.

Il tema prescelto, Nuove Prospettive, ha invitato tutti a guardare oltre i limiti imposti dalla malattia, riscoprendo il valore del cambiamento e la forza di un futuro ancora tutto da scrivere. «Pensavo che la diagnosi avesse chiuso molte porte, ma ora mi sento pronto a riaprirle», ha condiviso la giovane Gaia durante i momenti di confronto.
Centinaia di ragazzi e ragazze, come detto, hanno preso parte all’iniziativa, confermando quanto sia importante creare spazi dedicati a chi convive con una diagnosi spesso improvvisa e difficile da affrontare. «Qui ho capito che non sono solo», ha raccontato Lorenzo, riassumendo l’essenza dell’evento.

«#GiovanioltrelaSM – dichiara Francesco Vacca, presidente nazionale dell’AISM – è un abbraccio collettivo, una spinta verso il futuro. Rappresenta un momento di forza, dove i giovani trovano risposte e scoprono che, con il giusto supporto, ogni sfida può essere affrontata. Questo evento dimostra il nostro impegno nel sostenerli nel loro percorso di vita».
Per l’occasione i partecipanti hanno affrontato insieme tematiche quali la gestione della malattia, le emozioni, la sessualità e le relazioni. Durante i laboratori interattivi, hanno dialogato con psicologi, neurologi ed esperti, scoprendo strumenti concreti per superare le sfide quotidiane. «Non sapevo di avere così tanto da imparare da chi vive la mia stessa esperienza», ha confidato Alessia.
Per quanto riguarda i seminari, essi sono stati dedicati ai diritti, con esperti quali assistenti sociali, avvocati e rappresentanti dell’AISM, che hanno risposto anche a domande complesse, offrendo chiarezza su temi come le procedure medico-legali.
Grande attenzione, inoltre, è stata data anche allo stile di vita sano alla riabilitazione e alla genitorialità, argomento, quest’ultimo, che ha coinvolto numerosi partecipanti i quali hanno potuto chiarire dubbi e paure legati a una scelta tanto personale quanto complessa per chi convive con una malattia cronica.

Tra i vari interventi della due giorni anche quello di Francesca Mannocchi, giornalista e inviata di guerra, che ha offerto una riflessione potente: «La sclerosi multipla mi ha insegnato la cura verso l’altro. Mi sento una persona migliore di prima. L’orologio corre velocemente per la ricerca e oggi possiamo scegliere la cura che si adatta al nostro stile di vita. Siamo una comunità e, come tale, abbattiamo le barriere, anche quelle linguistiche: spieghiamo come stiamo perché gli altri possano capire. Sono fiduciosa che un giorno si arriverà alla cura definitiva di questa malattia».

Uno dei momenti più significativi, infine, si è avuto con la distribuzione del Taccuino Rosso, guida pratica ricca di consigli utili e strumenti digitali, che include dei QR Code che rimandano al sito dell’AISM, fornendo informazioni per affrontare la sclerosi multipla in ogni sfera della vita. «Ora mi sento meno spaventato e più preparato ad affrontare la mia diagnosi», ha commentato Marco, stringendo il taccuino tra le mani. (B.E. e S.B.)

Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.

Vivere in un mondo accessibile è un diritto

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«Essere felici o provare soddisfazione rispetto alla propria vita non è un diritto – scrive Asya Bellia nel presente approfondimento -, ma vivere in un mondo accessibile lo è. Ed è verificato che, a parità di altre condizioni, l’accessibilità dell’ambiente fisico è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità»

Nel mondo, le persone con disabilità sono più di un miliardo, e costituiscono il 16% della popolazione. In altre parole, una persona su 6 ha una disabilità. Inoltre, le persone con disabilità sono meno soddisfatte della propria vita, in media, rispetto alle persone senza disabilità.
Spesso, questa disparità viene attribuita esclusivamente a problemi di salute, senza indagare oltre. Gli studi che indagano sulla soddisfazione delle persone con disabilità si focalizzano, per la maggior parte, su fattori individuali, quali: tipo di disabilità, entità delle limitazioni, e, soprattutto, tempo passato da quando la disabilità è sopravvenuta. Il tipo di disabilità non ha influenza sulla soddisfazione, mentre l’entità della limitazione e il tempo passato da quando la disabilità è sopravvenuta hanno un ruolo. Le persone con disabilità maggiormente limitate sono meno soddisfatte, mentre quelle che hanno una disabilità da più tempo sono più soddisfatte.

La soddisfazione rispetto alla propria vita dipende da moltissimi fattori, sia individuali, sia sociali. Se da una parte è comprensibile che si esaminino i fattori individuali specifici che possono influenzare la soddisfazione delle persone con disabilità, non ho potuto fare a meno di notare che i fattori sociali non ricevono altrettanta attenzione.
Per questo motivo, Lorenzo Corsini, professore associato di Politica Economica presso l’Università di Pisa, e hi scrieve [Asya Bellia] abbiamo pubblicato un articolo intitolato Disability and Life Satisfaction: the Role of Accessibility [in italiano: “Disabilità e soddisfazione della vita: il ruolo dell’accessibilità”, testo pubblicato sulla rivista «Journal of Happiness Studies», Volume 25, articolo n. 115, 14 novembre 2024, N.d.R.].
L’articolo usa un modello di disabilità basato sull’approccio delle capacitazioni, nel quale la disabilità è il risultato dell’intersezione tra condizioni di salute, fattori personali (ad esempio età, genere), risorse di cui si dispone (reddito, ausili, assistenza), e fattori strutturali (ad esempio accessibilità, ambiente socio-culturale). Questo insieme di fattori può far sì che le persone con determinate condizioni di salute siano “disabilitate”, ossia possano scegliere tra un numero minore di alternative rispetto al resto della popolazione, e quindi abbiano minori opportunità di raggiungere gli obiettivi che perseguono. Questo stato di cose può contribuire ad una minore soddisfazione.

Consideriamo l’ambiente fisico accessibile se tutte le persone con disabilità, qualunque tipo di disabilità, possono fruirne (autonomamente o con assistenza), senza mettere a rischio la propria sicurezza o essere esposte a livelli elevati di stress.
Per esempio, le persone cieche sono tecnicamente in grado di attraversare al semaforo senza assistenza o accomodamenti specifici. Tuttavia, sono esposte ad un maggior rischio di essere investite rispetto alle persone vedenti se il semaforo non emette segnali sonori o tattili per indicare l’arrivo del verde.
Per fare un altro esempio, ambienti come gli aeroporti possono essere particolarmente stressanti per persone autistiche, per le quali potrebbero risultare inaccessibili, a meno che non ricevano assistenza nell’attraversarli e/o non vengano accompagnate in apposite aree silenziose.

Nonostante gli Stati firmatari della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità si siano impegnati a monitorarne l’implementazione, l’ultimo sondaggio europeo sull’accessibilità risale al lontano 2012. Secondo questo sondaggio, i problemi di mobilità sono quelli che causano più difficoltà alle persone con disabilità in Europa. In particolare, 2 persone con disabilità su 5 hanno difficoltà ad usare i marciapiedi e ad attraversare al semaforo, la stessa proporzione ha difficoltà ad accedere ad edifici o spazi pubblici all’aperto, e un terzo delle persone con disabilità ha difficoltà a prendere taxi, autobus, treni o aerei.
Ma quali sono queste difficoltà? Abbiamo qualche risposta solo per quanto riguarda i mezzi di trasporto. Innanzitutto, sappiamo che le persone con disabilità tendono a prendere più frequentemente i mezzi pubblici, e viaggiano per distanze più brevi (ma impiegano più tempo a percorrerle), rispetto alle persone senza disabilità. Tra gli ostacoli riportati dalle persone con disabilità che viaggiano, troviamo: zone pedonali non sicure, rischio di danneggiare i propri ausili, e comportamenti inappropriati di conducenti e degli altri passeggeri. In generale, viaggiare per le persone con disabilità è un’esperienza spesso frustrante e stressante.

Nel nostro articolo, usiamo dati su 27 Paesi europei per testare le seguenti ipotesi:
° A parità di altre condizioni, l’accessibilità dell’ambiente fisico è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità.
° Se si considerano le donne e le persone più povere, l’accessibilità è associata ad una riduzione del divario tra la soddisfazione delle persone con disabilità e quella delle persone senza disabilità ancora maggiore.
Entrambe le ipotesi sono verificate. In altre parole, le persone con disabilità sono più soddisfatte della propria vita nei Paesi più accessibili. Inoltre, l’accessibilità è particolarmente importante per le donne con disabilità e le persone con disabilità più povere.

Essere felici o provare soddisfazione rispetto alla propria vita non è un diritto, ma vivere in un mondo accessibile lo è. Vivere in un ambiente in cui l’accessibilità non è una priorità, ed è spesso ridotta ad un “problema tecnico” significa avere accesso a minori opportunità, non solo di realizzare le proprie ambizioni, quelle che contribuiscono alla soddisfazione della propria vita, ma spesso anche di sostentarsi. La mancanza di mezzi di trasporto accessibili potrebbe, per esempio, ostacolare una persona con disabilità nella ricerca di lavoro, o costringerla a lasciare il lavoro.
In una società in cui i montascale guasti vengono riparati dopo mesi (se vengono mai riparati), in cui i cani guida vengono spesso accarezzati senza il consenso della persona che guidano, e nei quali l’accessibilità non è ancora un diritto per le persone neurodivergenti, non c’è da stupirsi che le persone con disabilità siano meno soddisfatte della propria vita rispetto a quelle senza disabilità.
La minore soddisfazione delle persone con disabilità rispetto a quelle senza disabilità è per altro solo la punta dell’iceberg. L’accessibilità è solo una delle tante misure necessarie per rispettare la dignità delle persone con disabilità, garantire loro la stessa libertà di scelta che hanno le persone senza disabilità, e assicurare la loro piena ed effettiva partecipazione ed inclusione nella società sulla base di uguaglianza con le persone senza disabilità.

*Ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche dell’Università Bocconi di Milano.

Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

AVVISO FASE 2 CDC A048 – BC02

Ultime da A. T. P. Cosenza -

Ministero dell’Istruzione Ufficio Scolastico Regionale per la Calabria – Direzione Generale Ufficio V – Ambito Territoriale di Cosenza Via Romualdo Montagna, 13 – 87100 Cosenza e-mail: usp.cs@istruzione.it – Posta ...

Sostegno: tutelare chi ha già investito nella formazione, tutelare la qualità dell’inclusione

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«Ben venga ogni forma di stabilizzazione dei docenti di sostegno – scrivono dal Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati, prendendo spunto da alcune recenti dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara -, ma con una pianificazione attenta che consideri le specificità delle classi di concorso. Solo così si potrà tutelare chi ha già investito nella propria formazione e garantire agli studenti il sostegno qualificato che meritano» Un’insegnante di sostegno insieme a un’alunna

Nel corso della trasmissione In altre parole, andata in onda l’8 dicembre su La7, il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara ha dichiarato: «Ci sono numeri superiori per assumere docenti di sostegno. […] Per la prima volta noi andiamo a stabilizzare in modo significativo docenti che non potevano essere assunti perché non avevano la specializzazione. La gran parte dei docenti precari sono docenti di sostegno. E perché non potevano essere stabilizzati? Perché mancavano le specializzazioni, perché le università non avevano interesse più di tanto a specializzarli e quindi non specializzavano questi docenti. Noi abbiamo, per la prima volta, affidato a INDIRE [Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa, N.d.R.], che è un ente di ricerca indipendente dal Ministero, il compito di specializzare questi docenti».
Come docenti di sostegno specializzati e precari, siamo indignati. Abbiamo affrontato anni di formazione rigorosa e costosa per ottenere un titolo richiesto dallo Stato, con la promessa di una stabilizzazione mai arrivata. Ora si propongono percorsi semplificati per docenti non specializzati, creando il rischio che chi ha già acquisito le qualifiche resti escluso dal ruolo.
Le domande che ci poniamo sono queste: perché si stabilizzano docenti non specializzati quando migliaia di docenti qualificati sono già pronti e in attesa di ruolo? Come si garantisce la qualità dell’inclusione scolastica con percorsi meno qualificanti? Qual è il futuro dei docenti già formati, se la classe di concorso ADSS (Sostegno Scuola Secondaria di Secondo Grado) è ormai satura in molte Province?
Un punto fondamentale va evidenziato: creare nuovi specializzati senza una reale necessità rischia di trasformare i docenti precari già formati in disoccupati, vanificando anni di sacrifici.
Ben venga, dunque, ogni forma di stabilizzazione, ma con una pianificazione attenta che consideri le specificità delle classi di concorso. Solo così si potrà tutelare chi ha già investito nella propria formazione e garantire agli studenti il sostegno qualificato che meritano.

*collettivodocentispecializzati@gmail.com.

Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa

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Sarà incentrato sul libro di Matteo Schianchi Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa, l’incontro in programma per l’11 dicembre a Jesi (Ancona), promosso dal Gruppo Solidarietà, in collaborazione con il Centro Papa Giovanni XXIII, la Cooperativa Sociale COOSS, la UILDM di Ancona e l’ANGSA Marche

«La disabilità è una relazione sociale: non è un dato o un’entità che si possa concepire e vivere al di fuori di qualsiasi altra dimensione che non sia di tipo relazionale. Di fronte a persone con oggettive menomazioni prendiamo sempre posizione, classifichiamo, anche se non ne siamo consapevoli. Oggi abbiamo strumenti decisivi, come il modello sociale della disabilità, l’ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute), la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, oltre ai classici servizi e dispositivi dello stato sociale. Eppure, tutto ciò non è sufficiente a produrre generalizzate forme di autentico riconoscimento, partecipazione, sviluppo di sé. I pregiudizi, le paure, lo stigma, i pietismi sono ancora molto diffusi e radicati, nonostante la retorica inclusiva. Ancor prima di norme, leggi, investimenti e questioni tecniche, l’azione educativa in questo campo deve affrontare aspetti relazionali, culturali e sociali di fondamentale importanza»: lo dicono dal Gruppo Solidarietà, rispetto ai contenuti del libro pubblicato da 2021 Disabilità e relazioni sociali. Temi e sfide per l’azione educativa (Carocci, 2021), pubblicato da Matteo Schianchi, ricercatore in Didattica e Pedagogia Speciale all’Università di Milano-Bicocca, che sarà al centro di un incontro l’11 dicembre a Jesi, in provincia di Ancona (Palazzo Bisaccioni, Piazza Colocci, 4, ore 17.30), promosso dallo stesso Gruppo Solidarietà, in collaborazione con il Centro Papa Giovanni XXIII di Ancona, la Cooperativa Sociale COOSS, la UILDM di Ancona (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e l’ANGSA Marche (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo).

«Ci confronteremo – sottolineano ancora dal Gruppo Solidarietà – sui temi dell’inclusione sociale delle persone con disabilità, a partire da alcuni quesiti: di quali strumenti abbiamo bisogno per lavorare per l’inclusione? Quali spazi e ruoli assumono i servizi territoriali? Che posto occupano le persone con disabilità nella società? Quali sfide l’azione educativa è chiamata ad affrontare oggi? Con un approccio pluridisciplinare, il libro di Schianchi focalizza l’attenzione su una serie di temi su cui è necessario riflettere e interrogarsi per costruire azioni educative realmente centrate sulle persone, la loro biografia, il loro futuro, i loro rapporti».

L’incontro dell’11 dicembre sarà il terzo e ultimo appuntamento del percorso Relazioni sociali. Come prendersene cura. Strumenti per favorire inclusione sociale, promosso dalle stesse organizzazioni che hanno voluto l’imminente appuntamento dell’11 dicembre e sostenuto dalla Fondazione Carifac. (S.B.)

Per ulteriori informazioni: grusol@grusol.it.

La firma digitale all’esame della Corte Costituzionale

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Il 10 dicembre la Corte Costituzionale esaminerà il ricorso di una persona con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), sostenuta dall’Associazione Coscioni, contro il divieto di utilizzo della firma digitale per sottoscrivere liste elettorali. Se la Consulta riconoscerà la discriminazione, il divieto potrebbe essere superato almeno per le persone con disabilità grave

Nella mattinata del 10 dicembre, verrà esaminato presso la Corte Costituzionale il ricorso di Carlo Gentili, cittadino con la SLA (sclerosi laterale amiotrofica), contro il divieto di utilizzo della firma digitale per sottoscrivere liste elettorali. E se la Consulta riconoscesse la discriminazione, il divieto potrebbe essere superato almeno per le persone con disabilità grave.
«Questo tema – sottolineano dall’Associazione Luca Coscioni, che affianca Gentili nella sua battaglia – assume ancora più rilievo dal momento che, dallo scorso mese di luglio, è operativa la piattaforma pubblica per la sottoscrizione digitale di referendum e proposte di legge di iniziativa popolare, uno strumento che potrebbe essere esteso anche alla raccolta firme per liste elettorali e candidature. Carlo Gentili, immobilizzato a causa della SLA, aveva tentato di firmare digitalmente la lista elettorale Referendum e Democrazia per le elezioni regionali dello scorso anno, ma la normativa vigente esclude l’utilizzo della firma digitale per questa finalità, negando a molte persone con gravi disabilità la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica».
Con il sostegno dunque dell’Associazione Coscioni, Gentili ha presentato ricorso e il Tribunale di Civitavecchia ha rimesso la questione alla Corte Costituzionale.
«La tecnologia – dichiara il ricorrente – può abbattere le barriere che la mia malattia ha posto tra me e la partecipazione democratica. Chiedo che venga garantito anche a me e a tanti altri il diritto di essere parte attiva nella vita politica del Paese».

L’udienza della Consulta affronterà la possibile violazione di alcuni articoli della Costituzione (2, Diritti inviolabili dell’uomo; 3, Principio di uguaglianza; 48, Diritto di voto; 49, Diritto all’associazionismo politico).
«Questa battaglia – concludono dall’Associazione Coscioni – non riguarda solo i diritti individuali, ma un tema più ampio: l’uso della tecnologia per ampliare la partecipazione democratica. In tal senso abbiamo già raccolto quasi 56.000 firme all’appello per chiedere al Governo di estendere la piattaforma online, già attiva per i referendum, anche alla sottoscrizione di liste elettorali». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: Fabio Miceli (fabio.miceli@associazionelucacoscioni.it).

“Pensiero Imprudente”: una conchiglia sulla spiaggia

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«Un educatore o un’educatrice – scrive Claudio Imprudente nella sua rubrica Pensiero Imprudente – si imbatte in una conchiglia sulla spiaggia, ossia in una persona con disabilità. Attraversa allora la spiaggia – che è il “limite” tra la persona con disabilità e l’orizzonte, ovvero il futuro – e nel momento in cui raccoglie la conchiglia, la osserva, la sostiene come farebbe un educatore nel momento in cui si relaziona per la prima volta ad una persona con disabilità, e poi, dopo averla ammirata, lascia che attraversi il mare, invece di metterla in tasca»…

Così canta Ornella Vanoni sulle note del brano di Umberto Bindi, La musica è finita (1967): «Ecco, la musica è finita/ Gli amici se ne vanno/ Che inutile serata […]».
Il parallelismo con il 3 Dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, è immediato, e sicuramente ora vi starete chiedendo il motivo. Ve lo spiego subito: potremmo paragonare questa giornata a una festa di compleanno, o a un Capodanno, che si ripetono ogni anno, insomma a una festa in cui tutti gli amici si riuniscono per celebrare qualcosa di importante. Lo stare insieme poi spinge a ricordare i bei momenti, a riflettere. Ma una volta spente le candeline, o alzato in alto i calici per brindare, cosa rimane? Gli amici di sempre dove vanno? E i loro bei discorsi e ricordi?
Mi sembra che il 3 dicembre sia un po’ questo: per l’occasione tutte e tutti ci riuniamo in vari spazi per le città, organizziamo eventi (e non solo!), ma poi con la fine di questa giornata i bei propositi spariscono.

Qualche sera fa, guardando la televisione, mi è capitato di vedere lo spot dedicato alla Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità: una campagna di comunicazione istituzionale, realizzata dal Dipartimento per le Disabilità della Presidenza del Consiglio.
Lo spot, attraverso immagini di persone con disabilità impegnate in diverse attività professionali e di carattere sociale, sensibilizza al valore della persona con l’intento di esaltare competenze, talenti e capacità.
Mi ha colpito un dettaglio: nella promo s’intravede la Spiaggia dei Valori di Punta Marina (Ravenna), della quale ho già parlato in alcuni miei articoli anche su queste pagine.

Claudio Imprudente, che cura per Superando la rubrica “Pensiero Imprudente”

Mi è venuta in mente una metafora, a dir poco poetica: quella di una persona che passeggia tranquillamente su questa spiaggia, mentre il sole albeggia.
A un certo punto, questa persona inciampa su una conchiglia, e si ferma a raccoglierla, ammirandola in tutta la sua bellezza. Potremmo immaginare che il soggetto in questione finisca col mettersi in tasca la conchiglia. E invece no! Guardando l’orizzonte, la getta in mare, e lascia che le onde del mare la cullino verso l’alba.

Pensavo, dunque, che potremmo paragonare la persona a un/una educatore/trice, che si imbatte nella conchiglia, ossia a una persona con disabilità. Cosa fa quest’educatore/trice? Attraversa la spiaggia – che è il “limite” tra la persona con disabilità e l’orizzonte, ovvero il futuro – ma non solo: nel momento in cui la raccoglie, la osserva, la sostiene come farebbe un educatore nel momento in cui si relaziona per la prima volta ad una persona con disabilità, e poi, dopo averla ammirata, lascia che attraversi il mare, invece di metterla in tasca. L’educatore coglie risorse, abilità di questa persona supportandola nell’affrontare la “spiaggia” dei suoi limiti. Non tiene stretta a sé quella persona, ma lascia che questa vada e faccia il suo percorso verso “l’orizzonte”.

Come mai questa considerazione? Perché nello spot si evidenzia l’importanza del «valorizzare i talenti, investire sulle capacità, offrire possibilità». Tutto molto bello, ma nella campagna viene detta anche una cosa che mi ha lasciato perplesso: «Vedere in ogni persona le potenzialità, e non i limiti».
Personalmente sono molto d’accordo sulla prima parte dell’affermazione: è necessario guardare alle abilità di una persona, ma non si possono ignorare i suoi limiti. Non è possibile accompagnare una persona con disabilità, ed essa stessa non può conoscersi, se non si tiene conto di questi.
Anche i limiti, come le risorse e le capacità, fanno parte delle caratteristiche di una persona.
Lasciandovi con questa suggestione piena di spunti di riflessione, mi piacerebbe sapere se avete mai lasciato una conchiglia in mare, dopo una bella passeggiata sulla spiaggia, alla luce dell’alba.

Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

Pensiero Imprudente
Dalla fine del 2022 Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa suo spazio fisso che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale sta impreziosendo le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.

Quanto lavoro per il nuovo Osservatorio Scolastico sull’Inclusione!

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Dopo che nel settembre scorso è stato emanato il Decreto Ministeriale concernente la ricostituzione dell’Osservatorio Scolastico sull’Inclusione che aveva ormai cessato di funzionare per normali termini di decadenza, per tale organismo – per altro non ancora convocato – si prospetta tantissimo lavoro. «Si formulano dunque i migliori auguri di pronta convocazione e insediamento – scrive Salvatore Nocera», per un rapido e proficuo lavoro

Il sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato il 10 settembre scorso il Decreto Ministeriale n. 185 concernente la ricostituzione dell’Osservatorio Scolastico sull’Inclusione che aveva ormai cessato di funzionare per normali termini di decadenza.
Non vi sono differenze sostanziali tra il Decreto precedente del 2017 e quello attuale. Si ribadisce infatti che l’Osservatorio si compone di due organi: il Comitato Tecnico Scientifico, che ha i compiti principali di consulenza e pareri al Governo, e la Consulta delle Associazioni, che ha compiti più di dialogo e interlocuzione per fornire proposte al Comitato Tecnico Scientifico. Le uniche differenze che si osservano riguardano in primo luogo la possibilità di invitare a partecipare alle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico l’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e il Garante Nazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, istituito col Decreto Legislativo Decreto Legislativo 20/24.
Altra differenza è la possibilità di riunioni a distanza, norma che è frutto dell’esperienza maturata durante il periodo della pandemia. Conseguentemente, nell’ultimo Decreto non compare più la possibilità per i partecipanti del rimborso per le spese di viaggio. Inoltre, un’altra novità è l’esplicitazione all’articolo 6 della presenza dei Presidenti di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) alle riunioni della Consulta, cosa che mancava nel precedente Decreto; ciò dovrebbe essere stato la conseguenza di una svista, dal momento che i due Presidenti erano già previsti, come lo sono adesso, quali membri effettivi del Comitato Tecnico Scientifico.
Un’ultima differenza riguarda l’individuazione specifica delle Associazioni nazionali componenti la Consulta: esse debbono rispettare, come nel precedente Decreto, i due requisiti previsti all’articolo 4 di essere presenti in almeno cinque Regioni e di avere almeno 3.000 iscritti. In più, nel nuovo Decreto è specificato che le Associazioni Nazionali verranno «individuate da separato Decreto Ministeriale».

Risulta strano che alla pubblicazione di tale Decreto sia stata data scarsissima pubblicità sui mezzi di comunicazione ad eccezione di «OrizzonteScuola.it». Eppure, questo Decreto era molto atteso dalle Associazioni, poiché il precedente Osservatorio era rimasto inattivo per quasi tutto l’ultimo anno.
Il nuovo Osservatorio avrà un grandissimo lavoro da svolgere, dal momento che, a causa del succedersi di diversi governi dal 2015 ad oggi, non è stato ancora possibile dare concreta attuazione ai princìpi indicati nella Legge 107/15, che hanno avuto un’esplicitazione normativa tramite il Decreto Legislativo 66/17. Di quest’ultimo, infatti, manca ancora la concreta attuazione dell’articolo 3 sulla formulazione da parte del Ministero del Profilo Professionale Nazionale degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione, nonché la questione dell’assistenza igienica agli alunni/alunne con disabilità, compito assegnato dall’articolo 3 ai collaboratori scolastici, che ancora in Sicilia, e in generale al Sud Italia, è abbondantemente disattesa. E ancora, manca l’attuazione dell’articolo 4 concernente l’individuazione degli indicatori-descrittori per valutare la qualità dell’inclusione realizzata nelle singole scuole e nelle singole classi, dell’articolo 5 concernente il nuovo sistema di certificazione degli alunni con disabilità e la formulazione del loro Profilo Dinamico Funzionale.
Nel dicembre 2022 sono state emanate le Linee Guida per la formulazione di tale nuovo Profilo Dinamico Funzionale e sono stati emanati pure i nuovi modelli di PEI (Piano Educativo Individualizzato), in allegato al Decreto Interministeriale 182/20, integrato con il Decreto Ministeriale 53/23. Tali nuovi modelli, però, non possono ancora pienamente essere utilizzati perché non è ancora disponibile la piattaforma su cui dovrebbero funzionare.
Inoltre, manca ancora l’attuazione dell’articolo 6 sul Progetto di Vita, del quale il PEI è parte integrante, dal momento che la dettagliata articolazione normativa di esso, contenuta nel Decreto Legislativo 62/24, è attualmente soggetta a sperimentazione ed entrerà definitivamente e obbligatoriamente in vigore solo nel 2026.
Proseguendo ulteriormente, va rilevata la mancanza all’appello anche dell’attuazione dell’articolo 9 concernente i GIT (Gruppi per l’Inclusione Territoriale) che, avviati, sono stati immediatamente sospesi. Questa è una lacuna normativa molto grave, perché i GIT sostituiscono i GLIP (Gruppi di Lavoro Interistituzionali Provinciali) di cui all’articolo 15 della Legge 104/92. Tali Gruppi, come adesso i GIT, avevano il compito fra l’altro di provvedere alla stipula degli Accordi di Programma per l’inclusione scolastica, previsti già dall’articolo 13, comma 1, lettera a della stessa Legge 104/92, che tanto hanno giovato, laddove stipulati, alla qualità dell’inclusione scolastica di quei territori.
Mancano infine anche l’attuazione dell’articolo 11 sull’istituzione delle «sezioni dei docenti per il sostegno didattico», dell’articolo 12 sui corsi di specializzazione biennale per l’inclusione scolastica nelle scuole dell’infanzia e primarie, dell’articolo 13 sull’obbligo di formazione in servizio dei docenti, dell’articolo 14 sulla continuità didattica, che era stata ripresa nell’articolo 8 del Decreto Legge 71/24, ma immediatamente rinviata all’anno successivo, e l’attuazione dell’articolo 16 sulla realizzazione dell’istruzione domiciliare.
Quasi tutte queste norme necessitano solo di Decreti Ministeriali per la loro attuazione, e quindi ci si augura che il nuovo Osservatorio possa fornire il prescritto parere al Ministero, che si spera riesca a sottoporre ad esso le bozze di tali Decreti fin dall’inizio del suo funzionamento.

Come si vede, per il nuovo Osservatorio di lavoro ce n’è tantissimo. È invece strano che siano trascorsi quasi tre mesi e che ancora l’Osservatorio stesso non venga convocato.
Si formulano dunque i migliori auguri di pronta convocazione e insediamento, per un rapido e proficuo lavoro.

*Il presente contributo è già apparso in «Tecnica della Scuola.it» e viene qui ripreso, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

Anni Settanta-Novanta: memorie vive di servizi e politiche per la disabilità

Superando -

Si terrà il 10 dicembre a Bologna il settimo incontro del ciclo Welfare nascente, finalizzato a sviluppare il tema I servizi e le politiche sociosanitarie per le persone con disabilità tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, iniziativa promossa dall’Istituzione Gian Franco Minguzzi, dall’IRESS e dal Comune di Bologna, nell’àmbito del progetto Memorie vive. Per l’occasione verrà anche presentato il lavoro di ricerca che ha prodotto la guida ipertestuale Memorie vive. I servizi e le politiche sociosanitarie per le persone con disabilità

La Biblioteca della Salute Mentale e delle Scienze Umane Minguzzi-Gentili di Bologna, dove si terrà l’incontro del 10 dicembre

È in programma per il 10 dicembre a Bologna il settimo incontro del ciclo denominato Welfare nascente, finalizzato a sviluppare il tema I servizi e le politiche sociosanitarie per le persone con disabilità tra gli anni ’70 e ’90 del Novecento, iniziativa promossa dall’Istituzione Gian Franco Minguzzi, dall’IRESS (Istituto Emiliano-Romagnolo per i Servizi Sociali e Sanitari, la Formazione e la Ricerca Applicata) e dal Comune di Bologna, nell’àmbito del Progetto Memorie vive (se ne legga a questo link).
Per l’occasione verrà presentato il lavoro di ricerca che ha prodotto la guida ipertestuale Memorie vive. I servizi e le politiche sociosanitarie per le persone con disabilità, a cura di Francesca Pistone, Andrea Pancaldi, Francesco Crisafulli, Luca Lambertini e Bruna Zani.
L’evento sarà ospitato presso la Biblioteca Minguzzi-Gentili (Via Sant’Isaia, 90, Bologna, ore 16.30-18.30).

I lavori si apriranno con i saluti istituzionali di Sara Accorsi, consigliera delegata al Welfare e Contrasto alla Povertà, Politiche per l’Abitare della Città metropolitana di Bologna, e di Luca Rizzo Nervo, assessore al Welfare e alla Salute, Nuove Cittadinanze, Fragilità, Anziani, Disabilità del Comune di Bologna. L’evento sarà moderato da Bruna Zani, presidente dell’Istituzione Gian Franco Minguzzi, che introdurrà anche il Progetto Memorie vive.
Seguirà una presentazione della guida ipertestuale con gli interventi di Luca Lambertini, storico (Istituti e scuole speciali: The Day After), di Francesco Crisafulli, responsabile del Servizio Sociale per la Disabilità del Comune di Bologna (Le professioni che accompagnano il cambiamento), di Andrea Pancaldi, giornalista documentalista, esperto di servizi di informazione e documentazione nel campo dei Servizi Sociali, Disabilità e Terzo Settore (Il contributo dell’associazionismo e del volontariato) e di Francesca Pistone, collaboratrice della Istituzione Gian Franco Minguzzi (Le parole della disabilità).
In un successivo momento verrà dato spazio alla discussione, soffermandosi sul tema Tra continuità e discontinuità, con gli interventi di Elena Malaguti (ordinaria di Pedagogia Speciale del Dipartimento di Scienze dell’Educazione G.M. Bertin dell’Università di Bologna), Rossella Piccinini (sociologa dell’IRESS), Simona Chiodo (direttrice dell’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’’Adolescenza, Attività Territoriale SC dell’Azienza USL di Bologna), e Susanna Dabbicco (in veste di testimonial). Saranno ammessi anche interventi dal pubblico. (Simona Lancioni)

La locandina dell’evento è pubblicata a  questo link. Per ulteriori informazioni: minguzzi@cittametropolitana.bo.it.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

Formazione sulla disabilità complessa, in presenza di minorazione visiva

Superando -

È ancora possibile iscriversi fino al 15 dicembre al Corso di formazione per operatori impegnati sulla disabilità complessa, in presenza di minorazione visiva, promosso dal MAC (Movimento Apostolico Ciechi), in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro. L’iniziativa prenderà il via il 10 gennaio del nuovo anno, protraendosi fino al 15 marzo, e alternando sedute online e in presenza a Bologna Un ragazzo seguito dalla Lega del Filo d’Oro, insieme a un’operatrice

È ancora possibile iscriversi fino al 15 dicembre al Corso di formazione per operatori impegnati sulla disabilità complessa, in presenza di minorazioni visive, promosso dal MAC (Movimento Apostolico Ciechi), in collaborazione con la Lega del Filo d’Oro.
L’iniziativa, a partecipazione gratuita, si articolerà su 60 ore complessive (35 online e 25 in presenza a Bologna), in programma su cinque sedute, dal 10 al 31 gennaio del nuovo anno. (S.B.)

A questo link sono disponibili tutte le notizie, il programma completo e le modalità di iscrizione. Per altre informazioni: comunicazione@movimentoapostolicociechi.it (Vito Amodio).

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